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Gaza, ancora morti in un attacco contro edificio residenziale

L’Esercito israeliano avrebbe ordinato la rapida e completa evacuazione dell’ospedale Al-Shifa di Gaza. Le Forze di difesa israeliane (Idf) negano però di aver richiesto l’evacuazione, sottolineando che è stato il direttore dell’ospedale a richiedere il transito umanitario per evacuare i civili e l’Esercito ha accolto la richiesta.

Al momento, nella struttura, sarebbero presenti migliaia di persone, tra personale medico, pazienti e – soprattutto – palestinesi che vi si sono rifugiati all’interno da giorni, sebbene il direttore, Mohammed Abu Salmiya, dice che sono rimasti solo lui e pochi altri e che il centro dell’ospedale è circondato da soldati israeliani. Annunciano inoltre che i membri della squadra di Hamas che hanno lanciato razzi nel centro di Israele sono stati uccisi da un attacco di droni israeliani. Sempre secondo l’Idf, nelle ultime ore sono state individuate e distrutte dozzine di obiettivi di Hamas a Gaza, compresi laboratori di munizioni e posti di comando. Intanto, è arrivato negli Emirati Arabi il primo gruppo di 1.000 bambini di Gaza da curare.

L’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) afferma di non poter più fornire cibo e rifornimenti a Gaza, poiché il quarto black out consecutivo delle comunicazioni rende impossibile contattare il personale a terra e coordinare le consegne, e le consegne stesse non sono possibili a causa di gravi carenze di carburante. Secondo il portavoce del segretario generale dell’Onu, Stéphane Dujarric, al valico di Rafah c’è un notevole arretrato di aiuti, che però non possono essere ritirati perché non ci sono camion a disposizione dell’Agenzia.

“Non abbiamo le informazioni più aggiornate sulla situazione complessiva a Gaza, proprio a causa dei problemi della rete di telecomunicazioni: quando ciò accade, siamo completamente disconnessi dal nostro personale nella Striscia di Gaza. La stragrande maggioranza del nostro staff non riesce più a comunicare con noi”, spiega dalla Giordania, Juliette Touma, direttrice delle comunicazioni dell’Unrwa.

La stessa mancanza di carburante è, di fatto, responsabile del black out: il carburante per i generatori, che alimentano le apparecchiature di comunicazione, è finito. Nella tarda serata di venerdì, secondo le autorità palestinesi di frontiera, è stato consegnato un carico di 17.000 litri di carburante per il fabbisogno della compagnia di telecomunicazioni PalTel. I funzionari israeliani hanno concordato di consentire l’ingresso a Gaza di due camion carichi di carburante al giorno per le necessità delle Nazioni Unite, ma la quantità è solo la metà di quanto le Nazioni Unite hanno dichiarato di aver bisogno per svolgere le attività di base.

Nel 43° giorno di guerra, un bombardamento aereo israeliano sul quartiere residenziale Hamad di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, ha provocato almeno 32 vittime, la maggior parte dei quali bambini, e 23 feriti. Khan Yunis è considerata una roccaforte di Hamas: è la città natale di Hahya Sinwar, 61 anni, considerato lo stratega degli attacchi del 7 ottobre – tuttora ricercato da Israele – e di Mohammed Deif, il capo delle Brigate Ezzedim Al-Qassam, il braccio armato di Hamas. Khan Yunis è stata teatro, il 3 novembre 1956, di un massacro (275 vittime) da parte dell’Esercito israeliano, che i palestinesi hanno sempre giurato di voler vendicare.

L’Esercito israeliano continua ad “espandere” le operazioni di terra contro Hamas e i suoi affiliati in diverse aree della Striscia, inclusa la ricerca e distruzione di impianti di produzione di armi e possibili siti di lancio di razzi, poiché – nonostante tutto – Hamas e Jihad islamica palestinese continuano a lanciare razzi verso Israele. A Gaza, secondo il ministero della Sanità locale, i morti sono arrivati a più di 12.000, tra cui 5.000 minori.

Fonte: Euronews Italia

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