HomeEditorialiElly sfiduciata ma i pretendenti mettono i brividi

Elly sfiduciata ma i pretendenti mettono i brividi

Il Partito Democratico perde anche le elezioni suppletive per il Senato e Elly Schlein fa un altro passo verso la sua defenestrazione. Il destino dell’attuale segretaria del dem sembra già scritto e al Nazareno iniziano a parlarne in modo sempre più insistente. La clessidra è partita e la sabbia inizia a scorrere, le Europee saranno l’ultima spiaggia di Schlein per invertire una rotta che sin qui è deludente e non ha dato alcuna svolta alle sorti del PD.

La confusione al momento regna sovrana e il problema, paradossalmente, non è se mollare Schlein o confermarla, perchè anche quelli che l’avevano sostenuta hanno capito che si va verso un altro capitolo. Il punto è un altro: chi dovrà essere il successore di Schlein? L’idea di puntare su una donna era stata un’intuizione giusta per provare creare un contrappeso politico importante alla Meloni e al centrodestra, ma le consultazioni elettorali, le dinamiche di questo anno e i sondaggi confermano che il compito è di quelli gravosi e Schlein non è riuscita ad imprimere il cambio di passo.

Già si parla della corsa alla successione di Schlein e i primi nomi circolano: c’è Paolo Gentiloni, l’ex premier che rientrerà dall’esperienza in Europa e che, al netto della sua indiscussa esperienza, non rappresenterebbe una novità ma una sorta di “usato sicuro”. Si farà avanti poi Dario Nardella, che non entusiasma il mondo PD e rischia di rappresentare un salto all’indietro di renziana memoria. E addirittura c’è chi vorrebbe puntare sul ritorno di Enrico Letta, che nel suo periodo alla guida del partito non ne ha azzeccata una o forse soltanto la partita delle consultazioni per il Quirinale. Verrebbe da dire che se queste sono le alternative all’attuale segretaria del Partito Democratico, tanto vale forse lasciare ancora Schlein alla segreteria e darle un pò di tempo e fiducia in più.

L’unica certezza è che ormai è naufragata la prospettiva del campo largo, sono rimasti i Cinque Stelle mentre è evaporato il Terzo Polo.

Della congrega a sinistra avrebbero dovuto far parte anche Matteo Renzi e Carlo Calenda, che però hanno deciso di dedicare il loro tempo a litigare e a disegnare uno scenario politico incomprensibile anche a loro, che probabilmente equivale al 5-5-5 di Oronzo Canà.

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