TAORMINA – Volano stracci, parole di fuoco irripetibili, tra Cateno De Luca e Renato Schifani. E’ ormai guerra totale e senza tregua tra il sindaco di Taormina ed il presidente della Regione. Il caso Taormina, anzi nel caso specifico tutto ciò che riguarda il Teatro Antico, scuote le fondamenta politiche dei palazzi palermitani e rimbalza sino a Roma. La contesa sembra destinata, inevitabilmente, ad approdare nelle aule di tribunale, evocate dallo stesso De Luca in una diretta social a dir poco rovente questa mattina.
De Luca ha scatenato la sua furia contro Schifani con un’ora e 10 minuti di diretta “infernale” che fissa il Teatro Antico come epicentro della guerra, che alza un muro tra le parti e rende inverosimile la prospettiva di una trattativa politica sull’asse Taormina-Palermo mentre c’è una divaricazione così netta e profonda delle posizioni.
A questo punto Schifani fa i conti con due date tremende che hanno consegnato al governo siciliani altrettanti problemi grossi e difficili da affrontare. Due date che sono diventate uno choc politico difficile da affrontare nell’agone politico palermitano.
Il primo fattore è stata l’elezione il 29 maggio scorso, di De Luca a Taormina, con il parlamentare che ha ribaltato la situazione e ha espugnato a furor di popolo la Perla dello Ionio. Una sconfitta lo avrebbe neutralizzato nell’ottica di una ricandidatura alle future Regionali, il successo è diventato invece un nuovo trampolino di lancio per minacciare l’egemonia del centrodestra. Il guastatore di Fiumedinisi è riuscito a diventare sindaco di Taormina nonostante tutti i tentativi di ricacciarlo indietro e di sbarrargli la strada, e adesso l’ingestibile De Luca con le chiavi in mano di Taormina è una mina vagante, un incubo quotidiano per il governo palermitano, un martello che attacca e cannoneggia Palazzo d’Orleans da un posto che fa una cassa di risonanza molto più grande di quella del Comune di Messina e di qualsiasi altro comune siciliano.
E come se non bastasse, il 12 giugno se n’è andato Silvio Berlusconi, che non era più quello di un tempo ma si chiamava pur sempre Berlusconi ed era un leader politico che teneva insieme Forza Italia e si faceva rispettare. Ed era colui che aveva benedetto la candidatura di Schifani a presidente della Regione Siciliana. Ora è saltato l’ombrello politico di Arcore e su Palermo piove a diritto. Anzi grandina con tuoni e fulmine che arrivano dalla riviera ionica. E, a questo punto, nessuno sa a Palermo che tempo farà da qui ai prossimi mesi.