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L’ottavo pacchetto di sanzioni europee alla Russia

I Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sull’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, che comprende un tetto al prezzo del petrolio esportato da Mosca. Il costo del combustibile, che sarà compreso entro una soglia minima e una massima deve ancora essere definito dall’Unione in collaborazione con gli altri Stati del G7, che adotteranno misure analoghe a livello nazionale.

Per molti, l’iniziativa è un segnale di forza da contrapporre all’aggressività sempre più marcata del governo di Vladimir Putin. Ne è convintoAntonio Tajani, ex presidente del Parlamento europeo e neo-eletto alla camera dei Deputati italiana.

“È un grosso errore lavorare da soli. Abbiamo bisogno di più Europa e meno interessi nazionali, questo è il punto chiave. Se vogliamo reagire contro Putin, abbiamo bisogno della solidarietà europea, di stare tutti insieme a difesa del diritto internazionale”. Il nuovo round di misure restrittive arriva in risposta all’annessione di quattro regioni ucraine, considerata illegittima dall’Unione.

Tra gli altri punti dell’ottavo pacchetto ci sono ulteriori limitazioni al commercio tra Russia e Unione Europea. Non potranno più essere importatidai Paesi Ue alcuni prodotti derivanti dalla lavorazione di acciaio, legno e plastica, ma anche carta, macchinari, sigarette e sostanze chimiche per un valore complessivo di circa sette miliardi di euro, secondo le stime della Commissione.

Vietato esportare, invece, pezzi di ricambio per l’aviazione e altre tecnologie utilizzabili in campo militare, nella speranza di assestare un colpo decisivo all’industria e all’esercito di Mosca. Così come fornire servizi informatici o legali alle aziende russe.

Il pacchetto include pure un divieto per le compagnie assicurative e di navigazione europee di fornire i propri servizi a quelle petroliere che trasportano carichi da vendere a un prezzo superiore a quello del tetto concordato. In questo modo, il tetto al prezzo del petrolio viene di fatto esteso anche al resto del mondo: se la Russia vorrà venderlo a un costo superiore da quello deciso dal G7 troverà difficoltà nel trasportarlo, vista la supremazia europea nel settore.

In un primo momento Grecia, Cipro e Malta, Stati con grandi interessi nell’industria marittima, erano scettici sulla misura. A questi Paesi sono state promesse compensazioni adeguate in caso di ripercussioni negative sulle rispettive economie. Ma non tutti sono convinti: Dimitrios Papadimoulis, vicepresidente del Parlamento europeo e rappresentante della sinistra greca, rimane guardingo: “Gran parte del petrolio russo viene trasportato attraverso navi che appartengono all’industria marittima greca. Ecco perché aspetto di vedere quale sarà l’impatto delle sanzioni, se è in linea con i nostri interessi nazionali. Mi aspetto una risposta non solo dall’industria marittima greca coinvolta in questo business, ma anche dal governo greco che ha approvato le sanzioni”.

Fonte: Euronews

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