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Meno Europee, più Taormina….

Nel momento in cui le big company internazionali vanno all’assalto di Taormina e c’è una città in fermento, che sta cambiando volto, a tutto questo processo economico e sociale work in progress, (bello o brutto che sia), fa da contraltare il vuoto di una politica che dovrebbe essere oggi più che mai presente e che, invece, da queste parti è praticamente scomparsa dai radar.

A Taormina si è andati alle urne nel maggio del 2023, non è trascorso nemmeno un anno ma di quelle elezioni è rimasto poco o nulla ed è come se fosse trascorsa un’era geologica. Anche se qualcuno non se n’è accorto o fa finta di non averlo compreso, il sapore dell’agognato cambiamento è diventato più irriconoscibile del Winner Taco nella sua seconda versione.

Si è persino già aperta la corsa al dopo-De Luca, perché si sa che il sindaco si dimetterà da sindaco nel momento stesso in cui si tornerà a votare per le Regionali. Cateno De Luca si è detto certo che si voterà nel 2026. Dovrebbe, quindi, essere quello il momento in cui il parlamentare ritenterà la presa di Palazzo d’Orleans e lascerà la fascia tricolore, dando le dimissioni anticipate da sindaco di Taormina. Intanto, nella Perla dello Ionio, con una legislatura destinata ad essere corta si va avanti con una situazione che appare surreale.

Scateno è sempre più proiettato verso altri traguardi, sgasa e corre da un posto all’altro, da una platea isolana a una ribalta nazionale. Taormina è finita da un pezzo in secondo piano e l’amara realtà è che sta scivolando sempre più ai margini dell’agenda del sindaco. Il leader di Sud chiama Nord si è lanciato in maniera totale nella contesa per le elezioni Europee e all’orizzonte ci sono tre mesi pieni di campagna elettorale. Ciò significa che qui lo si vedrà ancora meno dei mesi recenti. Al palazzo municipale rimane la Giunta che riceve direttive via Whatsapp o per telefono e un esperto che fa da tutor ad assessori e consiglieri. Per certi versi è uno scenario anche un pò da libro cuore, perché si sa che il mare calmo della sera ha il suo fascino e ti illumina d’immenso, poi presto o tardi arrivano le onde e mentre il capitano naviga altri mari, le cose si complicano e ahivoglia a cantare “Vado al Massimo”.

Dall’altra parte, se Atene piange, Sparta non ha molto da ridere. Al di là del godimento da divano per il malcontento che tra la gente cresce, tutto il fronte paesano di opposizione non è pervenuto. Ad oggi non ha le carte in regola per rappresentare un’alternativa e non dispone di nessuna figura in grado di emergere.

In questo quadro abbastanza scialbo e soporifero emerge il grande paradosso di una Taormina dai due volti. C’è la città che – piaccia o non piaccia – è protagonista con il fermento commerciale ed economico, un territorio ambito e desiderato da fuori, capace di attrarre tante aziende di rilievo, multinazionali di rinomata fama e indubbia solidità e non più i “pataccari” che avevano preso d’assalto il tessuto commerciale locale negli ultimi 15-20 anni. E, tuttavia, c’è l’altro volto di Taormina, con l’impalpabilità di una classe politica che nel suo complesso non regge il confronto con il momento che sta vivendo la città. Si alza il livello dell’offerta, ma il palazzo non accompagna questa new era.

Ma così dove si vuole andare? La Città di Taormina dovrebbe essere all’altezza del cambiamento in corso, governare le sfide in atto e stare al passo con una stagione che può diventare, per vari motivi, uno spartiacque per il futuro del territorio. Taormina ha la fortuna, da sempre, di poter contare sul pilota automatico degli Dei, per tanti versi se ne frega delle contorte trame umane e va oltre le sceneggiate dei suoi vari interpreti di stagione. Ma poi almeno un pò di applicazione la meriterebbe.

Al palazzo municipale taorminese, di questi tempi, non vedremo mai nessuno, tra gli adepti e i sanculotti d’annata, che troverà il coraggio di chiudersi con il sindaco in una stanza per fargli capire, in modo affettuoso ma perentorio che il suo passepartout per Palermo passa ancora dal fare bene a Taormina, e bisogna essere più presenti qui. Non si può sacrificare sempre la centralità delle questioni attinenti il rilancio turistico ed economico di un territorio sull’altare di altre battaglie, che saranno le più epiche e cruciali del pianeta ma le cui sorti si decidono assai più lontano dalle nostre latitudini. Siamo tutti d’accordo sul fatto che la farina di grillo fa schifo e che il centralismo romano ha fatto più danni della grandine e i vari governi si sono mangiati pure le pietre. Ma da queste parti sarebbe già una gran cosa se la politica riuscisse a sistemare le questioni locali, che esulano da Bruxelles.

D’altronde se i destini di Taormina dipendessero da come vanno le cose nei vari Parlamenti, qui la storia sarebbe già finita da un bel pezzo. Invece, per fortuna questa bellissima città esiste ancora e andrà avanti ancora a lungo, per tante generazioni dopo di noi. Nonostante noi.

Il 9 giugno si vota per le Europee, chi vuole andare a votare vada, chi si è rotto invece i maroni stia a casa, ognuno deciderà seconda coscienza. Ora è il momento del giochino politico delle parti e delle sceneggiate mediatiche. LibertéÉgalitéFraternité, ben vengano cerchi e girotondi, pure il quadro svedese e i trenini padani. Ma in tutta questa trama, Taormina non può continuare ad essere contorno. Tra tanti slogan ne manca uno e lo aggiungiamo noi: “Meno Europee, più Taormina”. Altrimenti, continuando così dove si va? Eja eja, alalà….!!

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