A partire dal prossimo anno, viaggiare in Italia sarà ancora più costoso. Il 2026 porterà ulteriori aumenti sul balzello in molte località turistiche. Almeno per adesso non si prospettano ulteriori impennate delle tariffe nel caso specifico di Taormina, dove il massimo applicabile il Comune lo ha già raggiunto quando nell’estate 2023 – quella del “Salva Taormina”, per intendersi – venne disposto un incremento poi scattato dal 1 settembre di quello stesso anno.
Ad ogni modo il governo Meloni intende prorogare la possibilità per i Comuni italiani di incrementare la tassa, trattenendo però il 30% del maggior gettito, da destinare ai fondi per l’inclusione delle persone con disabilità e per l’assistenza ai minori. È quanto si legge in un passaggio di una nota del Consiglio dei Ministri sulle misure del decreto economia.
Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, che si è detta contraria al fatto che lo Stato tenga per sé una parte degli incassi aggiuntivi. E’ stata criticata, in tal senso, la scelta di coprire con entrate che dipendono dai flussi turistici spese importanti per disabili e minori.
“Il 2025 sarà un nuovo anno record per quanto riguarda gli incassi dell’imposta di soggiorno che raggiungeranno ben 1 miliardo e 186 milioni, segnando un incremento significativo rispetto all’anno scorso, pari al +15,8% – ha dichiarato Massimo Feruzzi, responsabile dell’Osservatorio nazionale sulla tassa di soggiorno di JFC – Dalle prime rilevazioni e stime riferite al 2026, gli incassi relativi all’imposta di soggiorno, tra incrementi di tariffe, modifiche al regolamento con ampliamento dei periodi di applicazione dell’imposta e altre amministrazioni che la introdurranno, potrebbero toccare quota 1 miliardo e 300 milioni“.
“L’imposta di soggiorno non costituisce un’entrata libera, ma è stata concepita per finanziare le spese direttamente collegate all’impatto dei flussi turistici”, ha evidenziato a sua volta il presidente dell’Anci, Gaetano Manfredi.
A Taormina, l’imposta di soggiorno, in vigore dal 2013, nel 2024 ha raggiunto un gettito per le casse del Comune di 4.690.000 euro e nelle previsioni di bilancio del 2025 l’introito è destinato ulteriormente a crescere, con il dato stimato di circa 6 milioni di euro.
Le località turistiche più rappresentative del turismo italiane, e tra queste Taormina, hanno alzato di recente il pressing sul governo centrale per sollecitare il via libera ad un innalzamento dell’attuale soglia del tax cap, dalla quota massima fissata a 5 euro, ad una soglia ritoccata che, a seconda delle volontà poi dei singoli Comuni, potrebbe elevarsi sino alle 10 euro a notte. A Taormina l’orientamento sarebbe quello, ad esempio, di andare eventualmente a ritoccare il tax cap delle strutture alberghiere a 5 stelle. Ciò, ribadiamolo, sempre in caso di eventuale via libera sul punto da parte del Governo.
Il punto di tutta la discussione che si fa in Italia sull’argomento in realtà, è un altro. Il governo Meloni dovrebbe trovare la lucidità e il coraggio (che non avrà) di ribaltare completamente la prospettiva sull’imposta di soggiorno.
Il gettito dell’imposta di soggiorno sin qui, negli anni, è stato utilizzato dalla quasi totalità dei comuni italiani – compresa Taormina – per fare quadrare i bilanci. E’ stata questa la priorità e le risorse non sono state impiegate in termini adeguati per sostenere incisivamente dinamiche di crescita e sviluppo del turismo né scenari di miglioramento della vivibilità nei territori. Ecco perché la gestione delle somme dell’imposta di soggiorno andrebbe tolta ai comuni e ripensata in termini diametralmente opposti.
L’imposta di soggiorno andrebbe, insomma, tolta al controllo e al potere di spesa da parte dei comuni, ricollocandone la gestione in un altro contesto in grado di determinare un impatto strategico di queste risorse nei territori. Ad oggi in Italia questo “tesoretto” (anzi “tesorone”) è diventato una sorta di “giocattolo” della politica e degli amministratori di turno. Dovrebbe avere un impatto straordinario a sostegno del turismo, come da finalità istitutive, e invece finisce per andare in fumo tra molteplici scelte sbagliate o sicuramente molto discutibili.
E allora i fondi per il turismo non possono continuare ad essere gestiti dalla politica. Meno che mai che dalla politica di questo tempo, che di turismo capisce molto poco o tutto al più pensa di ritagliarsi uno spazio attivo nelle logiche del comparto per allargare il perimetro degli sprechi nei palazzi municipali.


