Nella giornata di martedì dovrebbe registrarsi la prima visita ufficiale del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani all’ospedale San Vincenzo di Taormina. Qual buon vento e, in verità, a quanto risulta, il governatore avrà altri impegni a Messina e nell’occasione farà poi tappa a Taormina. E la visita prevede un sopralluogo all’ospedale San Vincenzo.
Curiosamente e forse non casualmente per il presidente Schifani, eletto il 26 settembre 2022 a Palazzo d’Orleans, la prima venuta a Taormina arriverà una settimana dopo l’elezione a sindaco del “nemico” Cateno De Luca, che il 28 e 29 maggio scorso ha “espugnato” Taormina conquistando un successo plebiscitario a dispetto della larghissima coalizione a lui contrapposta che contava praticamente sull’apporto politico di tutto un arco costituzionale che andava dal Pd a Fratelli d’Italia, dai Cinque Stelle a Forza Italia.
A quanto pare Schifani si recherà al Pronto Soccorso, nei locali a suo tempo ristrutturati. Magari potrebbe essere utile mostrare al presidente della Regione le lunghe attese di 9-10 ore degli utenti di questo reparto che nel tempo è stato abbandonato al suo destino, con la gente a farsi il segno della croce quando arriva da quelle parti, un organico insufficiente e il personale medico e infermieristico a rischio di aggressioni per le situazioni di tensioni che poi si determinano. Ne sa qualcosa l’ex primario, ora in pensione, Mauro Passalacqua, preso a calci e pugni nel luglio 2019 e prima ancora invitato pure al silenzio, con tanto di ammonizione e cartellino giallo, quando lamentava pubblicamente i problemi irrisolti di questo reparto.
A Schifani dovrebbero far vedere l’Urologia che in teoria esiste ancora ma è un reparto virtualmente chiuso. Oppure la Pediatria che è stata ridotta ai minimi termini. Ma non accadrà, perché il reparto dove il presidente farà il vero sopralluogo sarà soprattutto un altro.
Schifani verrà a Taormina perché vuole rendersi conto della situazione della Cardiochirurgia Pediatrica, oggetto di uno scontro politico, interno alla maggioranza stessa di governo palermitana, tra chi vuole tenerla aperta (vedi Totò Cuffaro) e chi vuole chiuderla. Il Bambino Gesù non ha detto sì, almeno per il momento, alla proroga “tecnica” di 6 mesi proposta dalla Regione ed è un silenzio che fa rumore. Sul tavolo del Ministero della Salute c’è inoltre la questione della deroga rispetto al decreto Balduzzi.
Ma in tutto questo dove finisce la partita politica e dove comincia la volontà di tutelare realmente il diritto alla salute dei cittadini? Il vero tema da capire e da chiarire è questo. L’ospedale di Taormina è stato spogliato e spolpato, stuprato e svuotato. Reparto per reparto, goccia a goccia, con una lenta e inesorabile strategia dell’asfissia tramandata da un governo all’altro.
I nuovi equilibri politici taorminesi frappongono sulla strada del depotenziamento perpetuo l’inatteso fuoriprogramma di De Luca diventato sindaco e che ha già individuato i suoi due campi di battaglia con la Regione: il primo è il Teatro Antico, l’altro è l’ospedale.
La storia è nota a tutti: il San Vincenzo è stato stretto nella morsa della Tirrenica da una parte e dall’altra è stato stritolato dai desiderata di Palermo (e Catania). A questo punto chiacchiere e passerelle stanno a zero. Il braccio di ferro, con riverberi extra-locali, tra il mondo Schifani e il pianeta De Luca diventa la cartina di tornasole nel destino di un ospedale arrivato all’ultimo bivio.
La gente si è rotta le scatole di un gioco delle tre carte contro Taormina che ha prodotto tagli e scippi senza pietà alla sanità di questo territorio. Taormina non può e non deve tornare ad avere un presidio di periferia. Tutto quello che è stato tolto bisogna comincia a tirarlo fuori e restituirlo.