Sembra già distante un’era geologica la mattinata dell’8 febbraio del 2025, quando Cateno De Luca a Palermo, dal palco del San Paolo Palace Hotel, si sfilava la cravatta e lasciava il ruolo di segretario nazionale di Sud chiama Nord. “Dopo 30 anni di attività di partito, prendo la decisione di non essere più di parte”, annunciava il sindaco di Taormina, consegnando ai suoi fedelissimi le chiavi del suo movimento-partito.
Ma De Luca, al netto dei simbolismi e dei formalismi, la sua “creatura” nei fatti non l’ha mai abbandonata. E all’incombere della stagione che lo porterà alle seconde nozze con il centrodestra ha già realizzato che è arrivato il momento di tornare sui propri passi e rimettersi alla guida di Sud chiama Nord. Non sarà necessario riavere un ruolo ufficiale, non ne ha bisogno. E non a caso De Luca ieri ci ha messo la faccia ed è andato in prima persona in Calabria per dichiarare il sostegno a Roberto Occhiuto, candidato del centrodestra alla presidenza della Regione.
L’agoritmo della politica non ammette visioni troppo fantasiose e De Luca ha capito (ma lo ha sempre saputo) che Sud chiama Nord non può fare strada demandando la guida del partito a Laura Castelli in giro per l’Italia e lo stesso vale in Sicilia con il coordinamento regionale affidato a Danilo Lo Giudice. Le imminenti tornate delle Regionali nelle Marche e in Calabria potrebbero certificare la fotografia del momento, con i risultati che non promettono chissà quali exploit e De Luca che già si prepara a tornare in campo per giocare la sua partita politica, lunga da qui ai prossimi due anni. E stavolta è la partita in cui l’Imperatore del Nisi si giocherà tante cose.
Sa che di pronostici ne ha ribaltati parecchi negli anni e sino al trionfo alle Comunali del 2023 a Taormina non ne aveva sbagliato quasi nessuna. Predica ottimismo e rilancia la sfida, perché la strategia comunicativa non può che essere quella ma sa pure che ora l’asticella delle difficoltà si sta per alzare. Monza e le Europee hanno gettato una tremenda secchiata d’acqua gelida, segnando un crollo polare nelle ambizioni di De Luca che sino ad allora aveva messo un’ipoteca sulla conquista della presidenza della Regione. Si sono ridimensionate anche le prospettive di espansione del suo movimento oltre lo Stretto. Ed il centrodestra in cui sta per rientrare De Luca ringrazierà perché ScN porterà in dote un allargamento della coalizione e garantirà a De Luca la sua uscita dall’isolamento politico ma poi non farà sconti al “figliol prodigo”. Saranno i numeri a stabilire equilibri e ruoli.
De Luca ha passato l’ultimo anno a percorrere la strada di un rimodellamento della sua immagine politica in una postura più istituzionale, nel sentiero della metamorfosi da Scateno a Cateno e cercando di spianarsi la strada per l’alba della nuova fase nel centrodestra, anche per cominciare a costruire le basi di un nuovo futuro assalto al sogno mai accantonato della presidenza della Regione: non nel 2027 ma nella tornata successiva. Ma i prossimi mesi, almeno nel perimetro degli appuntamenti elettorali nei territori, torneranno ad essere quelli di Scateno, a suon di tappe in giro per la Sicilia. Torneranno i toni arrembanti e poco spazio per i convenevoli ecumenici, anche perché in Sicilia la platea popolare del “voto di pancia” sta prendendo la direzione del consenso all’ex alleato di De Luca, Ismaele La Vardera.
De Luca ora vuole blindare la provincia di Messina, da lì passerà un pezzo fondamentale di destino alle prossime elezioni Regionali per l’Imperatore del Nisi. Per il Comune di Messina c’è ancora tempo e si vedrà se il leitmotiv poi sarà un Basile bis o magari il più scenografico De Luca contro tutti – atto secondo, nella new era del Ponte. Il sindaco di Taormina ora lancia l’assalto a valle, vuole la presa di Giardini Naxos, che di per sé potrebbe sembrare lo scenario di un’elezione di poca rilevanza e invece sarà già un banco di prova con il cartello “vietato fallire”. De Luca ha bisogno di un successo per riprendere il cammino, rilanciarsi, smacchiare i fantasmi di Monza e prendersi un altro pezzo di zona ionica per lanciare un segnale al centrodestra e prepararsi alla difesa della roccaforte Messina. Gli avversari aspettano al varco l’Imperatore del Nisi e proveranno ad organizzarsi per frenarne l’avanzata e complicarne la corsa alle Regionali, ma soprattutto per tenerlo fuori da Giardini e per rimettere poi in discussione la trama nel Ducato di Taormina. S’affaccia all’orizzonte il tempo dei verdetti e comincerà a salire la pressione, vedremo chi riuscirà a piazzare lo spariglio.