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Pd-M5s, compagni di viaggio o Cavallo di Troia? Il piano di De Luca

Si accende il clima politico a Palermo, la maggioranza si affossa da sola sulla legge per le Province, la minoranza si galvanizza. Cateno De Luca carica e chiede le dimissioni di Schifani, Così il sindaco di Taormina arringa l’adunata delle opposizioni in una conferenza stampa palermitana: “Oggi nasce un Comitato di liberazione della Sicilia per liberarsi da questo comitato d’affari e da questa gestione politico mafiosa. quanto ho affermato nel corso della conferenza stampa congiunta convocata stamani con il capogruppo del PD, Michele Catanzaro e il capogruppo del M5S Antonino De Luca. Il comune denominatore che deve riguardare tutti i siciliani è il fronte di un comitato di liberazione della Sicilia. Abbiamo già dimostrato in aula durante la discussione sulla legge di stabilità che come opposizioni siamo in grado di fare un passo avanti per mettere da parte certi steccati e certe storie e guardare avanti nell’esclusivo interesse della Sicilia. Noi rappresentiamo la maggioranza dei siciliani, mentre oggi la Sicilia è governata da una minoranza, così come abbiamo più volte detto in aula”.

“Stiamo gettando le basi per un progetto credibile per i siciliani“, ha concluso De Luca, aggiungendo: “Entro qualche anno bisognerà individuare un metodo per fare sintesi e offrire una reale alternativa a questa terra”. Queste le parole del leader di Sud chiama Nord in una conferenza stampa congiunta con i rappresentanti politici del Partito Democratico e dei Cinque Stelle. Sono gli stessi partiti che non più tardi del mese scorso hanno fatto sapere, con i rispettivi esponenti, il loro No alla proposta avanzata da De Luca di ospitare rappresentanti di Sud chiama Nord nelle loro liste. Poi ovviamente si dirà che il No lo ha decretato Roma e che a Palermo è un’altra cosa, si dirà che i 5 Stelle non prevedevano comunque di accogliere per statuto altri movimenti e che il Pd è stato bravo e corretto nel comunicare con il suo coordinatore regionale la propria decisione. Ma tant’è che sulle Europee è arrivato un No. Il resto è contorno.

Ciò nonostante, De Luca vuole provare la strada del patto con il Pd e il M5S per le prossime elezioni Regionali, orizzonte elettorale ancora lontano al di là dei fermenti di queste ore ma sul quale il sindaco di Taormina vuole portarsi avanti. Ricordiamo che al tramonto di gennaio De Luca ha rilasciato un’intervista a ReiTv nella quale ha lanciato un messaggio ai “nuovi compagni di viaggio”, così da lui definiti: “O si fa un passo in avanti o non tratto con l’ultima correntina che dice no ad una eventuale progettualità comune. Ognuno a casa propria si sistemi le proprie dinamiche. Ho già in mente un percorso: primarie di coalizione, ampie, da fare non all’ultimo momento ma qualche anno prima, 1 o 2 anni prima. Poi, in base a quel risultato, si farà il progetto, senza arrivare a 6 mesi dalle elezioni che siamo un’accozzaglia”. E decodificando le parole pronunciate oggi da De Luca, in buona sostanza, si rimarca quella sua volontà di puntare alle primarie nel centrosinistra.

De Luca, insomma, lancia il Comitato di Liberazione della Sicilia ma lo fa con il PD, che al netto delle dinamiche palermitane ha chiuso le porte per le Europee ed al cui interno è emersa da più parti la protesta dei suoi vari esponenti circoli sull’ipotesi di un’alleanza con Scateno. E lo scenario di un’alleanza possibile con il Pd (oltre ai 5 Stelle) nel frattempo provoca soprattutto i primi svenimenti, al solo pensiero, nell’elettorato del sindaco di Taormina.

L’imperatore delle Due Sicilie spinge per un patto con il Pd che mette a dura prova la sua vocazione di autonomista antisistema. E’ lo stesso Pd che a Roma ha consumato tutte le poltrone possibili e i divani immaginabili e che a Palermo ha già governato nella seconda fase dell’esecutivo (di centrodestra) di Raffaele Lombardo (legislatura 2008-2012) e poi, in particolare, dal 2012 al 2017 con la presidenza della Regione di Rosario Crocetta, in un governo che ha cambiato ben 58 assessori in cinque anni. Un record mondiale di cui ancora adesso i siciliani si ricordano e che è diventato un salvagente per i governi di centrodestra, deludenti e che tuttavia sono stati votati dai siciliani anche per non ritrovarsi di nuovo il Pd al governo dell’isola. Il M5S in Sicilia non ha mai governato ma a Roma ha combinato una lunga sequenza di casini nella sua prima e sinora unica esperienza di governo, partecipando a 3 governi in 4 anni, alleandosi con la Lega e poi con il Pd. Praticamente come quando immagini di mettere insieme il diavolo e l’acqua santa (a libera interpretazione i relativi ruoli).

De Luca, che i conti li sa fare molto bene, gioca sul piano dei numeri una partita ineccepibile. La convinzione acclarata è che il suo straordinario risultato del 2022, con il 24% ottenuto e le oltre 500mila preferenze avute dai siciliani, possa risultare poi vincente se sommato stavolta ai numeri del Pd (16%) e del M5s (15%). Gioco, partita, incontro. E’ fatta. Oppure no, perché poi la politica è un’alchimia più complicata delle scontate equazioni e della facili geometrie.

De Luca ha preso alle Regionali 2022 quel 24% da antisistema, pescando a piene mani nel voto di pancia e di protesta di tutti coloro che non vogliono vedere la Sicilia governata dalla destra e dalla sinistra e che hanno scelto un candidato alternativo ai due poli, fuori dal sistema e avversario dei poltronisti. Così quando sarà il momento del requiem, la legislatura finirà in un presumibile clima di delusione e De Luca potrebbe avere la strada spianata verso il nuovo assalto al Palazzo d’Orleans. Ma l’inseguimento al Pd e al M5S rischia di mischiare le carte e trasformarsi in un boomerang. Forse i 5 Stelle un minimo di identità antisistema l’hanno ancora conservata, non avendo mai assaggiato i ruoli di governo in Sicilia e con loro un’intesa avrebbe una logica più comprensibile, è uno scenario che ci può stare. E forse basterebbero solo i grillini a De Luca per provare a scavalcare il centrodestra in Sicilia.

La via del Nazareno è un azzardo e lo è a maggior ragione in una fase in cui, tra l’altro, il Pd dopo le Europee potrebbe andare incontro all’ennesimo ribaltone e Gentiloni è già pronto a fare le scarpe a Schlein. Gli elettori deluchiani saranno entusiasti di sapere che il piano di Scateno per l’assalto al Palazzo d’Orleans prevede un corteggiamento ad oltranza al Pd e magari le primarie con il centrosinistra? Il dubbio è legittimo, le perplessità ancora di più.

E ancora: De Luca ha preso posizione al fianco degli agricoltori, salendo sul trattore domenica scorso. E’ una protesta da condividere, con l’inconfessabile pensiero di cavalcare quest’altra onda di malcontento popolare. Ma se poi ti allei con il Pd…i democratici sono quelli che con una mano contestano in Italia il governo Meloni e si mostrano pure solidali con gli agricoltori, parlando di “folli politiche Ue”, mentre con l’altra mano il Pd a Bruxelles è ai posti di comando, in maggioranza, e nell’esecutivo ha il suo esponente (e futuro segretario?), Paolo Gentiloni, Commissario Europeo per gli Affari Economici e Monetari.

In realtà, la sensazione è che De Luca voglia stringere i tempi per provare a “cannibalizzare” Pd e M5s in Sicilia, metterli spalle al muro, per la serie “o con me a guidare le danze, con la mia candidatura alla presidenza della Regione e la mia linea oppure rimarrete emarginati e condannati all’opposizione”. Sposarsi con la fuitina a Palermo per farsi legittimare a Roma è l’idea che già sembrava praticabile per le Europee e che resta di moda ora per le altre scadenze. Il piano di De Luca va oltre la questione delle Regionali. La strategia è quella di puntare all’accordo palermitano per mettere in discussione – in un’ottica di coalizione da costruire dentro la sinistra – i collegi elettorali siciliani in vista delle future elezioni Politiche. De Luca vorrebbe rendere cioè contendibili quei collegi nei confronti della destra. In questo modo, facendo leva sulla debolezza di Pd e 5Stelle in Sicilia, ci sarebbe la chance di portare un numero maggiore di parlamentari di Sud chiama Nord a Roma, se non addirittura il sogno proibito di far traballare i conti del centrodestra nella conquista del governo nazionale.

In definitiva il centrodestra a Palermo è allo sbando ma De Luca per disarcionarlo vuole puntare su una via molto rischiosa, resa ancora più complicata dalla sgasata di questa fase nel tentativo di anticipare gli accordi con le opposizioni. L’accoppiata Pd-M5s come “Cavallo di Troia” può anche avere un minimo di senso, a voler essere cinici, ma il Pd come “compagno di viaggio” per “liberare i siciliani” ha il (retro)gusto di una trama che non appassiona la gente. Non sembra la cura ai problemi, semmai così si rischia di declinare la parabola del rimedio che poi è peggio del male.

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