HomeEditorialiZaki libero e silenzio su Regeni: il baratto dell'omertà

Zaki libero e silenzio su Regeni: il baratto dell’omertà

Patrick Zaki torna libero. La grazia firmata dal presidente Al-Sisi ha aperto le porte della cella nella quale era tornato martedì scorso, dopo che i giudici del tribunale di Mansura lo avevano condannato a tre anni di carcere al termine dell’undicesima udienza del processo che lo vedeva imputato per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”. Alle sue spalle, c’erano già 22 mesi di detenzione cautelare passati quasi interamente nel carcere di Tora, al Cairo. Un tempo lunghissimo, segnato da 18 udienze e nove slittamenti utili solo a prolungare la custodia cautelare. L’accusa contro di lui si basava su un articolo scritto nel 2019 dal titolo “Il calvario dei cristiani copti in Egitto”. Dal dicembre 2021, era a piede libero.

In una nota di Palazzo Chigi si legge una dichiarazione che a suo modo sintetizza il senso molto discusso di questa vicenda. “Il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il Presidente dell’Egitto Al Sisi, per ringraziarlo per la grazia concessa a Patrick Zaki, un gesto di grande importanza che è stato molto apprezzato in Italia. La telefonata è stata anche un’occasione per approfondire alcuni temi bilaterali e per fare un punto in vista della Conferenza sullo sviluppo e migrazioni di domenica a Roma dove l’Egitto sarà rappresentato dal Primo Ministro Madbouly. E’ stato espresso l’auspicio da entrambi i leader di poter presto avere una occasione di incontro”.

Tra le maglie della solita stampa italiana, per lo più scarsa e prona alle vicende di palazzo, qualcuno in un sussulto di logicità prova (giustamente) a mettere in evidenza il sospetto di un accordo Italia-Egitto su Zaki e Regeni. C’è chi esalta il governo Meloni mettendosi il prosciutto davanti agli occhi e racconta una storiella di beneficienza egiziana sulla quale noi abbiamo enormi dubbi.

Ma chi potrebbe credere che il presidente egiziano Al-Sisi sia diventato improvvisamente un benefattore che in pieno stile Opera Pia decide di concedere “gratuitamente” la grazia a Zaki? Il governo italiano si fa vanto di una svolta dove non ci vuole molto a comprendere che niente avviene per caso e anche in questa vicenda l’Italia ha stretto un patto con l’Egitto. Inconfessabile ma lo ha fatto. Rimane da capire, ovviamente, di cosa si tratta ma anche qui il pensiero di tanti, quasi tutti, va alla forte sensazione che la liberazione di Patrick Zaki sia stata tacitamente barattata dal governo italiano con un progressivo e inesorabile silenzio che sembra destinato a scendere sull’atroce destino di Giulio Regeni, il dottorando italiano dell’Università di Cambridge rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, e ritrovato senza vita il 3 febbraio successivo nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani.

Altro che complottismo. Il patto sancito è presumibilmente questo. La libertà concessa all’Italia per un giovane di 32 anni in cambio dell’insabbiamento preteso dalle autorità egiziane sul tragico destino di un ragazzo torturato e ucciso a 28 anni. Un baratto, niente di più e niente di meno. Il governo italiano smentisce, la premier Meloni e il suo esecutivo celebrano l’esito di una storia di ipocrisia e omertà all’italiana, propaganda politica e mediatica con la narrazione di un lieto fine che poi è davvero tale per Zaki ma che purtroppo non lo sarà mai per la famiglia di Regeni.

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