HomePoliticaPD invita Bolognari a dimettersi: "Niente più alibi per De Luca"

PD invita Bolognari a dimettersi: “Niente più alibi per De Luca”

TAORMINA – “Il coordinamento del Partito Democratico di Taormina, riunitosi lo scorso 28 settembre, ha invitato la rappresentanza della propria area politica a rassegnare le dimissioni dal Consiglio Comunale. Questo invito è stato condiviso e discusso con le altre forze politiche di minoranza. C’è il rischio di far passare la contestazione degli errori della maggioranza come nostro personale livore da sconfitta e non come diritto di opposizione dell’operato di una Amministrazione che ha già commesso numerosi gravi errori. E ciò non possiamo permetterlo, per rispetto delle persone e della verità”. Così il Partito Democratico di Taormina in una nota della quale comunica di aver chiesto le dimissioni al proprio rappresentante in Consiglio comunale e si tratta dell’ex sindaco ed attuale leader dell’opposizione Mario Bolognari, al quale i dem chiedono di lasciare il Civico consesso per “non concedere alibi” all’attuale esecutivo che ha vinto le elezioni quattro mesi fa.

“Niente più alibi quindi – spiega il Pd Taormina, guidato dal coordinatore Filippo Patane – ma l’Amministrazione risponda alla Città, dentro la quale noi ricostruiremo un’opposizione reale e diffusa sul territorio. La sconfitta elettorale, netta, scaturisce dalla volontà di superare vecchi schemi, su cui è caduto un giudizio definitivo. Per questo abbiamo deciso di lavorare subito per una alternativa, di idee e persone, che rappresenti le migliori forze, pulite, della città. Un progetto aperto anche a chi non sta, oggi, da questa parte, uomini e donne che conosciamo, stimiamo e non abbiamo mai rinnegato. Trascorsi i primi cento giorni di governo della città, non si può omettere che, tra invettive, delazioni, retate, uso di informazioni non veritiere, si è creato un clima pesante, dove nessuno vuol vedersi distruggere la propria immagine pubblica, privata e professionale. Tanto meno fare da comodo bersaglio, dentro una cappa di assordante silenzio”.

“Non diremo quindi che uscire frettolosamente dalla Fondazione Taormina Arte ha lasciato alla Regione campo libero per organizzare il festival, di cui ora possiede il marchio, senza di noi a casa nostra. Non diremo che la revoca della gara del Palazzo dei Congressi produrrà solo un inutile e costoso contenzioso, e che il fine dell’affidamento non è quello di guadagnare un fitto (che ammontava tra oneri a carico e canone ad oltre 150 mila euro annui) ma aumentare le presenze turistiche stanziali attivando un circuito congressuale. Non diremo che per guadagnare 50 mila euro in più con i matrimoni, a carico di 50 coppie straniere, ci dimentichiamo che queste muovono su Taormina almeno 5.000 soggiorni, mostrando così al mondo un’idea del turista che corrisponde solo al “pollo da spennare””.

“Non diremo che non c’era alcun bisogno di aumentare ticket e tariffe, vista l’attuale situazione economica dell’ASM, soprattutto se tutto questo serve ad approvare una pianta organica che prevede ben quatto direttori generali che costeranno oltre 400 mila euro all’anno. Non diremo nemmeno che gli aumenti dei tributi comunali non servono a coprire i debiti di ieri (che si pagano con le riscossioni dei vecchi crediti) ma solo le maggiori spese di oggi. Non diremo che avere un museo ove far confluire i nostri reperti è indispensabile per chiudere il conto con la storia, oltre che costituire un elemento essenziale per completare l’offerta turistico culturale della città. Non commentiamo la scelta di revocare la convenzione con l’ente parco (e non integrarle o modificarle) per fare del primo parlamento siciliano (palazzo Corvaja) una forse mai sede di tavoli da roulette e slot machine”.

“Non diremo che l’ex “Giara” è l’unico bene immobile da cui poter guadagnare un fitto (questo sì puramente commerciale), per cui era proprio l’unico da non cedere perché in grado di garantire un concreto potenziale flusso di cassa. Viceversa non diremo che la Badia Vecchia, non avendo particolare attrattiva commerciale, viene sottratta all’uso della comunità, intaccando un patrimonio storico-culturale inalienabile. Anche perché ci risulta che l’OSL abbia già in mano circa 24 milioni di euro: perché tanta fretta di s-vendere?”.

“Si faccia polizia fiscale e pulizia, annullando atti, revocando contratti, rompendo legami veri o presunti e spezzando le reni, purché di rapporti e relazioni non se ne creino di altre. Si faccia pulizia, quindi, ma anche dei rifiuti. A tal proposito non diremo che la ricerca volontaria di un incidente con la ditta (e non sappiamo né intuiamo per quale motivo) è andata solo a danno della città. Siamo consapevoli che questa sarà una lunga traversata, visionaria, che giungerà al traguardo quando il blocco unico si frantumerà in tre, quattro, cordate: in quel momento, ineluttabile, saremo già pronti a rappresentare una città dialogante, moderna, amministrata, nostra. Niente è per sempre. State sereni”.

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