Guerriglia nelle piazze, la pace non c’entra: i violenti non sanno neanche cos’è la Palestina

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La serata di Udine conferma che in Italia ci sono quelli che manifestano pacificamente per la Palestina e per la pace, e poi ci sono i violenti che non c’entrano nulla con i cortei pacifisti, non sanno nemmeno dove sta la Palestina o cos’è, non sono interessati a niente altro che non sia l’intento di scatenare una violenza folle e becera contro le Forze dell’Ordine. Un sentimento di disprezzo gratuito e pericoloso.

La parola d’ordine di questi finti manifestanti è quella di aggredire e picchiare le forze di polizia, devastare tutto e sfasciare quel che si può. E allora hanno ragione i sindacati di Polizia, come nei giorni scorsi ha dichiarato il segretario nazionale del COSAP, Sergio Scalzo, a TN24: “Bisogna cambiare le regole d’ingaggio”. Su questo – aggiungiamo noi – non c’è ombra di dubbio ma soprattutto non c’è più tempo da perdere e il governo dovrebbe darsi una mossa e prendere opportuni provvedimenti. Non è pensabile che i poliziotti vengano chiamati a fare un servizio d’ordine e che poi, invece, finiscano per rischiare la vita, per mano di vigliacchi che speculano sulle legittime forme di protesta (quelle pacifiche) e ne fanno un pretesto per creare il caos e scatenare un inferno nelle città italiane. Le piazze non possono essere il ring di esagitati senza arte né parte e neanche una gabbia da aprire per consentire ai violenti di farne uno “sfogatoio” di guerriglia totale. L’unica gabbia che va permessa e messa in conto in questo fenomeno è quella in cui bisogna chiudere poi questi violenti: il carcere.

Udine è soltanto l’ultima tappa di una lunga serie. Una città blindata per ore, costretta ad essere blindata con i cecchini posizionati allo stadio, all’hotel dove alloggiava la nazionale israeliana e le forze dell’ordine impegnati a controllare i tombini nel percorso della manifestazione in centro città. Immagini di guerra, fiamme e fumo in una piccola città non abituata ad una tale attenzione sul fronte sicurezza e mediatico. Ci sono tante persone che hanno sfilato senza arrecare alcun disturbo, con bandiere palestinesi e della pace, cartelloni e slogan. Ma poi si è ripetuto il solito copione. I violenti infiltrati nel corteo escono allo scoperto e distruggono quello che trovano attorno o lo lanciano addosso alla polizia, sfidano gli agenti, li provocano e aggrediscono. Gaza e la Palestina non c’entrano niente, anche perché soltanto soggetti dissociati mentali possono inneggiare alla pace scatenando loro stessi una guerra. E’ un controsenso impietoso che stride e stona con qualsiasi ideale avverso ai conflitti e alle armi.

L’obiettivo dichiarato degli organizzatori (i manifestanti pacifici) è andare oltre alla tregua e al far cessare il fuoco, supportando il popolo palestinese nel raggiungere la piena libertà. E su questo siamo d’accordo, come non vi è dubbio che si debba riconoscere lo Stato di Palestina, quindi due Stati, con Israele che deve ritirarsi e smetterla di considerare i palestinesi un popolo da tenere al “guinzaglio” o peggio da massacrare come barbaramente è stato fatto dopo la strage compiuta da Hamas il 7 ottobre. Quindi ciascuno deve avere una casa propria, e basta con un conflitto che dura da anni, decenni e secoli.

E allora in Italia il Ministero dell’Interno deve darsi una svegliata e prendere decisioni a salvaguardia dell’ordine pubblico e della vita degli agenti di Polizia. Non si possono più vedere quelle scene di ordinaria follia di imbecilli che forzano un posto di blocco e che costringono le forze di Polizia a difendersi e ad utilizzare gli idranti per disperdere le persone, con diversi arresti e feriti. Una guerriglia urbana che va fermata una volta per tutte.

E’ arrivato il momento di cambiare le “regole d’ingaggio” e mettere le forze di polizia nelle condizioni di fare il loro lavoro, non semplicemente i “badanti” costretti a una passiva opera difensiva di contenimento in balia dei violenti che attaccano e devastano tutto. Ben vengano le proteste e gli scioperi se rimangono nell’alveo della serena espressione di un dissenso o di un ideale, viva la pace nel mondo ma chi vuole fare guerriglia non è un pacifista: delinque, e come tale va trattato e possibilmente portato in carcere, a riflettere, non ai domiciliari o con l’obbligo di firma come se nulla fosse accaduto. Serve una stretta immediata, pene severe e certe. Altrimenti vedremo tante altre identiche repliche della notte di Udine e dopo la Palestina arriveranno altre diecimila ulteriori scuse per fare casino e per mettere a ferro e fuoco le piazze. E di questo passo, presto o tardi, ci scapperà il morto. E se qualcuno ha dubbi, bastano le immagini. Bastano e avanzano.

Immagini Local Team)