HomeTurismo & LifestyleChiusure d'inverno, a Taormina va in scena la solita inutile polemica

Chiusure d’inverno, a Taormina va in scena la solita inutile polemica

TAORMINA – Il 2023 a Taormina tramonta all’insegna della solita discussione sulle chiusure d’inverno in città, un tema che da queste parti va in scena puntualmente al tramonto di ogni stagione turistica. Se ne parla e se ne scrive più o meno da quando Pupo vinceva lo Zecchino d’Oro e i Ricchi e Poveri esordivano a Sanremo, Giorgia Meloni non andava ancora nemmeno alla scuola dell’infanzia e al cinema esordivano i cinepanettoni.

Poco male perché poi la musica non è mai cambiata e il copione è rimasto lo stesso. Ora va in scena un nuovo capitolo dell’immancabile rito di fine/inizio anno. Suona il gong della sfida all’ok corral tra il sindaco Cateno De Luca e i commercianti. Il primo carica alla sua maniera, promette la stretta e minaccia la sforbiciata sui suoli pubblici, avendo colto che il tema è di quelli che possono avere un impatto mediatico extra-paesano con riverberi nel curriculum politico per la futura crociata delle Europee.

Gli operatori economici, invece, si vedono stretti all’angolo ma reagiscono e passano al contrattacco sui social, rivendicano il diritto di riposarsi. C’è chi sventola con orgoglio la bandiera della Thailandia e chi esibisce l’avambraccio con il tatuaggio dell’anti-De Luca. La categoria non ci sta e risponde: “Nessuno ci può obbligare a restare aperti”.

Il teatrino in salsa taorminese di chi abbia ragione o chi abbia torto non ci appassiona e lo lasciamo volentieri agli altri, limitandoci ad una breve riflessione. Tutto parte da due interrogativi. Cosa potrà cambiare se il Comune riuscirà ad arrivare ad un calendario concordato delle chiusure? E cosa potrà cambiare se i commercianti dovessero decidere di restare aperti anche a gennaio e febbraio? In entrambi la risposta è semplice ed è la stessa: ad oggi nulla o quasi.

Indubbiamente non è uno scenario edificante quello del Corso Umberto con una lunga serie di attività che a fine stagione salutano e danno appuntamento a marzo o persino aprile. E’ così da 30 anni e lo abbiamo sempre detto che a Taormina c’è alla base un problema di mentalità grande come una casa, perché all’internazionalità dell’85% dei flussi turistici fa da contraltare un approccio molto piccolo di testa, borgataro, al territorio e si ha la presunzione di pensare che il mondo inizia a Porta Messina e finisce a Porta Catania. Qui però la frustata al commerciante piuttosto che all’albergatore, al netto di qualsivoglia segnale si voglia dare, non può bastare per spostare gli equilibri della vicenda.

La questione del turismo d’inverno a Taormina non si schioderà da questo stallo sino a quando non ci sarà una svolta nelle politiche delle compagnie aeree internazionali che da novembre (se non da ottobre) tagliano i voli per la Sicilia e riducono in termini significativi i collegamenti per l’isola sino alla prossima primavera. E’ lì il cuore del problema, è lì che bisogna interloquire e se necessario metterci risorse vere e investire. Senza i voli tutto il resto è letteratura, è un castello di buone intenzioni destinato a rimanere nell’alveo della pura filosofia. La Città di Taormina farebbe bene ad aprire, intanto, la sua battaglia in altre sedi come l’Aeroporto di Catania, dove ci vantiamo di essere la capitale del turismo siciliano ma siamo da sempre assenti. In un contesto strategico come quello Taormina è completamente tagliata fuori dalle scelte che contano, non è pervenuta e dovrebbe rivendicare invece un minimo di presenza e magari qualche posizione di rappresentanza (vedi Sac) con gente che ne capisca di turismo e non con i soliti yesman.

Ovviamente se poi a Taormina l’intenzione è quella di fare un pò di baldoria e buttarla in caciara nel perimetro territoriale per cercare di intercettare il turista di zona, quello che dai centri del messinese e del catanese viene a farsi la passeggiata in Corso Umberto, si fa l’aperitivo al bar e poi se ne va, allora qualche risultato lo si potrà pure raggiungere e si riuscirà a portare un pò di persone in più da queste parti. Ma è questo l’obiettivo? E’ questo il movimento di cui Taormina ha bisogno per tenere viva d’inverno la filiera produttiva?

Il vero turismo, quello della gente che arriva dall’estero o da altre parti d’Italia in aereo e che pernotta in città, e consente di tenere aperti non solo negozi e locali ma soprattutto gli hotel, è tutta un’altra storia.

Insomma la contesa a chi ce l’ha più lungo tra il Comune e i commercianti è un braccio di ferro che lascia il tempo che trova. Si va oltre le dinamiche locali dell’alchimista che va alla ricerca della formula vincente, al di là della teoria del Mago Miscia che sogna di trasformare il piombo in oro. Il materiale a disposizione da queste parti resta pregiato, Taormina è sempre Taormina e ha il suo fascino pure d’inverno, ma il refrain del “siamo belli e ce l’abbiamo di platino” da solo non può bastare.

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