Roberto Freddi, amico di Andrea Sempio, ma anche di Marco Poggi (fratello della vittima) è stato intervistato dal programma “Quarto Grado”, su Rete 4. L’uomo ha ribadito la sua vicinanza all’indagato – “Io starò sempre dalla sua parte fino a prova contraria” – e ha spiegato la sua recente affermazione a “Lo Stato delle Cose” in cui aveva dichiarato che lo scontrino “non è un alibi ma un indizio”.
Per Freddi lo scontrino mostrato agli inquirenti avrebbe rappresentato “l’indizio per cui Andrea Sempio il giorno del delitto fosse davvero a Vigevano”. “Se avessi potuto dire con certezza chi ha ucciso Chiara Poggi l’avrei detto anni fa, ma per l’amicizia che ho con i Poggi”.
Poi Freddi ha richiamato l’attenzione sull’assenza di un movente e dell’arma del delitto: “Perché nessuno si espone come sto facendo io, perché non li andate a cercare. E perché dall’altra parte nessuno lo fa? Chi può essere stato ad andare in procura a dire: ma guardate… in quella casa lì, ci entrava quel ragazzo… chi può essere stato? Chi si è sempre proclamato innocente, o no?”.
Freddi ha invece smentito l’ipotesi di un rapporto tra Sempio e Chiara Poggi e che possa essere questa la chiave dell’indagine sul delitto di Garlasco: “Chiara aveva 7 anni in più di noi, è una differenza significativa. Aveva una vita già avviata”.
Alla fine, l’uomo ha raccontato il momento cui gli è stato prelevato il Dna dagli inquirenti, ai quali ha rivolto l’augurio di buon lavoro, e ha concluso il suo intervento con una frase importante e significativa: “È una responsabilità enorme: pensare oggi, nel presente, di risolvere il passato, è una grossa responsabilità. Vanno rispettate queste persone. Qui c’è in ballo il significato stesso della giustizia, perché se viene fuori che c’è dentro uno innocente son c… amari”.


