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DALL’EURO A PUTIN: STOP AGLI AUMENTI. GUAI A RIPETERE LA STANGATA DI PRODI E TREMONTI

Sono passati 20 anni esatti da quando il 1 gennaio 2022 compie 20 anni ci fu l’entrata in circolazione dell’Euro, la moneta unica dell’Ue. Oggi è la valuta ufficiale di 19 dei 27 Paesi membri e qualcuno si è chiamato fuori per salvarsi in tempo, come la Gran Bretagna. Al netto delle valutazioni sull’Euro e delle disquisizioni tra quelli che sono favorevoli o contrari alla moneta unica, è storia nota che l’entrata in vigore dell’Euro sia stata – per dirla in modo volutamente banale ma evidente, in estrema sintesi – un momento fatale per gli italiani perché col cambio di moneta i salari sono rimasti gli stessi mentre il costo della vita è raddoppiato. Gli errori di quella fase politica li paghiamo ancora oggi a caro prezzo, in tutti i sensi. Romano Prodi, da premier, ha aperto la strada, con la decisione di acconsentire l’introduzione a “briglie sciolte” dell’Euro quando i baronati di Bruxelles spingevano ma l’Italia non era pronta a farsi catapultare in questa sfida e venne perciò stritolata a differenza di altri che se ne sono giovati (vedi Germania). Il subentrante governo di Silvio Berlusconi ha fatto il seguito, con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, che non si premurato – come avrebbe potuto e dovuto – di far scattare rigorosi controlli sugli aumenti indiscriminati dei prezzi. Così, dalla sera alla mattina, ciò che costava a suo tempo mille lire è aumentato del 100%. E a nulla è servita la fase di transizione in cui c’erano sia la lira che l’euro.

Secondo il tasso di cambio 1 euro corrispondeva a 1.936,27 lire. Cambio mai rispettato. Dunque molti dei prezzi al consumo aumentati immediatamente, alcuni nel tempo sono praticamente raddoppiati. Il 31 dicembre 2001 è terminato il periodo transitorio dell’euro. Dal primo gennaio al 28 febbraio 2002 è circolata la doppia moneta, il primo marzo è cessato il corso legale della lira. Ma nel passaggio da una moneta all’ altra – come anche il Codacons ha evidenziato -, il primo segnale distorto del tasso di cambio è arrivato proprio dal ministero dell’ Economia e con tanto di decreto legge ad hoc. Il 28 dicembre del 2001 infatti, il dicastero «in coincidenza con l’ introduzione della moneta unica europea» ha modificato allora «le poste dei giochi e delle lotterie». E così, la giocata minima del Lotto è passata da mille lire a 1 euro. Indipendentemente dal fatto che il Tesoro avesse deciso o meno da tempo l’aumento delle giocate, di fatto il concetto che è passato è stato quello del raddoppio legalizzato dei prezzi. E infatti, gli aumenti si concentrarono soprattutto nei primi mesi del 2002, come ricordano i dati del Codacons. Ad esempio, la brioche e l’espresso al bar sono passati dal costo rispettivo di 1.200 e 1.300 lire a quello di 0,80 centesimi (corrispondente invece, a 1.550 lire circa); il biglietto del cinema da 14mila lire a 7,50 (pari a 14.522 lire); un trancio di pizza rossa da 3mila lire a 1,80 euro (pari in realtà a quasi 3.500 lire); il taglio dei capelli dal parrucchiere da 26mila lire a 15 euro (pari a 29mila lire).

A conti fatti, una famiglia di quattro persone ha subito una stangata di oltre 10 mila euro. Tra i prezzi dei prodotti che hanno subito un’ impennata estrema ci sono stati il tramezzino al bar, aumentato del 192,2 per cento (da 0,77 centesimi a 2,25 euro); la penna a sfera salita del 207,7 per cento (da 0,26 centesimi a 0,80); il cono gelato rincarato del 159,7 per cento (da 0,77 centesimi a 2 euro). Raddoppiati o quasi, ad esempio, la pizza margherita al ristorante, passata da 3,36 euro a 6,50 (+93,5 per cento), i jeans di marca, passati da 64,56 a 126 euro (+95,2), al caffè in confezione del supermercato, portato da 2,63 a 6,22 euro (+136,5 per cento).

E oggi la storia si ripete, rischia maledettamente di riproporre un’altra stangata epocale. C’è la guerra, e quella è vera e innegabile purtroppo, avrà dei riflessi pesanti e in alcuni casi inevitabili. Preoccupa e non poco la situazione delle materie prime. Ma ci sono anche furbi che cavalcano l’onda e stanno aumentando i prezzi a prescindere. La crisi fa la sua parte, la follia di Vladimir Putin è il propellente che agita tutto e minaccia tutti, ma c’è pure la mano degli speculatori già in azione.

Il governo Draghi, a partire dal premier stesso, si preoccupi di controllare i prezzi e lo faccia con determinazione e in modo efficace, non con qualche inutile controllino una tantum. Mettiamo da parte le chiacchiere e le idiozie dei politici di turno e pensiamo a salvaguardare famiglie e imprese. Pensiamo a chi non ha più i soldi per fare la spesa e per pagare le bollette. Si può e si deve evitare un altro scempio come quello che accadde dall’oggi al domani con l’Euro. I controlli vanno fatti: non oggi e non domani, subito, a partire da ieri.

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