HomeEuronewsLa storia di Navalny, l'oppositore del Cremlino morto in carcere

La storia di Navalny, l’oppositore del Cremlino morto in carcere

“Navalny ha cambiato la Russia e tutti noi”. Il messaggio dei giornalisti del media indipendente russo Meduza in apertura nel sito web è molto più di un articolo: il titolo “La battaglia tra il bene e l’indifferenza non è ancora finita” anticipa quella che viene definita una dichiarazione sulla morte di Alexey Navalny.

Secondo la tv di Stato Russia Today l’oppositore russo sarebbe morto venerdì 16 febbraio per “un coagulo sanguigno”, una trombosi, dopo una passeggiata nella colonia artica IK-3 nella regione russa di Yamalo-Nenets dove stava scontando una pena di oltre trent’anni. Secondo la stampa libera, la famiglia e i collaboratori, la morte di Navalny ha un solo responsabile: Vladimir Putin.

“La responsabilità della morte di Navalny è dell’uomo che si è autoproclamato presidente della Russia. Vladimir Putin ha ucciso Navalny”, si legge ancora su Meduza. Gli fa eco l’associazione russa che offre assistenza legale alle vittime di repressioni, Ovd-Info, che sul suo sito scrive: “La morte di Navalny è stata un omicidio – un omicidio pianificato, un omicidio eseguito in modo metodico, un omicidio di cui è colpevole lo Stato russo”.
Nato in una cittadina fuori Mosca nel 1976, Navalny studia legge, diventa avvocato e comincia a interessarsi alla politica nei primi anni 2000, quando si candida con il partito liberale e nazionalista Yabloko (mela in russo) per alcune cariche locali. La notorietà arriva solo nel 2006 con l’apertura del suo blog e la pubblicazione di articoli di denuncia. Alexey comincia a smascherare la corruzione e le ricchezze indebite dell’élite politica russa: tra le accuse rivolte a Vladimir Putin quella di essere a capo di un regime di “ladri e corrotti”.
Nel 2011 crea la Fondazione anticorruzione (nota come Fbk in russo): da allora conduce indagini e pubblica numerosi rapporti che denunciano e documentano la corruzione tra gli alti funzionari russi, importanti politici e uomini d’affari del Paese.

“Privet, eto Navalny”. “Ciao, questo è Navalny”. Con questa formula i sostenitori imparano a conoscere il giovane politico sul web: video dopo video le visualizzazioni aumentano con la notorietà dell’oppositore russo che non si accontenta di smascherare i business sporchi degli oligarchi. Navanly vuole fare rumore e arrivare al Cremlino. Il 2011 e il 2012 sono gli anni delle proteste organizzate dall’opposizione russa contro i risultati delle elezioni legislative e presidenziali, falsate a favore di Vladimir Putin secondo molti. Accanto a lui a sfilare per le strade di Mosca c’è Boris Nemtsov, ucciso nel 2015 sul ponte di fronte al Cremlino, in circostanze che non sono mai state davvero chiarite. Il resto è storia recente: le paperelle gialle non solo diventano il simbolo della corruzione del governo russo ma della generazione Navalny. Alla fine del 2017 il politico viene formalmente escluso dalle presidenziali a causa di una condanna in un caso di frode, considerata dall’opposizione come una decisione politica.

Il 20 agosto del 2020 Navalny è a bordo di un aereo partito dalla città di Tomsk, in Siberia, diretto a Mosca. Poco dopo il decollo il pilota atterra nella città più vicina, Omsk, a causa di un malore di un passeggero, Alexey Navalny. Il ricovero in terapia intensiva è immediato: all’ospedale russo di Omsk nessuno fa riferimento a segni di avvelenamento. La notizia viene però smentita dai medici dell’ospedale Charité di Berlino dove Navalny viene trasferito dopo il via libera da parte delle autorità russe. Nella capitale tedesca il motivo del malore è chiaro: avvelenamento con un agente nervino messo nella sua biancheria intima. Dopo la degenza in Germania, nel gennaio del 2021 Navalny decide di tornare in Russia: nel frattempo la giustizia emette nuovi mandati di arresto contro di lui. Tornare in patria significa solo consegnarsi alle autorità.

Navalny era detenuto da tre anni in Russia: stava scontando numerose pene che ammontavano complessivamente a oltre trent’anni di anni di carcere. A meno di un mese dall’inizio della guerra in Ucraina, si aggiungono altri nove anni per appropriazione indebita e oltraggio alla corte. Ad agosto del 2023 l’ultima condanna recita 19 anni di carcere: il verdetto arriva dalla colonia penale di Melechova, il carcere di massima sicurezza a 230 chilometri da Mosca dove Navalny era rinchiuso da giugno 2022 per scontare undici anni e mezzo di reclusione per i reati di frode e appropriazione indebita. A fine dicembre del 2023 Navalny viene trasferito nel carcere di massima sicurezza IK-3, a oltre 1.900 chilometri dalla capitale Mosca, oltre il Circolo polare artico. La prigione, un ex gulag del periodo sovietico, si trova nella regione di Yamalo-Nenets ed è nota per le brutali condizioni a cui sono sottoposti i detenuti.

Fonte: Euronews Italia

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