HomeAperturaIL PAPA SFIDA PUTIN, E' LO SCHIAFFO PERFETTO AI PAVIDI LEADER UE

IL PAPA SFIDA PUTIN, E’ LO SCHIAFFO PERFETTO AI PAVIDI LEADER UE

Da 70 giorni ormai il mondo assiste impotente e sempre più preoccupato alla guerra in Ucraina, dove la Russia ha invaso uno Stato sovrano e raso al suolo interi territori di un Paese libero, arrogandosi il diritto di uccidere migliaia di civili, macchiandosi di stragi, stupri, torture, violenze, deportazioni e reati di ogni genere. In Italia il dibattito è degenerato nel solito livello scadente della “guerriglia mediatica” tra chi è per l’invio delle armi e chi è contrario, tra chi è dalla parte dell’Ucraina e chi difende addirittura Putin. Siamo costretti a vedere ed ascoltare di tutto di più, si parla di tutto ma non del vero e unico punto cruciale della vicenda: ma i leader dell’Europa sin qui cosa hanno fatto? Niente. Chiacchiere che contano zero. La diplomazia ha fallito e allora sarebbe stato (e sarebbe ancora adesso) opportuno fare l’unica mossa possibile per tentare di fermare questa guerra assurda: una missione congiunta – e va sottolineata l’espressione “congiunta” dei principali Capi di Stato a Mosca per costringere Putin a sedersi ad un tavolo e trattare il cessate il fuoco.

Quello che avrebbero potuto e dovuto fare già da diverse settimane i vari leader UE ha deciso di metterlo in atto Papa Francesco, con grande coraggio e con un gesto che, a questo punto, assume il senso di uno schiaffo perfetto ai pavidi politici dell’Europa.

Il Pontefice ha fatto sapere che è pronto ad andare a Mosca, e lo ha detto senza giri di parole. La chiamata di Papa Francesco a Vladimir Putin è una sfida gentile al Capo del Cremlino che sin qui è riuscito a fare tutto quello che ha voluto, e si è permesso di devastare l’Ucraina e seminare morte e dolore in quel Paese anche grazie all’inconsistenza di UE, Nato e Onu.

«Il primo giorno di guerra ho chiamato il presidente ucraino Zelensky al telefono — dice papa Francesco — Putin invece non l’ho chiamato. L’avevo sentito a dicembre per il mio compleanno ma questa volta no, non ho chiamato. Ho voluto fare un gesto chiaro che tutto il mondo vedesse e per questo sono andato dall’ambasciatore russo. Ho chiesto che mi spiegassero, gli ho detto “per favore fermatevi”. Poi ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che io ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa».

Vedremo nelle prossime ore gli effetti sviluppi della situazione e se il Papa riuscirà ad incidere lì dove altri hanno fallito sino a questo momento. Ci viene il rinfrancante sospetto che l’acqua cheta possa anche riuscire nell’impresa di placare la tempesta. Per adesso non c’è partita: Papa Francesco batte UE 3-0.

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