HomePoliticaDa Petrucci a De Luca: l'umiliante diagnosi sulla politica taorminese

Da Petrucci a De Luca: l’umiliante diagnosi sulla politica taorminese

TAORMINA – La Città di Taormina si sta avvicinando alle prossime elezioni comunali con un tema dominante che ormai è praticamente sempre lo stesso ormai dal 26 settembre: la candidatura di Cateno De Luca. Non si parla d’altro che della discesa in campo del parlamentare di Fiumedinisi, che ad oggi non è nemmeno certa ed anzi è ancora un punto interrogativo. Eppure sin dalla sera in cui De Luca annunciò di volersi candidare a Taormina, la politica locale si è fatta irretire in termini esponenziali, andando in confusione e soffrendo il confronto all’eccesso, quasi all’inverosimile, prendendo persino in considerazione l’idea di un unico listone anti-De Luca. Perlomeno va dato atto e merito al sindaco in carica Mario Bolognari di non aver arretrato sulla sua candidatura e di voler anzi andare a ricandidarsi per confrontarsi con il parlamentare. Tutto il resto è un punto interrogativo, un enigma, se non un’indietro tutta.

E quando De Luca è finito ai box per problemi di salute, la politica taorminese si è addormentata, forse pensando che l’avversario fosse fuori dai giochi. Adesso che De Luca è tornato sulla scena (in verità sinora soltanto su quella palermitana e romana) c’è di nuovo il dilemma shakespeariano, del “Cateno si candida, Cateno non si candida”.

E’ come se a Taormina tutto ruotasse, insomma, attorno alle volontà di De Luca, nessuno trova il coraggio di organizzarsi a prescindere, portarsi avanti e fregarsene di cosa farà o non farà l’ex sindaco di Messina. Nessuno propone di impostare il proprio percorso con uno straccio di idee o una visione futura della città.

Il silente attendismo della politica taorminese sembra quasi ricordare la scena di un film in cui Paolo Villaggio, nei panni di Fantozzi, andava da uno psicanalista dell’Usl, interpretato da Luigi Petrucci. E al dottore il buon Villaggio chiedeva di fargli una diagnosi e dirgli se fosse afflitto da un complesso di inferiorità. Petrucci gli rispose: “Lei non deve cercare rivalse, deve accontentarsi di quello che ha e accettarsi per quello che è. Lei non ha nessun complesso di inferiorità. Lei è inferiore”.

Una diagnosi umiliante che suona come lo stesso schiaffo all’orgoglio di una classe politica che oggi a Taormina non trova la forza di scrollarsi di dosso quel complesso e fare la propria parte. Lascia tutta la scena a De Luca anche se lui praticamente a Taormina non c’è dal comizio del 22 ottobre scorso, non si sforza di proporre qualcosa alla gente, smettendola di guardare in casa altrui per chiedersi se “Tizio si candida o non si candida”. E forse ha ragione chi sostiene che il modo migliore per liberarsi dall’ossessione del dilemma deluchiano passerebbe da una semplice mossa: attingere alla stessa, identica, disinvoltura già messa in campo sul dissesto, quando tutti sono riusciti a far passare il messaggio che il fallimento del Comune di Taormina sia stato colpa di Fra Cacchio da Velletri.

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