HomeEditorialiVade retro Fornero, l'uomo chiacchiera colpisce ancora

Vade retro Fornero, l’uomo chiacchiera colpisce ancora

“Aboliremo la legge Fornero”. Quante volte avrà pronunciato questa frase Matteo Salvini da un decennio ad ora? E quanti voti ha preso la Lega sull’onda di questo mantra? Una vagonata. Detto, fatto. Matteone arriva al governo la prima volta con i 5 Stelle nel Conte 1 e non riesce a farlo perché c’erano i “cattivoni” grillini e non era possibile allora, in quell’esecutivo che durò da Natale a Santo Stefano e al quale fu proprio lui a staccare la spina dal Papete. E allora ecco il governo di centrodestra a guida Meloni, stavolta è quella buona, Salvini ci riprova, carica e parte in quarta per abolire la legge Fornero, che ad oggi manda in pensione gli italiani alle soglie del cimitero. Ci siamo, anzi no.

Matteone, “The Eraser”, si consacra nei panni dell’Uomo chiacchera, cade la maschera e rimane invece in piedi la legge Fornero, che doveva essere smantellata dalla Lega e dal centrodestra. Loro, i parlamentari, vanno in pensione con 5 anni di contributi e a 62 anni, agli italiani viene imposta quota 104 – e ora spunta la mossa della “mini-103 -, una somma di contributi e età con la quale si decreta che gli “altri”, la gran parte dei poveri comuni mortali dello stivale, dovranno aspettare la soglia dei 70 anni.

Ma com’è possibile? E gli slogan anti-Fornero? E i santini elettorali con la promessa di togliere di mezzo l’odiata riforma del governo di “Dracula” Monti? Proviamo a fare chiarezza e a capirne qualcosa di più. L’obiettivo dichiarato di Salvini è sempre stato ‘quota 41′, ovvero la possibilità di uscire anticipatamente dal lavoro con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. Il riconoscimento di “un diritto acquisito”, nell’interpretazione autentica del Carroccio. Come interviene invece la manovra 2024? L’uscita anticipata viene spostata in avanti, allontanandosi ancora un po’ dall’obiettivo di quota 41: si potrà andare in pensione con almeno 63 anni d’età e 41 di versamenti. Quota 104 prende quindi il posto di Quota 103. Ma non basta. Per rendere la misura sostenibile per il sistema, vengono introdotte alcune penalizzazioni, riguardano la parte retributiva per il calcolo, quella antecedente la riforma Dini del 1995.

E a questo punto c’è da chiedersi: il governo di centrodestra con un Ministro dell’Economia che è della Lega (Giancarlo Giorgetti) dà il due di picche al capo del partito leghista? La risposta sarebbe nella situazione demografica del Paese, con il totale dei contributi versati che si riduce mentre aumenta la vita media con l’invecchiamento della popolazione, ed il risultato di riavvicinare il limite di guardia per la sostenibilità del sistema.

Un modo elegante per dire agli italiani che oggi hanno una soglia di sopravvivenza che si è alzata, vivono di più e quindi devono andare in pensione più tardi. Praticamente lo stesso ragionamento fatto ai tempi dalla Fornero.

La manovra 2024 va in una direzione “montiana” che sembra quasi un dettato di Bruxelles eseguito dal bravo alunno Giorgetti. Chi raggiunge il requisito contributivo attualmente previsto per la pensione anticipata, 42 anni e 10 mesi (41 e 10 mesi per le donne) indipendentemente dall’età dovrà rimandare la sua uscita dal lavoro per il ricalcolo rispetto all’aspettativa di vita che ripartirà già dal 2025, anziché dal 2027, allungando i tempi e allontanando ancora di più la quota 41 cara a Salvini.

Adesso Salvini, in zona Cesarini, per non perdere la faccia, ha chiesto un accordo sulla mini Quota 103. La Lega, come detto, ha sempre premuto per fermare la legge Fornero e Quota 104. Da qui l’auspicio di mantenere Quota 103, ma con un ricalcolo contributivo. E alla fine il capo del Carroccio spinge affinché si possa andare in pensione anticipata con 62 anni di età (ma chi, per quanti sarà possibile?) e 41 di contributi (chi li avrà maturati?), ma l’assegno da calcolare secondo le regole del sistema contributivo. Si allungherebbero anche i tempi per le finestre di uscita: 7 mesi per i lavoratori privati e 9 mesi per i dipendenti pubblici. In ogni caso, l’assegno mensile riconosciuto non potrà essere maggiore di quattro volte il trattamento minimo previsto a legislazione vigente.

Sul piano politico non è niente di più e niente di meno che un tradimento politico agli elettori che avevano votato Lega (e centrodestra) auspicando lo stop alla legge Fornero e che adesso si ritrovano con un governo di poltronari (l’ennesimo) che lascia in vigore una legge capestra.

La Fornero con quella sua normativa devastante affonda – e continua a mortificare – le speranze degli italiani di godersi un minimo di riposo nella vecchiaia e li manda al lavoro a logorarsi sino ad un passo dalla tomba. La professoressa non si è fatta problemi a spremere i cittadini come un limone, infischiandosene della dignità di chi, dopo una vita di sacrifici, ha diritto ad un meritato momento di riposo da dedicare ai propri affetti.

Salvini si è fatto paladino di questa battaglia, ci ha fatto una testa (e un mazzo) così per 10-12 anni, promettendo che avrebbe fatto cancellare quella follia. Tanti allocchi hanno creduto alla sua promessa e poi alla resa dei conti Matteone si è calato le braghe pur di restare al governo ed evitare di far incazzare Sua Maestà Bruxelles. Ma l’importante è che i parlamentari vadano comodamente in pensione con qualche spicciolo di contributi.

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