HomeEuronewsIl "codice di condotta" del ministro Piantedosi spaventa le Ong

Il “codice di condotta” del ministro Piantedosi spaventa le Ong

Le Organizzazioni non governative che operano salvataggi nel Mar Mediterraneo stanno duramente criticano il nuovo “codice di condotta” introdotto tramite decreto dal governo italiano e ora atteso dal processo di conversione in legge del Parlamento.

Una volta effettuato un salvataggio in mare, ogni imbarcazione è tenuta a richiedere immediatamente un porto di sbarco al Centro di coordinamento marittimo e raggiungerlo senza indugio, evitando di effettuare altre operazioni, i cosiddetti salvataggi multipli.

Secondo il governo italiano è necessario distinguere tra salvataggi “occasionali”, a cui peraltro sono tenute tutte le imbarcazioni di qualsiasi tipo in caso trovassero naufraghi nelle vicinanze, e le sistematiche operazioni di salvataggio condotte dalla Ong, che costituirebbero una sorta di incentivo alle partenze dalle coste africane.

A supporto della sua tesi, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi cita un rapporto confidenziale redatto dall’agenzia Frontex, la Guardia di frontiera e costiera europea, e relativo al periodo tra gennaio e maggio 2021.

Alle organizzazioni è richiesto anche di fornire informazioni dettagliate sull’operazione condotta e soprattutto “informare le persone a bordo della possibilità di richiedere la protezione internazionale e, in caso di interesse, raccogliere i dati rilevanti da mettere a disposizione delle autorità”.

In pratica, si chiede alle Ong di cominciare a bordo delle navi le procedure di richiesta di asilo, qualcosa di incomprensibile per Till Rummenhohl, capo delle oprazioni di Sos Humanity, una delle organizzazioni coinvolte.

“Durante la procedura di salvataggio, si vogliono chiedere informazioni sul proprio futuro a persone molto vulnerabili, molto confuse e traumatizzate. A bordo non c’è la possibilità di informarle legalmente in modo corretto. Non abbiamo nemmeno equipaggio a sufficienza per farlo. Prevedere questo processo a bordo, per noi, è solo qualcosa di veramente disumano”.

Sulla stessa linea Nicola Stalla, vice-direttore delle operazioni di Sos Mediterranée: “La raccolta di dati sembra configurarsi come l’avvio di una procedura di identificazione, mentre le persone sono ancora in mare. Cosa che è in contrasto con tutte le linee guida fornite dagli enti preposti, come l’Unhcr”.

Per le imbarcazioni che non rispetteranno queste regole sono previste multe da 10mila a 50mila euro e in caso di reiterazione della violazione si applica la confisca della nave, con le autorità che procedono immediatamente a sequestro cautelare.

“Per noi è una vergogna: ancora una volta, un codice di condotta unilaterale con delle richieste a noi, che obbediamo alle leggi internazionali e al diritto marittimo, mentre Paesi come l’Italia o Malta, e l’Unione Europea, ignorano questi diritti e queste leggi da anni”, attacca Till Rummenhol. “Una situazione un po’ strana: istituire un codice di condotta indirizzato solo alle Ong, mentre la politica viola le leggi”.

Anche il Consiglio d’Europa, un organo di tutela dei diritti umani non appartenente all’Ue, ha indirizzato una lettera di critiche al governo italiano, chiedendo modifiche sostanziali o il ritiro del provvedimento.

Fonte: Euronews

ARTICOLI CORRELATI

POTREBBE INTERESSARTI

SEGUICI SUI NOSTRI SOCIAL

35,880FansMi piace
14,200FollowerSegui
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.