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Russia, è morto in prigione il dissidente Alexei Navalny

ROMA (ITALPRESS) – E’ morto Alexei Navalny. Il dissidente leader dell’opposizione russa è deceduto nella colonia penale dove era detenuto: lo annunciano i media russi, citando il servizio carcerario. Le cause della morte di Navalny “sono in fase di accertamento”.

È stato fra i più noti oppositori del presidente della Russia, Vladimir Putin. Era a capo del partito Russia del Futuro e presidente di Coalizione Democratica (che unisce Russia del Futuro, RPR-Parnas e Scelta Civica), formazione in precedenza co-presieduta con Boris Nemcov. Era il fondatore della Fondazione Anti-corruzione.

Secondo quanto riferito dal servizio penitenziario federale russo, Navalny dopo avere effettuato questa mattina una passeggiata si è sentito male e ha perso conoscenza quasi immediatamente. Gli operatori sanitari dell’istituto sono arrivati immediatamente ed è stata chiamata un’équipe medica di emergenza. Tutte le misure di rianimazione necessarie non hanno dato però risultati positivi. I medici del pronto soccorso hanno confermato la morte del condannato e si stanno accertando le cause del decesso. Il presidente russo Vladimir Putin è stato informato della morte del leader dell’opposizione Aleksei Navalny, secondo quanto riferito dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

“Dopo anni di detenzione in un regime carcerario non proprio liberale, la Russia perde una voce libera- Siamo vicini alla famiglia, ci siamo sempre battuti, anche quando ero al Parlamento europeo, per la libertà sia in Russia sia in Bielorussia. Adesso ci sarà una voce di libertà meno”, ha commentato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Per il premier Giorgia Meloni, “la morte di Alexei Navalny, durante la sua detenzione, è un’altra triste pagina che ammonisce la comunità internazionale. Esprimiamo il nostro sentito cordoglio e ci auguriamo che su questo inquietante evento venga fatta piena chiarezza”.

Nell’agosto 2020 è stato ricoverato in gravi condizioni dopo essere stato avvelenato. Secondo il suo staff l’avvelenamento sarebbe avvenuto tramite l’agente nervino Novichok; tuttavia non vi sono prove, mancando nella sua cartella clinica proprio un dato fondamentale, l’analisi sul livello della colinesterasi, che proverebbe l’avvelenamento da organofosfati come il Novichok. Il 2 febbraio 2021 il tribunale Simonovsky di Mosca ha sostituito la condanna sospesa di 3 anni e 6 mesi di Navalny nel caso Yves Rocher con una definitiva. La CEDU, alcune organizzazioni internazionali per i diritti umani, alcuni leader dei paesi occidentali, nonché numerosi media internazionali hanno definito la reclusione di Navalny come politicamente motivata.

Nel febbraio 2021 Amnesty International ha ritirato a Navalny la designazione di “prigioniero di coscienza”, per via dei suoi video e delle sue dichiarazioni pro-nazionaliste fatte in passato che costituirebbero incitamento all’odio, ripristinandola a maggio dello stesso anno. Il 22 marzo 2022, il tribunale di Lefortovo di Mosca ha condannato Navalny a 9 anni di carcere in una colonia penale di regime severo. Il 4 agosto 2023 lo stesso tribunale ha condannato l’oppositore di Putin a 19 anni a fronte dei precedenti 9. Nei giorni precedenti alla sua morte, Navalny aveva dato l’avvio alla campagna contro la rielezione di Putin nel 2024 che mirava a coinvolgere cittadini a distribuire video e post per la campagna online o a realizzare graffiti e affiggere volantini

– foto: Ipa Agency –

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