Cala il sipario sulla parentesi elettorale in Brianza per il Senato che ha visto tra i protagonisti anche Cateno De Luca e il seggio lasciato vacante da Silvio Berlusconi va ad Adriano Galliani, che vince nettamente una partita senza storia. Il sindaco di Taormina ha provato a ribaltare una contesa nella quale – obiettivamente – c’erano zero possibilità di sovvertire un pronostico già scritto.
De Luca puntava a due risultati: il 10% dei terzopolisti, conquistato alle Politiche del 2022 dall’odiato Renzi insieme a Calenda, o in alternativa sperava di raggiungere la soglia minima del 5%. Alla fine non è arrivato nessuno di questi due numeri e il dato è largamente sotto la quota prevista e sperata sino ad oggi stesso dal primo cittadino di Taormina. Lo ha realizzato De Luca che, pur con lo sforzo della sua struttura elettorale, si è catapultato da due mesi a questa parte in un territorio dove non aveva mai messo piede, se non per questioni di lavoro. Da quelle parti i partiti nazionali hanno uomini e contatti, una rete organizzata e una macchina rodata da tempo immemore che va con il pilota automatico e non lascia spazio a nessuno. Nemmeno le briciole e neanche quando l’astensionismo si rivela bestiale e l’affluenza alle urne crolla al 19%. A De Luca rimangono di questa esperienza l’impatto di una realtà decisamente differente dalla Sicilia, pochi voti (2 mila circa) pescati partendo da zero, mentre decisamente più proficua è stata la “campagna di Brianza” sul piano mediatico, una semina politica di visibilità nazionale in vista del bivio delle Europee 2024. Si sa che Bruxelles esige la soglia minima del 4% e senza più un asse con gli inaffidabili centristi, la sola via da percorrere è quella di farsi conoscere al Nord e mettere fieno in cascina per un appuntamento assai più cruciale.
Il Collegio Monza-Brianza ha ricordato, per alcuni versi, la parabola calcistica delle squadre italiane che sono protagoniste in serie A ma poi non hanno chance di conquistare la Champions League, quando il livello della competizione è molto più alto e ci sono squadroni assai più attrezzati come il Manchester City, il Real Madrid, il Liverpool, o il Bayern Monaco e il Psg. Un pò di gloria ai gironi e dagli ottavi in poi la strada è tutta in salita. Qualcosa vorrà pur dire se la Juventus ha vinto 9 scudetti di fila ma è stata sempre bastonata in Champions, se il Milan non vince più la Champions dai tempi di Berlusconi e l’Inter, al netto di una finale raggiunta con la buona sorte, si è fermata all’era Moratti o il Napoli non è mai andato oltre i quarti. Dal pallone alla politica cambiano i musicanti ma lo spartito è sempre lo stesso.
A Palazzo Madama ci va in cavalleria Galliani, che non ha neanche fatto campagna elettorale e ha regolato con facilità l’avversario più quotato, Cappato, altro “agnello sacrificale” di una sinistra ormai specializzatasi nell’arte della sconfitta.
Per De Luca è il momento di ripartire tornando a concentrarsi sulle sfide di “casa” e riorganizzare le sue fila. A Palermo il governo Schifani naviga a vista e l’Ars neanche si riunisce (tanto il 27 di ogni mese arriva sempre e comunque). Il centrodestra siciliano litiga su tutto, si scanna sulla sanità ma si compatta puntualmente quando si tratta di esaltare il talento da “tre-cartisti” dei suoi vecchi “lupi”, tornati sulla scena anche per tenere l’impertinente Cateno a distanza di sicurezza da Palazzo d’Orleans.
Intanto c’è da ributtarsi, soprattutto, a capofitto dentro le questioni di Taormina, che ha eletto De Luca 5 mesi fa con un mandato plebiscitario e con l’aspettativa di una svolta. Presente e futuro, era e resta Taormina la cartina di tornasole. Ad attendere al varco il primo cittadino ci sono amici e nemici, sostenitori e avversari, alleati e odiatori. Ci sono i tanti elettori che gli hanno dato fiducia e, dopo una lunga serie di amministrazioni fallimentari, hanno votato per un cambiamento e a questo punto si aspettano il cambio di passo. E, ovviamente, c’è un’opposizione che sta cercando di riorganizzarsi e comincia a randellare l’Amministrazione in carica. Galliani da stasera è l’eroe dei due mondi, la pelata del fedelissimo di Arcore diventa un vessillo per l’affollata area politica allergica al “catenismo”, propellente orgasmico per la riscossa social degli “anti-deluchiani”.
Finisce il capitolo autunnale di Monza e buon Natale alla Brianza. Ci sarà tempo e modo per mettere mano alle Europee 2024. Ora bisogna risintonizzarsi su Taormina. E’ il momento di tornare alle vicende di casa nostra.