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Trovato morto lo 007 che indagò su Emanuela Orlandi: doveva incontrare un giornalista

Si registra un’inquietante notizia nel mistero della scomparsa di Emanuela Orlandi. Giulio Gangi è morto. La persona deceduta in strane circostanze è un ex funzionario dei Servizi Segreti che nel giugno 1983 partecipò alle prime indagini sulla scomparsa della Orlandi. Come riporta il Corriere della Sera, la mattina del 2 novembre, in circostanze non ancora completamente chiare, il 63enne è stato trovato morto in un’abitazione al quartiere Infernetto, zona sud di Roma, steso sul suo letto.

All’epoca in cui finì sui giornali, nel giugno 1983, Gangi aveva 23 anni. Gangi – come riporta il Corriere della Sera – era un agente del Sisde con ottime coperture politiche, che pareva destinato a una luminosa carriera. Fu lui, tre giorni dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi, a presentarsi a casa della figlia del messo pontificio di Karol Wojtyla, all’interno della Città del Vaticano, offrendo un aiuto. Lui a svolgere i primi accertamenti sul giallo, impegnandosi anche nelle ricerche. E ancora lui, una decina d’anni dopo, a essere messo ai margini del servizio segreto civile per indagini «inopportune».

Ieri mattina, in circostanze non ancora chiare, Gangi, 63 anni, è stato trovato morto nella sua casa. Era spirato da non molto e i disperati tentativi di salvarlo sono risultati vani. A dare l’allarme è stato un amico discografico, Luigi Piergiovanni, che ospitava «l’uomo dei misteri» del caso Orlandi in una sua dependance, da quando Gangi aveva perduto l’anziana madre, con la quale aveva vissuto fino alla fine, in una villetta poco distante.

«A scoprire il corpo è stata mia moglie, allertata da un amico con il quale Giulio faceva spesso colazione in un bar poco distante, preoccupato perché non rispondeva al telefono — ha raccontato Piergiovanni —. La porta era chiusa dall’interno. Era sul letto, agonizzante. Abbiamo chiamato un’ambulanza, i medici hanno tentato di rianimarlo. È stato portato all’ospedale Grassi e deve essere morto durante il tragitto, a ucciderlo forse è stato un ictus».

La carriera dell’ex 007 del Sisde si interruppe presto, a metà anni ‘90 – al tempo della cosiddetta trattativa Stato-mafia – quando Gangi fu trasferito d’ufficio dalle fumose stanze delle barbe finte al ministero dell’Economia. «La mia personale epurazione fu causata da un’operazione di Stato, legata a fatti di mafia, ancora più delicata della questione Orlandi», disse Gangi, restando sul vago.

Sarà l’autopsia a chiarire le cause del decesso. Gangi – sempre come riporta il CorSera – soffriva di periodiche depressioni, era ipocondriaco. «Le disavventure lavorative lo avevano profondamente segnato», ha aggiunto l’amico e padrone di casa, che lo conosceva fin da ragazzo. In tempi recenti, comunque, l’ex 007 sembrava essersi ripreso, aveva smesso di assumere farmaci. Tanto che, in un momento di ritrovata vitalità, giusto lunedì scorso aveva preso appuntamento con un giornalista del Corriere per svolgere «un sopralluogo» e approfondire alcuni aspetti relativi al giallo di Emanuela, che gli era rimasto nel cuore da sempre. «Il giorno prima che decidi di passare chiamami dalle 13.30 in poi, così mi organizzo. Il sopralluogo lo facciamo alle 11.30 poi a magna’ in un posto vicino. Un abbraccio!» Questo il suo ultimo messaggio. «Ok, settimana prossima. Vada per pizza e birretta», era stata la risposta del cronista. A quell’appuntamento Gangi non si potrà più presentare.

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