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Turismo delle radici, stima clamorosa per il 2024. C’è anche Taormina

TAORMINA – Il 2023 è stato un anno fortunato per il turismo in Italia ma il 2024 promette di essere altrettanto positivo, se non addirittura migliore. Il 2024 è stato dichiarato l’anno del turismo delle radici, ovvero quel tipo di turismo per cui gli italiani emigrati nel mondo e i loro discendenti (circa 60 milioni di persone) tornano a visitare e a vivere i luoghi dei loro antenati. Una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie origini, visitare il luogo dove tutto è iniziato, conoscere la propria città ma più in generale anche viaggiare in altri territori italiani. E’ un mercato in forte crescita, sul quale potrà puntare anche la Sicilia e Taormina, destinazione di riferimento del turismo nell’isola e nell’intero Sud.

Si tratta di un movimento con un’ottima capacità di spesa, voglia di conoscere e vivere in pieno l’Italia che potrebbe generare una spesa annua in Italia molto vicina a 8 miliardi di euro. Emerge da un’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità italiane di 8 paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Usa) presentata al Ttg di Rimini.

Sono 4 le tipologie dell’italiano/turista delle radici. Si parte dal “nostalgico”, un migrante di prima generazione. Ha un legame con l’Italia strettissimo, parla italiano e si sente italiano all’estero. Il viaggio delle radici è un must: un desiderio di condividere con la famiglia la propria storia. Nel viaggio si è guide di se stessi. Si sa dove andare e come muoversi. C’è poi “l’Ambassador” che viene spesso in Italia per motivi lavorativi. Si sente italiano. Organizza da solo i propri viaggi anche con la famiglia. E’ una persona che ha una buona influenza nella propria comunità di adozione e che è un vero e proprio testimonial di italianità all’estero. Il terzo cluster è “l’Italo-…” ovvero l’italiano di seconda generazione, che non si definisce solo italiano ma italo-americano, argentino, brasiliano… Approfondisce le sue radici come ricerca di identità. Il viaggio in Italia significa rivedere i luoghi di origine, i borghi, le case, i cimiteri dove sono sepolti i propri antenati. Questo turista ha bisogno di percorsi programmati e di vivere esperienze di italianità. Infine c’è “il curioso”: è il giovane italiano nato all’estero che vuole vivere l’italian style e desidera venire in Italia per fare esperienze immersive non necessariamente legate alla volontà di riscoprire le proprie radici genealogiche. E’ un target con un profilo più turistico, che non si sente italiano, ma che desidera fare esperienza di italianità che gli sono state veicolate tramite anche filmografia e social.

L’incontro con la famiglia e la visita dei luoghi di origine sono, come detto, le motivazioni di partenza del viaggio, ma alla pari dell’attrazione per la bellezza del Paese nel suo complesso e della passione per la cucina. Ecc perchè si va oltre la dimensione della persona che va a riscoprire la città di origine. Il risultato è un itinerario composito, per il quale in 3 su 10 mettono a disposizione tra 1 e 2 settimane e altrettanti addirittura dai 15 ai 30 giorni, anche se il 40% ammette di unire un passaggio anche in altri Stati europei.

Ne consegue un budget messo a disposizione – per una vacanza che quasi 4 su 10 pianificano di 1 o 2 settimane – di 2.300 euro per persona, che diventano 3.700 per chi si allunga fino a un mese: cifre di tutto rispetto, anche se il costo del trasporto incide notevolmente sulle medie calcolate a secondo del Paese da cui si parte.

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