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Fondi illegittimi al Tao Film Fest? Il Pd la butta in caciara e manca il bersaglio

TAORMINA – Tanto rumore per nulla. Un pò di caciara in salsa palermitana senza nemmeno andare al bersaglio della questione. Stiamo parlando dell’interrogazione parlamentare presentata il 13 settembre scorso da 11 deputati siciliani del Partito Democratico, avente ad oggetto “Chiarimenti in merito al finanziamento della Regione siciliana a beneficio della Fondazione Taormina Arte Sicilia per la realizzazione dell’edizione 2023 del festival Cinema di Taormina ‘Taormina Film Fest'”. L’atto è a firma di Antonino Cracolici (primo firmatario), Giovanni Burtone, Emanuele Di Pasquale, Michele Catanzaro, Dario Safina, Tiziano Fabio Spada, Sebastiano Venezia, Valentina Chinnici, Mario Giambona, Calogero Leanza, Ersilia Saverino Ersilia.

L’iniziativa sarebbe anche interessante e tutto fa brodo quando si ha modo di dare uno scossone al deludente governo Schifani. Bene, bravi, se questa interrogazione non fosse piuttosto fuori tema. Il Pd ha perso una buona occasione per aprire una discussione, nel merito, sulle valutazioni che dovrebbero, invece, disciplinare gli stanziamenti di contributi erogati ogni anno da parte dalla Regione. Ne è venuta fuori una (non) notizia che, ovviamente, ha fatto rumore ed è stata poi ripresa ed amplificata su varie testate con il solito effetto “pappagallo” ma che molto probabilmente è destinata a fare la fine di una bolla di sapone. In buona sostanza, si pone l’interrogativo (di per sé corretto) se il Taormina Film Festival abbia ricevuto contributi illegittimi dalla Regione. La somma è di 188 mila 180 euro e si riferisce alla recente edizione 2023 del Tao Film Fest, dal 24 giugno al 1° luglio. I fondi, autorizzati dalla legge regionale 9/2021, Iniziative a sostegno della Fondazione Taormina Arte Sicilia (che comprende un capitolo paritario diviso con il Taobuk Festival) sono stati confermati nel bilancio regionale lo scorso marzo: in totale, infatti, 376.360 euro per entrambi gli eventi.

L’interrogazione, rifacendosi al quadro legislativo e normativo nazionale del settore cinematografico, ha richiamato la definizione di festival come “Manifestazione culturale in ambito cinematografico o audiovisivo rivolta al pubblico, con ingresso a pagamento o gratuito, e caratterizzata da finalità di ricerca, originalità, promozione di opere cinematografiche e audiovisive e di talenti nazionali ed internazionali, tenutasi con cadenza periodica, limitata nel tempo, e che prevede lo svolgimento di un concorso, la conseguente assegnazione di almeno un premio da parte di apposite giurie e la realizzazione di almeno un catalogo in formato cartaceo o digitale, contenente illustrazioni e descrizioni delle opere e dei talenti oggetto della manifestazione”. E così, per i democratici, il Festival del Cinema, in oggetto al 2023, poiché non vi è stato in questa 69esima edizione un concorso e l’assegnazione di premi, quindi Tao Film Fest non rientrerebbe in quel quadro sopra richiamato.

Se si pone la questione sul piano delle sfumature normative potrebbero anche sussistere perplessità, tuttavia per una volta non si può dare torto alla sovrintendente di TaoArte, Ester Bonafede, quando risponde che “non si è trattato di fondi destinati all’organizzazione del Festival, che la Regione assegna a privati ​​con un bando pubblico, ma piuttosto come contributo per servizi di supporto, per ospitalità e comunicazione”.

Siamo gli ultimi che difenderebbero un Festival diventato ormai indifendibile, siamo stati anzi gli unici ad averlo detto e scritto con estrema chiarezza, ed è altrettanto evidente che Taormina Arte è ormai lontana parente di quella che aveva vissuto stagioni d’oro, c’è un tempo per tutto e nella vita non ci si può fermare ai soliti sentimentalismi e costruirsi alibi nostalgici su ciò che è stato ma non è più. Ma il Partito Democratico che, non a caso, è stato marginalizzato al 12,8% dei consensi dai siciliani alle Regionali 2022, su questa vicenda gira al largo mentre avrebbe dovuto porre il problema su un piano ben diverso, diretto e più pertinente. Dopo questa interrogazione verrà revocato il finanziamento? Quasi sicuramente no. E allora? Chiacchiere che il vento se le porta via e buonanotte ai suonatori.

Il punto non è se quella somma di 188 mila euro sia stata assegnata legittimamente a Taormina Arte per il dilemma del premio, anche perché si parla pur sempre di una rassegna che ha 69 anni di storia e ha requisiti nettamente superiori a molte altre realtà, che risultano destinatarie di assegnazioni di fondi non si sa bene in virtù di quali presupposti. E’ capitato da diversi anni a questa parte che la Regione abbia sostenuto manifestazioni a “mosca cieca”, che valgono meno di zero e non hanno nemmeno l’appiglio di quella storicità. Giuria o non giuria, questo è l’enigma: si riscontrano profili di illegittimità perché nel caso del Tao Film Fest non è stata fatta una giuria e non è stato assegnato un premio? Tutto sarebbe stato, invece, pienamente legittimo se fosse stata istituita un giuria “tanto per farla” e che magari avrebbe assegnato un bel premio, assegnato a Pinco Pallino giusto per adempiere al compitino? Ma di cosa stiamo parlando?

I parlamentari siciliani (non solo il Pd) dovrebbero, invece, chiedere conto di come poi vengono spese le somme che la Regione stanzia per tutte le varie manifestazioni, non solo a Taormina e per il Festival del Cinema, esigere un report dettagliato a consuntivo degli eventi e valutare – quello sì – se effettivamente il livello di ciò che viene proposto e realizzato dagli enti richiedenti è meritevole degli importi erogati da Palermo. E tra le varie voci, oltre al rendiconto economico dettagliato, bisognerebbe anche chiedere i dati concernenti il numero di spettatori e relativi incassi. Bisogna valutare il rapporto costo-beneficio: io ti dò i soldi ma l’evento cosa porta al territorio? Quale ritorno dà in termini non solo di immagine ma sul piano economico, sociale, occupazionale e del turismo?

Il problema non è quello dell’aderenza ai cavilli normativi della giuria o non giuria ma la qualità espressa dagli eventi che vanno in scena e l’impatto nel contesto in cui avvengono. Non è un premio assegnato o non assegnato che giustifica la spesa di centinaia di migliaia di euro ma i risultati complessivamente prodotti. Tutto il resto, come dicono a Oxford, sono semplicemente simpatiche o antipatiche minchiate in libertà.

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