HomeAttualità e CronacaEstorsione ad un rivenditore di Taormina: "Stia tranquillo, non ci sono problemi"

Estorsione ad un rivenditore di Taormina: “Stia tranquillo, non ci sono problemi”

TAORMINA – Emergono dettagli inquietanti nell’ambito dell’importante indagine che ha portato nei giorni scorsi in carcere 24 persone, alcune delle quali di Taormina e Giardini, nel contesto dell’Operazione Tuppetturu. Tra le carte dell’inchiesta è emersa, in particolare, l’estorsione che ha interessato un rivenditore di Taormina finito nel mirino di Cosa Nostra e che dal 2001 in poi sarebbe stato quindi costretto a pagare il pizzo.

Nessuno dei sei casi di estorsione documentati nell’indagine è stato denunciato dalle vittime, che si sarebbero limitate a confermare i fatti dopo essere state convocate dalle Forze dell’Ordine.

A quanto risulta, la rivendita di bevande e alimentari all’ingrosso di Taormina, stando a quanto riferito agli inquirenti da un collaboratore di giustizia, ha iniziato a pagare nel 2001, con 500 mila lire al mese per un totale annuo di 6 milioni. Con l’entrata in vigore poi dell’Euro la cifra sarebbe passata a 3 mila euro, riscossi ogni tre mesi in rate da 750 euro. Tutte le somme sarebbero finite nelle casse del clan di riferimento della zona.

Ed in particolare i titolari della rivendita avrebbero confermato a loro volta che a prendere i soldi sarebbe stato, nell’ultimo periodo, uno degli arrestati in questa Operazione Tuppetturu, individuato dalla Guardia di Finanza come membro del clan in questione.

Successivamente i titolari della rivendita, intercettati dagli inquirenti, si sarebbero preoccupati di informare i propri estorsori che alle Forze dell’Ordine avevano rivelato soltanto il minimo necessario. I due avrebbero cercato di rintracciare una figura di spicco del clan, senza neanche fare il suo nome tra di loro, anche per precisare che non c’era la sua persona tra le foto segnaletiche che gli erano state mostrate.

Più avanti uno dei titolari della rivendita avrebbe esternato ad conoscente tutta la sua preoccupazione per la vicenda ed il timore di ripercussioni ulteriori sulla sua persona. A quel punto, stando a quanto scritto dal Gip nell’ordinanza di custodia, un esponente di rilievo del clan avrebbe rassicurato l’imprenditore: “Non ci sono problemi, stia tranquillo, non ci sono problemi, va bene”.

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