HomeAperturaI governi li scelga la gente: il resto è noia italiana

I governi li scelga la gente: il resto è noia italiana

Il premier, il presidente del Consiglio finalmente lo sceglieranno gli italiani, non i soliti trasformisti senza vergogna del Parlamento. Per una vola nell’ipocrita Italia che ama le trame di potere e i giochi di palazzo, la politica fa una cosa buona e le cose buone vanno sempre evidenziate. Giorgia Meloni ha un governo che da un anno a questa parte ha fatto poco, quasi nulla, rispetto alle promesse elettorali.

Nell’arco di 12-13 mesi deludenti le uniche iniziative degne di note sin qui erano state lo stop al Reddito di Cittadinanza e al Superbonus che in origine avrebbero potuto avere un senso sociale importante ma il M5S ha avuto la colpa di non saper realizzare in termini corretti ed equilibrati e così quelle due iniziative hanno finito per dissanguare le casse dello Stato e per avvantaggiare i furbi, i ricchi e persino i delinquenti che hanno fregato il sussidio ai poveri.

Meloni, una volta giunta a Palazzo Chigi ha capito che i baronati di Bruxelles l’avrebbero mandata a casa dopo due mesi e si è adeguata su molti aspetti al sistema, per di più non viene aiutata dalla corte dei miracoli che la circonda e non è niente di più e nulla di meno di quelle che hanno reso mediocri anche gli esecutivi precedenti: ulteriore riprova è stata la vicenda della telefonata fake dei comici russi. Una pletora di fedelissimi che andrebbe azzerata dal primo all’ultimo dei camerieri della Regina. Detto ciò, al tramonto del 2023 la leader di Fratelli d’Italia tira fuori dal cilindro il coniglio: la riforma del premierato. Si può stare a discutere e litigare sulle questioni secondarie ma l’elemento centrale è chiaro: il premier lo sceglierà la gente. Questo prevede la proposta di legge ed è giusto che sia così. Meloni fa una riforma che dà più peso alla gente e toglie ai parlamentari l’opportunità di creare governi farlocchi, mai votati dai cittadini. La si può criticare per questa posizione? No.

“La riforma costituzionale che abbiamo presentato mette fine ai governi tecnici e alla possibilità di creare maggioranze arcobaleno. Oggi diciamo basta ai giochi di palazzo, restituiamo ai cittadini il loro legittimo diritto di decidere da chi essere governati e diamo maggior stabilità e credibilità alle nostre Istituzioni”, commenta Meloni. Per una volta ha ragione ed è una riforma che non è di destra o di sinistra: è una riforma che fa l’interesse del popolo.

Eppure c’è chi critica questa riforma, come se il tasto della sovranità popolare fosse un bottone da schiacciare, sì o no, a comodo.

“Se Meloni porta la riforma costituzionale con l’elezione diretta del premier, noi ci siamo”, ha detto Matteo Renzi anche se per il momento, prevale la linea della prudenza. Renzi forse per una volta nella sua vita sarà coerente o magari no, si vedrà.

Giuseppe Conte si dichiarerà contrario, perché la sua linea è quella del “contro, sempre, a prescindere” e allora si farebbe frustare piuttosto che riconoscere il principio di giustezza che il premier sia votato dalla gente.

La segretaria del Pd Elly Schlein parla di una “riforma pasticciata e pericolosa” che “indebolisce il Parlamento” e “limita le prerogative del Presidente della Repubblica” smantellando “la forma parlamentare”. In effetti dice cose vere Schlein, il Parlamento così sarà più debole: non ci saranno altri Monti, Amato, Dini, Maccanico, Letta, Renzi, Draghi, Conte, etc. Il Pd che ha governato dal 2011 al 2022 l’Italia pur perdendo tutte le elezioni, ora come farà a sfornare altri governi tecnici?

Calenda parla di “Italierato”, ma si sa che il leader di Azione è difficile capirlo perché va a targhe alterne: il lunedì e giovedì la vede in un modo, il martedì e mercoledì in un altro.

Infine c’è lui, forse il vero fenomeno delle opposizioni: il leader (parola grossa) di Alleanza Verde, Angelo Bonelli, che tuona: “Meloni sogna di diventare Imperatrice d’Italia” e parla di “svolta autoritaria anche per nascondere l’incapacità di governare un Paese che vive una grave crisi economica e sociale”. Che ci sia la crisi siamo tutti d’accordo, ma verrebbe da chiedere a Bonelli: la soluzione quale dovrebbe essere? L’arte del consentire la formazione di altri governi fantoccio non legittimati dagli italiani? La “svolta autoritaria” è forse la scelta di far votare ai cittadini il premier? Se il quoziente intellettivo della politica italiana è questo, si comprende facilmente perché questo Paese non funziona. E’ la solita guerra di posizioni, una contesa dove l’attitudine al pregiudizio e alle posizioni di parte è una tentazione troppo più forte dell’esercizio di onestà intellettuale. Anche a costo di imbucarsi nel vicolo cieco della bestialità.

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