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La “resurrezione” di Giuseppi

Sembrava ormai sull’orlo di una crisi di nervi ma soprattutto era destinato a finire lentamente e inesorabilmente ai margini della politica che conta Giuseppe Conte. Due volte premier nella legislatura che si va concludendo, protagonista inatteso, catapultato dai Cinque Stelle in politica e poi diventato presenza fissa nelle serate degli italiani in pandemia con i suoi sermoni serali. E al tramonto del suo secondo governo, Conte è passato all’opposizione diventando il capo politico del M5S, che nel frattempo è crollato dal 32% del 2018 a meno della metà. Un movimento lacerato da continue spaccature, tensioni, addii (in qualche caso salutari come quello del camaleontico Di Maio) e le invasioni di campo di Beppe Grillo, e persino i ricorsi sullo statuto.

L’alleanza con il PD e la variegata galassia politica del centrosinistra, ad un certo punto, sommata alle guerre interne al movimento, stava rappresentando la premessa per la fine del M5S e per la Caporetto di Conte. E invece, lo strappo tra Conte e il PD è diventata improvvisamente la scintilla che sta riportando in alto nei sondaggi i grillini e sta rivitalizzando “Giuseppi” nelle classifiche di gradimento tra i leader politici nazionali.

E in Sicilia, nell’ultima roccaforte dell’alleanza tra PD e M5S, Conte ha dato lo schiaffo finale a Letta. Nell’isola l’ha sancita lui lo strappo finale, la rottura che anche in questo caso non basterà ai grillini per vincere le Regionali ma le farà perdere a qualcun altro e consentirà al movimento di prendere una percentuale di voti che potrebbe risultare sorprendente e che a suo modo sarà determinante.

Sia chiaro che lo scenario appare abbastanza prevedibile, con il centrodestra che andrà al governo a Roma e tutti gli altri all’opposizione. Ma il M5S da solo e non più al traino del PD sta recuperando voti e potrà avere un risultato più confortante rispetto al disastro che si avvia a conseguire proprio il partito di Enrico Letta.

Insieme avrebbero tallonato il centrodestra e reso più incerto l’esito della competizione, invece adesso Letta pagherà la sconfitta e perderà la segreteria del PD, mentre Conte, seppure sconfitto, vede un insperato orizzonte di resurrezione politica quando ormai era tagliato fuori da tutto e ai minimi storici lui ed il suo movimento.

“Giuseppi” ora ha la possibilità concreta di cadere in piedi e poter fare una legislatura in cui si sa che – per forma mentis degli italiani -, chi è all’opposizione ne trae in qualche modo beneficio, potrà dire liberamente di “No” a tutto quello che farà la Meloni e che proporrà il centrodestra. E magari avanzerà poi nei sondaggi e cresce nel consenso popolare. Letta impreca, Conte ringrazia.

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