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Che fai, mi cacci?

Il nuovo governo non è neanche nato e i desiderata di Forza Italia minacciano di interrompere la luna di miele del centrodestra prima ancora della partenza per il viaggio. Alla veneranda età di 86 anni, da poco compiuti, l’anagrafe fa brutti scherzi alla memoria e Silvio Berlusconi ha dimenticato che alle elezioni del 25 settembre il 26% lo ha preso Fratelli d’Italia e non la sua Forza Italia, che invece è rimasta inchiodata all’8%. Poco male perché, d’altronde, FI è destinata a sparire quando non ci sarà più il Cavaliere, che però intanto – aizzato dalle cortigiane di Arcore – spinge per una lista surreale di ministeri da assegnare a Forza Italia. Con l’8% Forza Italia vorrebbe un posto nell’esecutivo per Antonio Tajani, Licia Ronzulli, Anna Maria Bernini, Maria Elisabetta Casellati, Alessandra Cattaneo, Giorgio Mulè, Alberto Barachini. Alla fine entreranno, a quanto pare, Barachini, Tajani, Bernini e Casellati, e quattro ministeri non sono pochi. Ma rimarrebbe fuori la plenipotenziaria Ronzulli e allora la Licia scatena il pandemonio.

Spunta un foglietto di Berlusconi con apprezzamenti alla Meloni e sembra tutto tranne che casuale che quello scritto sia finito in favore di telecamere, un teatrino voluto, cercato, studiato da chi come il Cavaliere conosce la comunicazione e probabilmente condiviso con qualcuno (anzi qualcuna) che aveva intenzione di lanciare un messaggio politico in quel modo dirompente, per forzare la mano nei confronti della leader di Fratelli d’Italia. Immediata e perentoria la risposta al sapor di “vaffa” di Meloni: “Mancava un punto. Non sono ricattibile”.

Sembra di rivedere, a distanza di 12 anni e a ruoli invertiti, ciò che accadde il 22 aprile 2010 quando andò in scena lo scontro in diretta tv tra i due leader del PDL, Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, con il Cavaliere che allora cannoneggiò l’allora presidente della Camera, che per tutta risposta si alzò dalla platea per andare ad urlargli: “Che fai, mi cacci?”.

Stavolta la partita si è ribaltata, i numeri sono nettamente sfavorevoli a Berlusconi e la golden share del governo ce l’ha Meloni. Berlusconi sembra ormai distante da quell’approccio istituzionale, di “padre nobile” del centrodestra che ha più volte rivendicato. Ha fondato il centrodestra e ora lo sta sfasciando, senza neanche l’appoggio di Matteo Salvini, che in queste ore si sta sfilando da questa posizione oltranzista e ha deciso di non forzare la mano con uno strappo così fragoroso prima ancora che prenda forma il nuovo governo. Probabilmente Berlusconi è carnefice ma allo stesso tempo vittima di questa situazione grottesca, mandato allo sbaraglio da chi lo affianca, lo (mal)consiglia e lo strumentalizza, alla sua corte. Il detonatore della crisi non è il “vecchio” Berlusconi ma chi lo circonda in modo asfissiante e non ha la faccia di far sapere che vuole ad ogni costo un ministero e pur di reclamarlo arriva persino a creare un pandemonio. Meloni ha risposto per le rime e adesso è Berlusconi che rischia di fare la fine di Fini. E se fosse Giorgia a cacciarlo?

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