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Andrea Purgatori, ultimo grande cronista in un Paese dove il giornalismo è morto

L’Italia dice addio ad Andrea Purgatori e con la morte improvvisa del 70enne giornalista romano se ne va uno degli ultimi veri giornalisti in un Paese dove ormai da tempo l’informazione è agonizzante.

Purgatori è stato un fuoriclasse della categoria, dal punto di vista professionale e umano. Se ne va un cronista di razza che apparteneva alle stagioni ormai andate dei veri cronisti della vita, distinti e distanti dalla pochezza dei tanti giornalisti mediocri, autoreferenziali e profondamente insignificanti di quest’epoca.

Purgatori ci ha messo la faccia, con la sua preparazione e con carattere, sospinto da una straordinaria passione per il mestiere e per la ricerca delle verità nascoste. Ha scritto pagine indelebili del giornalismo d’inchiesta, sul giallo della strage di Ustica e poi sul mistero di Emanuela Orlandi, di cui è stato più di ogni altro il volto televisivo che ha sempre indagato in prima linea per provare ad arrivare una svolta.

Per i suoi articoli sul caso Orlandi, nei quali chiamò in casa il Vaticano, venne messo in discussione dal Corriere della Sera ma Purgatori non si è fermato e non ha esitato a svelare i “buchi neri” della capitale, poi di buco in buco è arrivato alle grandi inchieste sui fatti che segnarono la vita (oscura) del Paese. Intelligence, sicurezza, mafia, terrorismo internazionale, Purgatori ha firmato formidabili reportage, sulla guerra in Libano (1982) e su quella Iran-Iraq, l’intifada, le rivolte in Tunisia e Algeria.

Tutti lo ricordiamo per queste inchieste ma sono stati tanti i casi affrontati da Purgatori, di grande rilievo ed altrettanto rischiosi. Lo ricordo in particolare negli Anni Novanta, da giovane spettatore in tv, quando propose una trasmissione dedicata al mistero della scomparsa di Davide Cervia. Si parlava di un esperto di guerra elettronica della Marina militare italiana uscito di casa il 12 settembre a Velletri e da allora mai più ritrovato. Cervia era uno dei pochi a saper utilizzare – e a poter insegnare come farlo – il sistema missilistico Teseo Otomat. Scomparve nel 1990, era l’anno della guerra nel Golfo e Purgatori decise di affrontare con eccezionale maestria e con coraggio i risvolti inquietanti di quel giallo che che nessuno ha più voluto raccontare.

Aveva empatia, tenacia e ha saputo essere un autorevole rappresentante della categoria di giornalisti ancora degni di essere chiamati tali: apparteneva alla sempre più ristretta cerchia di quelli che abbiamo consumato la suola delle scarpe tra le pagine della vita, senza inseguire i salotti e senza mai perdere il contatto con la gente.

Negli anni recenti Purgatori aveva infine conquistato, con merito, il grande pubblico con il programma Atlantide su L7. Un format televisivo pregevole, fatto bene e raccontato ancora meglio. Atlantide è stato una giusta e definitiva consacrazione per Andrea Purgatori. Se n’è andato troppo presto, aveva ancora tanto da dire e da dare. Arrivederci collega, adesso racconta la vita lassù.

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