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Corvaia: “A Taormina sanzioni del 30% sui tributi, la legge prevede il 5%”

TAORMINA – Nunzio Corvaia prepara la sua difesa ufficiale sulla questione sollevata nei suoi confronti in Consiglio comunale sulla possibile posizione di incompatibilità con la carica di consigliere per questioni concernenti il mancato pagamento di cartelle esattoriali e intanto passa al contrattacco con una prima dichiarazione sulla situazione degli accertamenti tributari a Taormina.

“Per i problemi che ho avuto in questi giorni – ha dichiarato Corvaia – voglio dire, intanto, che è quasi impossibile avere un contatto con gli uffici. Il segretario ha detto che gli è stato notificato tutto. Bene, a me è stato notificato il 21 marzo. Io prima del 21 marzo non ho mai ricevuto nessun accertamento. Quindi, intanto, si dovrebbero organizzare meglio gli uffici. Conto che, comunque, si sistemerà questo problema. Per quanto mi riguarda ci sarà tempo e modo di chiarire tutto e ho già depositato in aula le mie controdeduzioni sulla questione”.

Poi l’affondo di Corvaia: “Nel frattempo una cosa la voglio dire e portare all’attenzione degli amministratori. Gli accertamenti che fanno gli uffici a Taormina per le annualità 2021 e 2022 avvengono con il 30% di sanzione. La normativa nazionale, non la legge taorminese, perché non so qui chi ha dato certi indirizzi, prevede che si possa fare il ravvedimento operoso, con una sanzione del 5%. A Taormina siamo in una Repubblica a parte? Non credo. Qui si fanno gli accertamenti imponendo il 30% di sanzione. Ma chi l’ha stabilito e a che titolo? Questo significa vessare i cittadini. Lo vogliamo dire ancora più chiaramente in dialetto? In siciliano si dice “fregarici i soddi” (“fregargli i soldi”, ndr). La gente deve poter pagare, dobbiamo pagare, ma come consente la legge”.

“Ho assistito a una cosa davvero brutta e la voglio raccontare – aggiunge Corvaia -. Ho incontrato una signora che aveva una ricevuta con una sanzione già pagata di 200 euro e si lamentava del fatto che non doveva dare queste somme al Comune. Le ho detto, se effettivamente quelle somme non erano dovute, di fare ricorso. La stessa persona è andata da un avvocato e le hanno chiesto 500 euro per fare ricorso, quindi mi ha detto: “Mi conviene pagare le 200 euro”. E allora, va benissimo che si faccia la riscossione, ma che si facciano le cose come prevede la legge. Si dia la possibilità ai cittadini di fare il ravvedimento operoso”.

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