TAORMINA – Dal G7 al PNRR Taormina riavvolge il nastro e torna (idealmente) indietro di cinque anni riposizionandosi sulla pericolosa linea di confine della grande aspettativa di una “pioggia di soldi” all’orizzonte per il territorio.
Ricordate quell’inverno del 2017? Erano i mesi che precedevano il G7 di maggio e si parlava di una valanga di soldi in arrivo a Taormina per opere che in quel caso non c’entravano neanche nulla con la preparazione del territorio all’evento dei potenti del pianeta. Si arrivò addirittura a preparare un lungo elenco di richieste perché è un parlamentare (un sottosegretario del governo del tempo) venne a Taormina a promettere “opere di compensazione”. Quindi Taormina, che aveva il privilegio di apprestarsi ad avere i riflettori del mondo con i 7 Capi di Stato più importanti, avrebbe avuto – stando a quella promessa – la possibilità di portare pure a casa milioni di euro per un evento storico che veniva quasi spacciato per un momento di “disturbo” alla città, per via dei lavori di preparazione al vertice e di qualche (comprensibile) disagio. Così la politica taorminese ci cascò in pieno e si premurò a predisporre una serie di richieste basate sul nulla e neanche dotate di progetti a supporto. Matteo Renzi venne poi a Taormina a presentare il G7 e in conferenza stampa ad un certo punto si alzò il giornalista Emanuele Cammaroto per chiedergli cosa ne pensasse delle “opere di compensazione per Taormina”: l’allora premier (come dargli torto) sconfessò il concetto stesso delle “opere di compensazione” ritenendolo un assurdo e lo disse pubblicamente, senza neppure sapere che l’autore di quella tragicomica dichiarazione era stato il sottosegretario del suo stesso governo, seduto in prima a fila ad arrossire d’imbarazzo per quella figuraccia.
Adesso monta in qualche modo quella stessa attesa per i fondi del PNRR che l’Europa all’Italia ha concesso davvero e non per scherzo (con una parte, in verità, già scippata, ovviamente, al Sud) e sui quali i Comuni italiani ripongono una forte aspettativa.
Dopo i primi tre progetti per i quali sono stati chiesti 2 milioni di euro (per impianti sportivi, ovvero piscina comunale, stadio e circolo del tennis) Taormina punta ad altri fondi e l’Amministrazione non ne fa mistero e ha preparato svariate ulteriori richieste di finanziamento.
“Sono in via di definizione – si legge in una recente nota del Comune – altre richieste per riqualificazione del Parco Trevelyan, miglioramento dell’efficienza energetica dei palazzi comunali, scuole e asili nido, dissesto idrogeologico (via Roma, via Arancio, Isolabella e Madonna della Rocca). Ulteriori bandi saranno pubblicati in seguito ed esaminati per una valutazione sulla possibilità di accedere a finanziamenti. Intanto, sempre sul versante dello sviluppo del territorio, assieme ai comuni di Castelmola e Giardini, abbiamo chiesto di riappropriarci della titolarità del collegamento tra il centro di Taormina e il casello autostradale Giardini e la realizzazione della circonvallazione dell’abitato di Trappitello. Quest’ultimo progetto rientra nel Master Plan predisposto dalla Città metropolitana di Messina. Il lavoro è enorme e andrà seguito fino al 2026 con attenzione e competenza. In particolare, finora abbiamo presentato richieste che riguardano tre impianti sportivi, le isole ecologiche, centro servizi per persone senza dimora o con situazione di estrema povertà”.
Poi sono stati richiesti vari altri finanziamenti tra i quali Un milione e 600 mila euro per un asilo nido da realizzare alla Chiusa, Un milione e 800 mila euro per una scuola a Mazzeo, e probabilmente altro ancora si richiederà.
Auguriamoci che tutti questi finanziamenti possano arrivare dal primo all’ultimo, milione per milione e centesimo per centesimo, perché sarà un bene per il territorio e sarà un fatto straordinariamente positivo. Ma, con tutte le differenze del caso, probabilmente è bene intanto volare bassi, evitare di suscitare eccessive aspettative e tenere un basso profilo. Specie di questi tempi è cosa saggia non montare troppa attesa per non dover tornare al “film” del 2017, quando si pensava che il G7 sarebbe stato la “panacea” di tutti i mali per Taormina. Allo stesso modo il PNRR, è una grande opportunità da cogliere ma in ogni caso, non va inteso come l’anticamera di un “miracolo”, potrà migliorare alcune cose ma non basterà a cambiare volto alla Città di Taormina, neanche nel dopo-guerra di una pandemia. Serve altro e di più, e prima ancora degli aspetti economici andrebbe individuata una visione di città per il futuro che ad oggi non c’è o praticamente nessuno ha compreso quale sarà.
Repetita iuvant: bisogna pensare, prima e non dopo, cosa si vuole fare di Taormina e programmare il domani non per singolo pezzo ma con una strategia complessiva di sviluppo del territorio.