HomeAttualità e CronacaTaormina ricorda Aurelio Buciunì, il fuoriclasse della cucina siciliana

Taormina ricorda Aurelio Buciunì, il fuoriclasse della cucina siciliana

TAORMINA – Sono trascorsi 15 anni dalla sua scomparsa ma Aurelio Buciunì rimane nel cuore dei taorminesi. Il 27 aprile 2007 se ne andava all’età di 64 anni “Il Moro” (“U moru”), lo chef che ha scritto pagine di storia della capitale del turismo siciliano con la sua abilità ai fornelli, un uomo che ha fatto della cucina un’arte ed è riuscito a fare innamorare il mondo con la magia dell’enogastronomia nostrana.

Oggi a Taormina è prevista in suo suffragio una Santa Messa nella Basilica Cattedrale di Taormina (ore 18) e anche noi, nel 15esimo anniversario dalla sua dipartita, vogliamo ricordare Aurelio Buciunì, un professionista che è stato anche un esemplare padre di famiglia, un uomo che ha lasciato un segno nell’album dei ricordi eterni della Città di Taormina per la sua umanità, prima ancora che per il suo talento innato ai fornelli.

Non a caso ancora adesso, c’è chi si fa vanto di provenire dalla “scuola” dello chef Buciunì, che non ha tenuto la propria bravura per sé, chiusa in un cassetto, ma l’ha messa a disposizione degli altri, per tramandare i segreti della buona cucina siciliana ad allievi e collaboratori. Conosceva il mestiere esattamente come i grandi musicisti conoscono alla perfezione lo spartito, era bravo come pochi altri ma ha avuto la generosità e la lungimiranza di mettere la sua maestria al servizio di tutti. Aveva un approccio al lavoro e alla vita che si distingueva dalla media, è riuscito a farsi apprezzare e voler bene per quel suo modo di essere semplice, determinato ma sempre umile. Era schivo e riservato, del tutto lontano dall’epoca attuale dei “masterchef” e di tanti chef mediatici. Aurelio non amava l’egocentrismo delle star della tv: dei loro piatti stellati, semi-vuoti ma iper-costosi, vogliamo pensare che oggi lo chef Buciunì si sarebbe fatto una risata, un pò come quando c’è chi va ancora in classe alle elementari ma ostenta di avere la cattedra all’università.

“La cucina si fa con il sapore, le persone si seducono con il gusto, non con le sceneggiate”, diceva senza fare giri di parole Aurelio Buciunì, lo chef con la “C” maiuscola, uno che non amava gli effetti speciali per stupire la gente e predicava la grande bellezza della cucina tradizionale. Buciunì si è consegnato di diritto alla storia di Taormina, nel capitolo di quelli che l’hanno fatta conoscere nel mondo come una meta turistica di riferimento negli anni della dolce vita e l’hanno fatta diventare poi un’icona del top travel.

Buciunì fu nominato nel 1978 Cavaliere ufficiale del Lavoro Turistico, poi celebrato un anno dopo anche dalla Federazione Italiana Cuochi. Nella sua vita ha fatto incetta di riconoscimenti, e molti altri ancora ne avrebbe meritati. La sua fama ha valicato i confini italiani e ha “stregato” l’Europa e il mondo negli anni in cui la magia ancora incontaminata di Taormina incantava i forestieri ed anche i (veri) vip del jet set internazionale.

“E’ stato un grande educatore e maestro di vita”: così lo ricorda Domenico Privitera e in queste parole c’è il senso di un taorminese “U moru”, il cui nome è stato e rimarrà per sempre sinonimo di eccellenza di Taormina in Italia e nel mondo. Aurelio Buciunì non è stato semplicemente un interprete sopraffino del mondo della cucina ma decisamente di più. Si scrive chef, si legge fuoriclasse.

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