Circa mille trattori hanno occupato il quartiere europeo di Bruxelles lunedì. Gli agricoltori che partecipano alla manifestazione chiedono la fine degli accordi di libero scambio e la regolamentazione del mercato La rabbia del settore agricolo europeo è più forte che mai. Tra pneumatici e bidoni bruciati, gas lacrimogeni e paglia lanciata in segno di protesta, lunedì quasi mille trattori e un numero ancora maggiore di agricoltori si sono riuniti nel quartiere europeo di Bruxelles. I produttori e gli allevatori belgi, francesi, italiani e olandesi presenti hanno chiesto la fine degli accordi internazionali di libero scambio e la regolamentazione del mercato europeo.
“Dobbiamo uscire da questa logica neoliberista, per cui i prezzi sono troppo bassi e non coprono i nostri costi di produzione” afferma Morgan Ody, coordinatrice generale di Via Campesina. “Chiediamo che questo venga sancito dal diritto europeo, che i prezzi pagati agli agricoltori non possano essere inferiori ai nostri costi di produzione”. La Spagna lo ha fatto. Perché non lo facciamo a livello europeo?”.
La protesta agricola continua nonostante gli annunci già fatti dalla Commissione europea. Poche settimane fa la Commissione ha proposto un’esenzione dall’obbligo di mettere a riposo le terre. Ha anche proposto di rivedere le regole per i prodotti provenienti da paesi extracomunitari, in particolare per i prodotti agricoli ucraini. I prodotti alimentari provenienti dall’Ucraina sono ancora esenti da dazi doganali. Ma gli Stati membri possono ora introdurre misure di salvaguardia. Ma le proposte dell’Ue non sono sufficienti per i manifestanti. “Sono gesti neoliberisti, è dare un po’ di soldi per andare avanti”, ha commentato Tijs Boelens, produttore belga e membro del Boerenforum. “Ma noi non vogliamo solo qualche briciola. Vogliamo il pane, e se non vogliamo il pane, vogliamo il forno. Quindi questa Europa deve smettere di cercare di placarci con misure anti-ambientali o antisociali. No, devono sostenerci nello sviluppo di un’agricoltura sostenibile”. Mentre continuano le proteste, è in corso una riunione dei 27 ministri dell’Agricoltura dell’Ue, che stanno cercando di ridurre gli oneri amministrativi ritenuti troppo numerosi e restrittivi dagli agricoltori.