HomeTurismoLusso a Taormina, i brand hanno investito oltre 200 mln nel dopo-Covid

Lusso a Taormina, i brand hanno investito oltre 200 mln nel dopo-Covid

Secondo le recenti stime di Global Blue, la bellissima Capri, rispetto all’estate 2019, ha segnato un incremento del +156% dei volumi, eppure questa crescita non è bastata per conquistare lo scettro di capitale del turismo nel Mezzogiorno Italia perché nel profondo Sud si è registrata l’irresistibile avanzata di Taormina, che dal 2019 in poi – nonostante il biennio difficile della pandemia – ha fatto registrare invece un clamoroso +624%.

I volumi nel turismo, per intendersi, si riferiscono principalmente ai dati numerici che misurano l’attività turistica, come il numero di arrivi, presenze e il valore economico generato dal settore. Questi indicatori forniscono la base per comprendere la dimensione del turismo in termini di arrivi e spesa dei turisti, nonché il suo contributo all’economia anche attraverso il PIL. 

Taormina si è presa la leadership del turismo nel Sud ma soprattutto è diventata la meta più ricercata dai giganti internazionali del lusso, i grandi brand che hanno individuato nella Perla dello Ionio la località dove far convergere una parte dei loro investimenti in Italia.

Ma c’è un altro numero che rende l’idea sul cambio di passo che da un paio d’anni a questa parte ha interessato l’economia di Taormina e su come si sia alzato il livello di attrattività del territorio agli occhi di importanti investitori italiani e stranieri. L’hotellerie a 5 stelle ed il retail di lusso, gli alberghi di prima fascia e le boutique con prodotti di alta gamma, hanno registrato nella Città di Taormina investimenti complessivi per oltre 200 milioni di euro da parte di privati che hanno creduto in questo territorio.

Nel settore alberghiero si sono concretizzati significativi interventi di ristrutturazione ed ammodernamento del San Domenico Palace, la cui proprietà fa capo all’immobiliarista Giuseppe Statuto e gestito da Four Seasons. Opere altrettanto importanti hanno interessato altri alberghi top class di Taormina come il Timeo e Villa Sant’Andrea (Belmond-Lvmh).

Sono in corso poi i lavori per il gran rilancio dello storico Hotel Miramare, dove c’è stato lo sbarco del brand Kimpton, che fa capo al gruppo Ihg Hotels&Resorts. E l’Hotel Villa Diodoro è stato acquistato dal Gruppo Barletta, guidato dall’imprenditore Paolo Barletta.

Taormina può vantare ormai l’hotellerie di maggiore livello nel Meridione e si è meritata una posizione di vertice in Italia. E anche l’offerta commerciale segue lo stesso trend.

Nel “salotto” di Corso Umberto un ruolo di primo piano se lo è preso il gruppo Lvmh, “re” del lusso nel mondo, con la presenza delle boutique Dior, Louis Vuitton, Loro Piana e c’è stata anche l’apertura del primo Louis Vuitton Café in Italia. Nel frattempo è arrivato Dolce & Gabbana che ha rilevato la gestione del “Mocambo”.

Il 2026 sarà l’anno dello sbarco a Taormina di Prada e altre firme di assoluto prestigio bussano alla porta della città.

Se Milano ha accelerato dopo l’Expo, Taormina ha cambiato passo con il G7 del 2017 e sta andando avanti sull’onda lunga di quell’evento storico, con l’ulteriore spinta connessa ad altri fenomeni più recenti, come il successo della serie tv The White Lotus, girata al San Domenico Palace. Taormina continua a catalizzare l’attenzione dei grandi investitori, ha superato Capri e non si ferma. La località siciliana mette in campo ad oggi, 11 hotel di lusso, che diventeranno almeno 13 tra il 2027 e il 2028.

Taormina si è lasciata alle spalle l’incubo della pandemia e di una crisi che minacciava di affondare l’economia locale. L’identità si sta perdendo e una larga parte di quella Taormina che fu purtroppo non esiste più, eppure la ripresa è stata impetuosa e prosegue. Gli operatori economici, quelli che c’erano già (e sono riusciti a resistere) e quelli che sono arrivati, ciascuno con il proprio apporto, hanno avuto il merito non soltanto di fare le proprie fortune ma di contribuire in termini determinati al momento felice della città, dando vita ad una filiera di alto livello, competitiva ed appetibile agli occhi di chi da fuori oggi vede Taormina e la raggiunge per visitarla o si propone di posare qui i piedi di un’aspettativa personale di business.

La filiera produttiva è riuscita a disinnescare le trappole del Covid e le incertezze del dopo-pandemia, ha trascinato la città in alto e l’ha spinta in una dimensione privilegiata. E lo ha fatto anche al netto dei limiti del contesto, senza poter neppure contare sul sostegno della politica, che questo boom lo esalta ma in realtà ha dimostrato di non avere la capacità di tenere il passo con questa crescita, e si è presa meriti che non ha. Peggio ancora, in ambito pubblico, si registrano troppi personalismi, lo spreco di risorse preziose e scelte che vanno nella direzione opposta rispetto ad una visione lungimirante e propositiva in un’ottica di reale sviluppo del territorio.

Poco male. Perché Taormina va avanti, nonostante tutto e tutti. E’ una realtà più forte delle sue contraddizioni e della singolarità di chi dovrebbe aiutarla e accompagnarla e poi invece è un freno, una zavorra o persino un ostacolo. Taormina mette in campo la forza della sua storia, il peso di una bellezza eterna e la qualità dei suoi professionisti. Taormina non passa di moda e addirittura conquista ulteriore attrattività agli occhi del mondo, al di là di chi non sa accompagnarla quest’onda o non è all’altezza delle sfide che ogni giorno vengono portate avanti con abilità, tenacia e determinazione da albergatori, imprenditori, commercianti, ristoratori e attori tutti. Sono loro i veri e unici protagonisti. Il resto lo smacchierà il tempo.

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