HomeEditorialiAssange come Navalny? Ultima spiaggia per la democrazia

Assange come Navalny? Ultima spiaggia per la democrazia

La strada sembra tracciata. Julian Assange rischia seriamente di fare la fine di Alexey Navalny. Dopo 14 anni di inseguimento e di caccia spietata nei suoi confronti, il fondatore di WikiLeaks è nel mirino di quelli che inneggiano alla democrazia ma poi la applicano a corrente alternata, a modo loro, ad uso e convenienza dei palazzi che reggono le fila di pezzi importanti del pianeta. Assange è ad un passo dall’estradizione negli Stati Uniti: le cui prigioni – denunciano familiari e sostenitori sparsi per il mondo – potrebbero diventare la sua tomba. Le condizioni dell’imputato non sono buone e vanno peggiorando, come denunciano i suoi legali, la vicenda sta stremando un uomo che per difendere la libertà è diventato un nemico degli Stati Uniti. I prossimi giorni saranno cruciali, lo spartiacque finale, per le speranze di un via libera della giustizia britannica almeno all’esame di un ulteriore appello di merito sulla sua consegna o meno alle autorità d’oltre oceano.

I giudici dell’Alta Corte di Londra hanno deciso di prendere tempo per valutare le argomentazioni contrapposte delle parti nel ricorso contro il rifiuto di primo grado di riaprire il caso. Il viatico non sembra, tuttavia, di quelli particolarmente incoraggianti e la sensazioni di molti è che si stia andando verso l’estradizione di Assange, cofondatore di WikiLeaks e simbolo di un’informazione di inchiesta che non piace ai potenti del pianeta. Su Assange grava la spada di damocle di aver inteso divulgare, a partire dal 2010, circa 700.000 documenti riservati – pagine contenenti anche i risvolti concernenti crimini di guerra commessi fra Iraq e Afghanistan, sottratti al Pentagono o al Dipartimento di Stato.

I sostenitori di Assange stanno protestando e continuano a chiedere clemenza per un uomo che non può essere ritenuto colpevole di aver mostrato al mondo sino a che punto arriva la falsità talvolta delle Istituzioni e dei suoi massimi rappresentanti. Un modo per gridare che l’imputato non è un carnefice come lo si vuole dipingere, ma anche un segnale per dire ai giudici dell’Alta Corte che il mondo li guarda, li osserva e il loro verdetto avrà un significato ben maggiore di questa specifica vicenda. E’ in gioco il destino di un uomo che rischia di andare incontro alla medesima tragedia di Alexei Navalny ma anche e soprattutto in gioco la democrazia. Il mondo occidentale la democrazia la vuole difendere davvero? E’ arrivato il momento di dimostrarlo con i fatti.

Sul fondatore di WikiLeaks pende la minaccia di finire negli States e di una pena massima di 175 anni di carcere, perché “reo” della violazione dell’Espionage Act del 1917, una normativa che si applicava per le spie e i traditori. Ma Assange è uno spione oppure uno che ha avuto gli attributi di smascherare crimini di guerra? Noi siamo tra quelli che considerano Assange un simbolo della democrazia. Certamente non un criminale. I veri delinquenti sono altri.

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