HomeEuronewsNel mondo si combattono 27 guerre ma Draghi non lo sa

Nel mondo si combattono 27 guerre ma Draghi non lo sa

MARIO DRAGHI PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea. Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa. Che gli orrori che avevano caratterizzato il Novecento fossero mostruosità irripetibili. Che le istituzioni multilaterali create dopo la Seconda Guerra Mondiale fossero destinate a proteggerci per sempre. In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici”. Parole e imprecisioni del premier Draghi nelle comunicazioni dell’1 marzo scorso al Senato.

Capita anche a uno come Draghi di fare uno scivolone e questo lo è stato certamente. L’inaccettabile tempeste di bombe in atto in Ucraina è l’ennesimo focolaio di violenza che si scatena in un modo che alla pace preferisce la guerra per il potere, in ogni modo e a qualsiasi latitudine.

Ad ora sarebbero ben 27 le guerra in corso in tutto il mondo. L’invasione russa in Ucraina è solo la punta dell’iceberg. Al netto della contestualizzazione europea del suo discorso, il primo ministro italiano forse ha dimenticato che la guerra, nell’indifferenza (e talvolta la complicità più o meno tacita) dei Paesi ricchi, esiste e resiste da un pezzo in tante (troppe) parti del mondo. Si combatte in Siria, nello Yemen, così come è rimasta irrisolta la questione arabo-israeliana in Palestina e nel Medio Oriente.

Draghi racconta un mondo di pace che non esiste e dipinge l’Ucraina come un’eccezione, che tuttavia si inquadra invece dentro logiche diffuse di barbarie che si stanno sviluppando in vari continenti, troppo spesso senza alcuna ribalta mediatica, lontano dai riflettori come se si trattasse di conflitti “normali” o peggio ancora meno importanti. Anche i recenti dati dell’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED) hanno confermato in modo inequivocabile che una parte sostanziale del pianeta è ancora oppressa e sommersa oggi da una qualche forma di conflitto. E vale la pena ricordare almeno 10 zone “calde” dove la situazione potrebbe peggiorare o evolvere verso un’escalation di tensione nei prossimi mesi. Si tratta di Etiopia, Yemen, Sael, Nigeria, Afghanistan, Libano, Sudan, Haiti, Colombia, Myanmar.

Oggi, per tentare di mantenere la pace nel mondo – come evidenziato da La Nuova Bussola Quotidiana – sono attive 12 missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite. Dal 1948 ne sono state approvate ben 71. Di quelle attuali, tre sono in Medio Oriente (Golan, Libano e Medio Oriente con sede a Gerusalemme), sei in Africa (Sahara Occidentale, Mali, Sudan, Sudan del Sud, Repubblica democratica del Congo e Repubblica Centrafricana), una in Asia (Pakistan-India), due in Europa (Cipro e Kossovo). Impiegano complessivamente 87.572 uomini messi a disposizione da 121 paesi: 63.889 militari, 7.266 agenti di polizia e 16.457 civili. Il bilancio finanziario per il periodo che va dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022 è di 6,38 miliardi. Finora nelle 12 missioni in corso sono morte 1.500 persone (ma le perdite in totale, dal 1948, sono 4.161). E bisogna ricordare anche quanti soldati italiani sono impegnati in missioni all’estero. L’impiego complessivo è di 9.449 militari come consistenza massima e 6.511 come consistenza media, per un totale di 40 missioni: nove svolte in ambito NATO, 12 in ambito Unione Europea, sette in ambito Onu, tre nel contesto della forza multinazionale in Iraq chiamata “coalition of the willing” e le rimanenti esclusivamente nazionali. Nel 2021 il bilancio per sostenere queste missioni militari è stato di 1,25 miliardi di euro. L’Africa è stata la principale destinazione dei militari italiani, presenti in 19 missioni, seguita dall’Europa con 11 missioni e dall’Asia con dieci.

La pace è lontana in Ucraina e lo è in tanti altri Paesi nel mondo. Ma questo forse Draghi, l’Europa e la Nato non lo sanno. Anzi lo sanno benissimo.

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