HomeEditorialiRiforma del premierato, la svolta dopo 11 abusivi a Palazzo Chigi

Riforma del premierato, la svolta dopo 11 abusivi a Palazzo Chigi

Dopo un anno di chiacchiere e poche cose fatte bene, il governo Meloni lancia un segnale per provare a rendersi meno inutile agli occhi degli italiani e stavolta l’esecutivo mette in campo una riforma che di per sé meriterebbe di trovare tutti d’accordo e non dovrebbe avere maggioranze e minoranze perché – per una volta – fa l’interesse dei cittadini. Parliamo della riforma del premierato, con elezione diretta del primo ministro, che in un normale esercizio di democrazia è giusto venga scelto ed eletto con il consenso popolare della gente. Niente di più e niente di meno.

A quanto pare c’è l’accordo nella maggioranza sul testo che verrà presentato in Consiglio dei ministri. Non a caso questa novità è stata definita “la riforma delle riforme” dalla ministra Elisabetta Casellati che sul tema ha una delega ad hoc e questa variante sul tema politico è racchiusa in un disegno di legge costituzionale formato da cinque articoli. Per una fase, tra tante fesserie di palazzo, un minimo di enfasi è legittimo perché si pone fine ad una lunga stagione di giochetti e imbacascate di palazzo che hanno portato alla caduta di maggioranze elette nelle urne, con la conseguente formazione di governi tecnici e coalizioni di peones che non hanno niente a che vedere con la democrazia.

Se la riforma presidenzialista promessa da Meloni fosse intervenuta 30 anni fa l’Italia si sarebbe risparmiata almeno 11 premier che si sono seduti abusivamente sulla prima poltrona di Palazzo Chigi. Per capirci non ci sarebbero stati i vari Renzi, Gentiloni, Conte, Monti, Ciampi, Dini, Maccanico, Amato, D’Alema, Letta e Draghi (che tra tutti questi indubbiamente è stato il meno peggio). E per chi l’avesse dimenticato, ricordiamoci, che l’Italia, prima del governo in carica di centrodestra, veniva da un decennio di governi tecnici telecomandanti dal Quirinale e da Bruxelles, privi di alcuna legittimità popolare e mai votati dagli italiani. Gli ultimi politici che hanno vinto le elezioni e ci hanno messo la faccia agli occhi della gente sono stati Silvio Berlusconi e Romano Prodi (entrambi poi fatti fuori a legislatura in corso) e poi un anno fa Giorgia Meloni.

Secondo le ultime bozze del disegno di legge costituzionale circolate, la riforma andrebbe a modificare tre articoli della Carta: l’88 sul potere del capo dello Stato di sciogliere le Camere, il 92 sulla nomina del premier e il 94 sulla mozione di fiducia e sfiducia al governo. In sostanza, dalla prossima legislatura le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e per il rinnovo delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale. La parola agli italiani. E adesso risparmiateci l’idiozia di chi avrà il coraggio demenziale di non essere d’accordo con questa riforma.

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