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Wedding Tourism: giro d’affari di 330 mln, Taormina tra le location più desiderate

Il wedding degli stranieri in Italia è ormai diventato un affare per tutta la filiera turistica. Lo scorso anno secondo la ricerca “Destination Wedding in Italy”, elaborata dal Cst – Centro Studi Turistici di Firenze – sono stati 13.600 i matrimoni di stranieri celebrati nel nostro Paese, prevalentemente con rito simbolico (64% dei casi), pari a un +22% sul 2022.

Nel 40% dei casi la celebrazione avviene in una villa o in una dimora storica. Tra le annotazioni degli analisti vale la pena evidenziare quella relativa alla stagionalità del mercato che rimane pressoché immutata, con l’unico elemento di rilievo riguardante la maggiore distribuzione degli eventi nei cosiddetti periodi di spalla, ovvero nel primo e nel quarto trimestre dell’anno. Il che viene ovviamente visto come elemento molto interessante per decongestionare certe destinazioni già prese d’assalto dal turismo tradizionale nei periodi di picco, ovvero da giugno a fine settembre.

Le coppie provengono prevalentemente dagli Usa (31%), dal Regno Unito (20%) e dalla Germania (10%), ma risultano in crescita anche i mercati dell’Australia e del Canada. Equamente ripartiti i benefici rispetto alle aree geografiche: il 34% dei matrimoni si è infatti svolto al nord, il 35% al centro Italia (prevalentemente Lazio, Toscana e Umbria) e il rimanente 31% al sud e nelle isole. Che il wedding sia diventato l’affare del momento, lo certifica la spesa media per evento che in pochi anni è lievitata dai 35mila euro (2018) ai 59mila dello scorso anno, con una crescita di almeno un buon 10% annuo. Una cifra ragguardevole finalizzata al food and beverage per l’evento (35%), alla location (21%), all’ospitalità (17%) e ai servizi ancillari, come ad esempio i video, le foto o anche i fiori (27%).

Un altro dato di rilievo è la ricaduta in termini di soggiorni, perché i matrimoni di stranieri in Italia, nel 2023, hanno generato oltre 826mila arrivi e 2,4 milioni di presenze, con un fatturato che ha ormai superato la soglia degli 800 milioni di euro (cinque anni fa il volume d’affari era stato di 520 milioni). Anche in questa disamina gli analisti del Cst tengono a evidenziare che la fascia più rilevante – pari a un buon 60% – è quella degli eventi che contemplano dai 50 ai 100 invitati, che è poi la media più tradizionale anche per i matrimoni italiani. Ma l’osservatorio del wedding si è spinto anche oltre prevedendo per il 2024 una crescita, con almeno 1.200 eventi matrimoniali in più, e un incremento intorno al +8%.
Stime emerse anche dal sentiment degli operatori del settore interpellati, che nel 44% dei casi hanno indicato una crescita generalizzata, su arrivi, presenze e spese, di poco inferiore al 10%, con forti benefici per l’indotto. In particolare si rileva una interessante evoluzione dei wedding week, ovvero prolungamenti dei festeggiamenti per più giorni, magari con l’organizzazione di gite ed escursioni che coinvolgono gli stessi invitati.

Il wedding è un fenomeno su larga scala che premia non solo le destinazioni classiche come Venezia, Firenze e Roma, ma anche le bellezze decentrate, magari insolite e le località iconiche del Bel Paese agli occhi del mondo. Al Sud, in Sicilia, tra le mete più desiderate per le nozze c’è Taormina, dove si celebrano numerosi matrimoni di coppie straniere.

A tal proposito gli operatori del comparto sottolineano come per soddisfare e stupire la clientela comincia a farsi strada l’organizzazione di matrimoni che contemplano un’alta creatività. Non a caso, si sviluppano sempre di più i riti nel bosco, i matrimoni con degustazioni delle tipicità locali e quelli che prevedono visite nelle cantine sociali, quest’ultime molto apprezzate. Crescono, inoltre, target decisamente anomali come i riti per il cosiddetto “rinnovo promesse” (6%) e per l’elopement, letteralmente “fuga d’amore”, ovvero un matrimonio più intimo con pochi invitati. Tra le motivazioni di fondo espresse dagli stranieri che scelgono una destinazione italiana, vale ancora la rilevazione raccolta due anni fa dall’Accademia del Wedding che annotava come paesaggi, location, cibo e tipicità sono da sempre le molle che fanno scattare la scelta di una nostra destinazioni rispetto ad altre mete. C’è poi anche una componente etnica, poiché il 20% dei matrimoni esteri in Italia vede lo sposo o la sposa (o entrambi) di origine italiana, magari anche di tre, quattro generazioni fa.

A completare il business legato al mondo del wedding c’è poi la parte che riguarda i matrimoni dei nostri connazionali celebrati in una regione diversa da quella che è la loro residenza. Un fenomeno che sta prendendo piede se si considera che nel 2023 sono stati oltre 8mila i riti di questo tipo, con una spesa media decisamente inferiore rispetto a quella degli stranieri (41mila euro), ma comunque impattante per il territorio, vista la ricaduta economica che ne è conseguita. E sempre a proposito dei matrimoni degli italiani “fuori sede”, dal momento che il 35% è fedele al rito religioso, si riscontra una crescente domanda per cerimonie in location religiose atipiche, magari nel cuore di piccoli e caratteristici borghi.

A ben vedere, si tratta di un business notevole che la filiera del turismo organizzato ormai persegue con crescente interesse, visto che il fatturato di questo target domestico è di assoluto rispetto: lo scorso anno, il giro di affari si è aggirato intorno ai 330 milioni di euro, con arrivi a quota 760mila per un totale di oltre 1,1 milioni di pernottamenti.

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