Non è un più un mistero che l’Europa sia diventata ormai un “giocattolo” nelle mani di Germania e Francia, con qualcun altro a ruota e l’Italia costretta a subire per non farsi commissariare come avvenne ai tempi del defenestramento di Berlusconi e il governo di Monti e la Troika. C’è chi fa la coreografia e c’è chi balla. La coppia Meloni-Salvini, che un anno fa prometteva ferro e fuoco agli italiani contro i poteri forti, il blocco navale e una prova muscolare a Bruxelles, si è ridotta (per non farsi defenestrare) all’ennesima riedizione dei vari esecutivi made in Italy in stile “Ambrogio”. L’ennesima, impietosa, riprova di come ci considera l’Europa arriva dalla manovra appena varata da Palazzo Chigi.
Si materializzerà fra circa un mese – dopo il 20 novembre – il giudizio della Commissione europea sulla manovra di bilancio italiana per il 2024. E riguarderà ovviamente tutti i Paesi appartenenti all’area dell’euro che hanno inviato i loro documenti di bilancio, ma l’attenzione (chissà perché) è sempre rivolta anche e soprattutto all’Italia. Un pò come se fossimo il Pierino della situazione. Immaginate il maestro a scuola che si mette a girare per i banchi controllando sempre lo stesso alunno, infischiandosene degli altri. In Europa funziona più o meno così e noi siamo quelli che sono stati costretti a diventare il campo profughi del Vecchio Continente, l’unico Paese dove si accolgono i disperati.
In ambito economico, l’Italia come gli altri paesi nel documento programmatico di bilancio (Dpb) inviato alla commissione europea è partita dalle raccomandazioni già ricevute dopo la presentazione del Def nella scorsa primavera.
C’è una raccomandazione della Commissione che però (e menomale..) – come evidenziato da Open – è rimasta lettera morta nel documento di bilancio italiano: quella sui valori catastali che aveva cercato di riformare il governo precedente di Mario Draghi fra mille polemiche. Nello specchio finale sulle azioni intraprese dal governo italiano per dare risposta alle raccomandazioni ricevute l’invito della Commissione europea è effettivamente citato.
Si trattava della prima raccomandazione all’Italia, che era quella di «ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l’efficienza del sistema fiscale mediante l’adozione e la corretta attuazione della legge delega di riforma fiscale, preservando nel contempo la progressività del sistema fiscale e migliorando l’equità, in particolare mediante la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, comprese l’IVA e le sovvenzioni dannose per l’ambiente, e la riduzione della complessità del codice tributario; allineare i valori catastali ai valori di mercato correnti…»”.
Dunque sul catasto non si muoverà foglia, mentre si prospetta un intervento di riduzione dei crediti di imposta nel contesto intanto del Superbonus. E ovviamente si punta al contrasto dell’evasione fiscale, con i soliti auspici di sempre. L’Europa ci osserva, facciamo attenzione altrimenti i “maestrini” potrebbero prenderci a colpi di spread.