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Cateniade di San Valentino: I love Sicilia, Taormina aspettami…

TAORMINA – E’ l’ora delle piazze della protesta di agricoltori e allevatori, in Italia e in Europa e anche nel profondo Sud, in terra di Trinacria. Il mondo agricolo è in subbuglio (e fa bene) contro le storture scriteriate e deliranti del sistema UE, e allora in Sicilia i riflettori si accendono sulla manifestazione indetta per il 14 febbraio a Palermo. Nel giorno di San Valentino, nella ricorrenza della festa dell’amore, ci sarà anche e soprattutto il sindaco di Taormina e leader del movimento autonomista “Sud chiama Nord”. Giungerà a bordo di un trattore davanti a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione Siciliana. Come Romeo sotto al balcone di Giulietta, è la volta di Cateno sotto casa di Renato (Schifani). Ma la sua sarà una furente dichiarazione di sfratto.

“E’ la protesta degli agricoltori. La manifestazione vedrà la presenza di una delegazione pura. Devono sentire il grido di dolore di chi sopravvive in campagna, devono stringere le mani di chi ha i calli, devono guardare negli occhi questi padri di famiglia. Non devono guardare negli occhi a Cateno De Luca. La delegazione non avrà intermediari. Sarà fatta soltanto da agricoltori e allevatori. Io sarò lì come loro strumento. Non ho bisogno di cavalcare nessuna protesta, ho sempre difeso il mondo agricolo. Vengo dalla terra e reputo necessaria questa scelta”.

De Luca chiama all’adunata il popolo siciliano per la manifestazione intitolata “Amo Sicilia”. E sarà una giornata che non passerà inosservata, perché in cuor suo De Luca non lo ammetterà mai ma lo sa che il grido di dolore degli agricoltori è l’inconfessabile espressione di un’onda che può avvicinarlo al sogno di prendersi le chiavi di Palazzo d’Orleans. Tappa di avvicinamento in quel cammino che oggi con l’intermezzo di Taormina è ancora fase di allenamento.

Il San Valentino palermitano dell’anno 2024 è un altro capitolo nella frenetica parabola di colui che il mondo della politica siciliana l’ha messo alla frusta e l’ha trasformato in un masnadiero da esorcizzare. Ha sfanculato gli avversari e poi ha reso la nave dell’Ars un dormitorio galleggiante, tutti a nanna all’Ars tra gli schiaffi della sua eloquenza narcotizzante, con l’enciclopedica narrazione delle manchevolezze del governo di questo tempo e di quelli passati. La politica è il pretesto, oltre c’è la teatralità senza eguali. La maggioranza del resto è Cateniade, per dirla in gergo cammarotiano. E’ Cateniade da Fiumedinisi a Taormina, passando per Messina, Roma, Monza, Bruxelles, e chi più ne ha più ne metta. E’ un racconto di vita, la sua, sempre al limite del protagonismo. Ab Urbe condita, da Cateno che diventa Enea, approda nel Creato di Trinacria e fonda la Sicilia (Vera). Ora il Regno nato sulle sponde dell’Urigu brama forte i giardini del Palazzo d’Orleans.

Non tutto è successo e in questo percorso di frenetica riscrittura il “fattore x” rimangono i musicanti che accompagnano la marcia della terra d’amuri. L’unica cosa in cui De Luca non è ancora riuscito sinora, non gliela diranno mai (noi sì), è quella di costruire un contorno all’altezza, perché l’ubiquità non è concessa a nessun comune mortale e poi dalla caratura degli altri, ad un certo punto, non si può prescindere. I colonnelli si indottrinano e si caricano al sol vedere il leader, però piuttosto che provare a correggerne la rotta, quando esonda, dicono “Sì”, sempre e comunque. Non si mettono sull’Aventino per arginare l’illogica idea deluchiana di mettersi a corteggiare il Pd. I gregari avallano alla bersagliera, come fossero loro stessi i punti di una fidelity card.

E allora incombe l’adunata di San Valentino. Palermo chiama e avanza, Taormina si mette in attesa e arretra, in buon ordine. La Cateniade è scesa virale e impetuosa non più tardi di un anno fa tra i taorminesi, ma piano piano la rivoluzione di una furoreggiante primavera da Mare Mosso si va allontanando. Si muove verso altri orizzonti, sospinta dal vento di grecale, dallo Stretto più a occidente verso le Madonie. E’ un urlo che si fa sibilo nell’aria, intervallo tauromenita che si va piegando al richiamo della foresta. Qui son rimasti i taorminesi. La Cateniade li ha sedotti ma oggi li accompagna il pensiero di essere stati abbandonati. I love Sicilia, Taormina aspettami. I taorminesi, intanto s’affacciano malinconici al balcone e s’interrogano, la risposta ormai la conoscono. Omnia tempus habent, Deo Optimo Maximo.

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