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IL RISVEGLIO DEGLI ECTOPLASMI

“La Russia è pronta a riprendere il dialogo con l’Ucraina”: lo ha detto, secondo quanto rende noto il Cremlino citato da Interfax, il presidente russo Vladimir Putin nel corso della telefonata col presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Così al 94esimo giorno di guerra, i leader politici di Franci e Germania, che sin qui la guerra in Ucraina se la sono vista dal divano, hanno deciso di fare un passo (forse) concreto per mettere fine alle ostilità che sono costate la vita a migliaia di civili ucraini, a tanti soldati ucraini ed anche a quelli russi, nella folle invasione voluta dallo Zar di Mosca.

Macron e Scholz hanno risposto, chiedendo al capo del Cremlino “negoziati diretti e seri” con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Ora c’è da capire se Parigi e Berlino faranno sul serio o se siamo di fronte ai soliti annunci di palazzo, si tratta di fuffa mediatica e niente di più.

Di certo c’è che sin qui Macron e Scholz si sono limitati da febbraio ad oggi a qualche innocua telefonata del presidente francese all’indirizzo di Putin, e qualche dichiarazione altrettanto inutile del cancelliere tedesco. Poco, troppo poco, se si pensa che stiamo parlando di due dei Paesi leader dell’Europa che poteva e doveva bloccare molto prima la mattanza globale di questa guerra. Ci si attendeva altra caratura istituzionale e altro spessore da due personalità che ricoprono ruoli di primo piano nei rispettivi Paesi e nell’UE.

Meno peggio ha fatto sinora Mario Draghi, il primo ministro italiano, che ha avuto un ruolo importante, come ha rivelato un giornale inglese, nel blocco delle banche russe culminato nella loro esclusione dal sistema di pagamenti SWIFT e che a Washington ha chiesto a Joe Biden di allentare la pressione sul Cremlino e che ha anche telefonato a Putin chiedendo senza troppi giri di parole di mettere fine alla guerra. Poi che Putin per adesso non voglia ascoltare nessuno, è un’altra storia, ma bisogna provarci a fermarlo e bisognava insistere già da tre mesi a questa parte, anzichè aspettare gli esiti (fallimentari) dei negoziati portati avanti da inadeguati mediatori e mediocri burocrati.

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