HomePoliticaDimissioni e veleni: l'Amministrazione di Giardini si è squagliata

Dimissioni e veleni: l’Amministrazione di Giardini si è squagliata

GIARDINI NAXOS – C’era una volta l’Amministrazione di Giardini Naxos che nel 2020 vinceva le elezioni Comunali e dava la speranza di imprimere un cambio di passo alla Città di Giardini. Invece a Giardini non è cambiato niente, la realtà si è rivelata un flop e ha inghiottito i buoni propositi. A Giardini c’è uno scenario fotocopia che ricalca in carta carbone esattamente quello che si è già visto da tanti anni a questa parte a Taormina: un refrain del cambia tutto per non cambiare poi nulla. E così 963 giorni dopo il voto del 2020, l’Amministrazione naxiota si è già squagliata, con 2 assessori che se ne sono andati, una consigliera comunale che si è dimessa pochi mesi dopo le elezioni, un altro consigliere che si è reso indipendente e altri due consiglieri che da tempo hanno intrapreso la strada politica del distinguo. Basta e avanza per decretare il flop non soltanto di una maggioranza ma – ancora una volta – della politica locale, che a Giardini si è dimostrata incapace di produrre una svolta per il territorio. Tante buone intenzioni, tutte persone degne del massimo rispetto, ma poi la politica, si sa, è sempre una brutta bestia e non è come “pettinare le bambole”. Per ribaltare il destino di una comunità serve gente in grado di andare oltre gli ostacoli, con una determinazione feroce di incidere come sin qui quasi nessuno è stato capace di fare negli ultimi decenni nella seconda stazione turistica siciliana. Giardini si conferma terra promessa di figure che vengono elette con tanti voti, arrivano al palazzo forti della consapevolezza di aver fatto più o meno bene nel loro lavoro, ma nella sfera politica, per la quasi totalità deludono, magari riescono a realizzare anche qualcosa di buono ma, nella sostanza, toppano l’appuntamento decisivo: l’esame di chi è chiamato a rilanciare una città. Per un motivo o per l’altro finisce sempre così e qualcosa vorrà pur dire

E allora eccolo l’ennesimo terremoto politico di una maggioranza sempre più in crisi a Giardini, dove a pochi giorni dalle dimissioni dell’assessore Antonio Spadaro, si è dimesso un altro assessore della Giunta del sindaco Giorgio Stracuzzi. Stavolta a fare un passo indietro il vicesindaco Giuseppe Cacciola ed è un addio che potrebbe già proiettare Palazzo dei Naxioti verso un “anticipo” di campagna elettorale per le prossime elezioni. La legislatura è iniziata alla fine del 2020 e mancano ancora due anni e mezzo al voto ma al giro di boa del quinquennio l’Amministrazione è andata in frantumi. Cacciola da tempo veniva indicato tra i “papabili” candidati a sindaco e come il possibile erede di Stracuzzi, visto che quest’ultimo aveva già fatto sapere sin dall’inizio che non intende riproporsi nella prossima tornata elettorale. La posizione di Cacciola si è indebolita da tempo ed il resto è storia di queste ore.

“La mia è una decisione molto sofferta e maturata in questi ultimi giorni dove a venir meno è stato l’entusiasmo e la serenità, oggi minata da un malessere politico ormai avvertito anche dal paese – ha spiegato Cacciola in una nota destinata a Stracuzzi -. Da qualche tempo ha manifestato la volontà di dare seguito alle pressioni fatte dai gruppi che costituiscono l’aggregazione politica e cioè di azzerare la giunta comunale, un atto che a suo dire consentirebbe la continuità del suo mandato. Non posso fare a meno di non nascondere l’amarezza perché non riconosco più il metodo e la filosofia che mi ha avvicinato a lei”.

Stracuzzi aveva espresso l’intenzione di procedere ad un rimpasto in Giunta dopo l’estate, nei giorni scorsi si è dimesso Spadaro ma prima ancora c’era stato lo scontro con Forza Italia e altre tensioni che avevano indebolito la coalizione di governo, priva di una maggioranza in Consiglio, sino allo smacco inoltre della bocciatura in Consiglio della delibera di adesione di Giardini al Siru, che tornerà ora in aula in extremis domani (il 27 giugno) a gran richiesta degli altri comuni dell’hinterland.

Il rimpasto incombe e Cacciola ha tolto “il disturbo” prima di questa mossa da parte del sindaco. “Il 15 giugno – ha spiegato Cacciola – il sindaco ha comunicato di essere vicino alla risoluzione della crisi politica che gli consentirà di superare i dissidi che attualmente esistono in Consiglio comunale. La nomina di un nuovo esecutivo fatto da tecnici consentirebbe il superamento delle divergenze. Non posso stare a guardare e sentirmi complice di qualcosa che non mi appartiene, non sono legato alla poltrona e quindi rassegno le mie dimissioni togliendo il sindaco dall’imbarazzo di dovermi revocare l’incarico politico che rivesto”.

Sono circolati in città anche alcuni rumors sull’eventualità di dimissioni da parte di Stracuzzi, che però pare intenzionato a continuare sino a fine mandato. Ovviamente adesso ripartirà la giostra di quelli che si ripresenteranno tra due anni scaricando tutte le colpe sull’attuale sindaco. Stracuzzi avrà deluso e su questo non ci piove ma è altrettanto vero che, nel complesso, la narrazione dei 963 giorni di governo a Giardini è quella di tutta una maggioranza che – in egual misura – attorno a lui ha avuto un impatto impalpabile. Stracuzzi paga dazio al non aver azzerato tutta la Giunta dopo pochi mesi quando si è capito che così non si andava da nessuna parte. Alla fine della fiera si salvano solo alcuni giovani che hanno cercato di darsi da fare, e ha avuto ragione chi ha espresso sin dai primi mesi i distinguo politici in Consiglio comunale.

Per il resto si è vista soltanto l’inutile guerra paesana di posizionamento in ottica futura. Una sterile competizione a chi ce l’ha più lungo, con la sottolineatura di piccole cose che non spostano le valutazioni e soprattutto non hanno cambiato le sorti del territorio. Comincia l’inesorabile countdown verso il voto e ci si arriverà con un’altra Amministrazione che è passata dai giorni felici della luna di miele a quelli di una fine ingloriosa. E Giardini vede ancora una volta sfumare la legittima speranza di tornare a quei fasti di un tempo che sono diventati un ricordo sempre più sbiadito.

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