HomeAperturaIl mondo è in guerra e Biden è una sciagura

Il mondo è in guerra e Biden è una sciagura

Aumentano i focolai di guerra in tutto il pianeta e il mondo fa i conti con un quadro geopolitico sempre più destabilizzato nel quale la violenza dilaga e la diplomazia latita. E la politica che conta? Non pervenuta. L’esempio lampante è la presidenza Biden negli Stati Uniti. La prima potenza del globo (che a breve sarà superata dalla Cina) sotto la guida di Joe Biden sta mostrando una debolezza che raramente si era vista alla Casa Bianca. Gli americani un tempo avevano uno straordinario peso in tutte le dinamiche internazionali ma Biden sta riuscendo in una maldestra duplice impresa da brividi. Biden non soltanto sta mostrando al mondo la sua incapacità di far valere il ruolo strategico degli Usa e dell’Occidente ma si sta pure rivelando con la sua debolezza e confusione un detonatore di situazione esplosive che, anzichè volgere ad una prospettiva di pace, finiscono per approdare nello scontro militare. Se ci fosse stato quel matto di Donald Trump siamo certi che la Russia avrebbe scatenato l’inferno in Ucraina o forse la Casa Bianca sarebbe riuscita a fermarlo prima e lo avrebbe costretto a sedersi ad un tavolo? Il dubbio è più che legittimo. E nella contesa tra Israele e Hamas si va verso un analogo scenario con il terrorismo che va fermato senza se e senza ma e, tuttavia, necessita di essere contrastato con un ragionamento d’insieme e non con le politiche a “mosca cieca” che sta mettendo in campo l’attuale presidente americano.

Il Mid-Year Trends Report dell’UNHCR, l’Alto Commissariato ONU per i diritti dei rifugiati, ha delineato qualche giorno fa una situazione molto critica sul numero degli sfollamenti forzati avvenuti nei primi sei mesi del 2023. Il moltiplicarsi delle guerre è la principale causa di fuga delle persone dalle proprie case e dai propri villaggi. In alcune zone del mondo gli effetti della crisi ambientale sono paragonabili a quelli di un conflitto.

I paesi in difficoltà si moltiplicano e gli Stati Uniti che potrebbero e dovrebbero avere un ruolo determinante nello scacchiere internazionale, invece stanno diventando marginali. La guerra in Ucraina e quella in Sudan, poi i conflitti in corso nella Repubblica Democratica del Congo e in Myanmar, sono tra i teatri di guerra più gravi e quindi di sfollamento più intenso. Ancora non si possono considerare gli effetti della guerra da poco iniziata tra Israele e Palestina. La Somalia invece vive una prolungata crisi ambientale, con un alternarsi di fasi di siccità e inondazioni che hanno fatto esplodere una grave insicurezza alimentare. L’Afghanistan, da quando i talebani sono tornati al potere nell’agosto 2021, è sprofondato in una crisi umanitaria di proporzioni enormi, aggravata recentemente dai terremoti che hanno colpito la provincia di Herat.

Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati – come riportato da Repubblica -, ha sottolineato che l’attenzione del mondo ora è giustamente focalizzata sulla catastrofe umanitaria a Gaza. Ma a livello globale stanno esplodendo, o si stanno intensificando, troppi altri conflitti che distruggono vite innocenti, uccidono bambini e sradicano le persone dalle loro case e dalle loro abitudini. “La conclusione più amara è che finché la comunità internazionale non sarà in grado di risolvere le guerre in corso e prevenire l’esplosione di altre, sfollamenti, miseria e distruzione continueranno a diffondersi”. E una presidenza debole e inadeguata come quella attuale degli Usa non favorisce uno scenario di pace, semmai rischia di aggravare un quadro già tesissimo, ad alta propensione alla belligeranza. Figuriamoci se Biden dovesse essere riconfermato presidente degli Stati Uniti per altri quattro anni.

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