HomeAttualità e CronacaCcpm Taormina: la chiusura ora è più di un'ipotesi

Ccpm Taormina: la chiusura ora è più di un’ipotesi

TAORMINA – Proseguono e si susseguono a ritmo ormai quotidiano le varie prese di posizione a difesa (tardiva) del Centro di Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina ma nei fatti la crociata di questo autunno sembra un requiem. L’arrivo del San Donato di Milano a Palermo rischia seriamente di chiudere le porte alla permanenza a Taormina del reparto che fu avviato (in via transitoria) nel 2010 e un’operazione – come quella sull’asse Palermo-Milano – da 8 milioni di euro – più i rimborsi forfettari) è il più chiaro segnale, in termini economici che difficilmente ci sarà spazio per due cardiochirurgie nella stessa isola.

C’è poi la questione degli standard previsti in materia di bacini di utenza, ovvero una unità di Cardiochirurgia pediatrica ogni 4-6 milioni di abitanti e, avendo la Sicilia una popolazione di circa 5 milioni di cittadini, ad oggi dovrebbe dunque presentare una sola unità operativa complessa, a meno che ovviamente la Regione Siciliana non decida di cambiare le carte in tavola e trovare un modo per garantire l’effettiva operatività del servizio di cardiochirurgia pediatrica, non solo a Palermo ma anche a Taormina, che doveva essere una sede ad interim in attesa della riapertura palermitana e che, invece, è diventata un centro di riferimento in Sicilia da 12 anni a questa parte. E’ chiaro che volere è potere e le cose si possono cambiare se lo si vuole e ma in questo caso è forte non vi è ancora certezza (forse il contrario) che la Regione Siciliana intenda tenere in vita due cardiochirurgie. L’impressione è che il governo regionale, dopo aver “resuscitato” la cardiochirurgia a Palermo non intenda far andare avanti quella di Taormina, che chiaramente rischierebbe di fare “ombra” all’incombente arrivo nell’isola della holding milanese del San Donato.

Il Bambino Gesù ha fatto sapere con estrema chiarezza la scorsa estate che intende rimanere a Taormina e che, se ciò non sarà possibile, lascerà la Sicilia, rendendo nota la propria disponibilità al trasferimento a Palermo e non partecipando quindi alla procedura che ha portato poi all’individuazione del San Donato per la Cardiochirurgia a Palermo. Così, il 4 novembre scorso la Regione Siciliana, a conclusione dell’iter di gara, ha annunciato il contratto per l’affidamento triennale, con eventuale rinnovo di 24 mesi, del servizio di assistenza medica, infermieristica e consulenza medica specialistica alla nuova Unità operativa complessa di Cardiochirurgia pediatrica dell’Arnas Civico-Di Cristina-Benfratelli. Con una gara a evidenza pubblica, l’Arnas ha aggiudicato il servizio al Policlinico San Donato di Milano, per un importo complessivo triennale di 8.085.000 milioni di euro più Iva, oltre a 320 mila euro di rimborso forfettario annuo.

La scelta del Bambino Gesù, da un lato è stata una chiara (ed apprezzabile) scelta di campo su Taormina, dall’altra ha sortito l’effetto di lasciare campo libero ad altri su Palermo, ed è un varco dove a quel punto si è incuneato il San Donato presieduto da Angelino Alfano.

La cosa più logica ed auspicabile sarebbe stata (e sarebbe ancora oggi) la previsione di due cardiochirurgie, una per la Sicilia Occidentale e l’altra per quella Orientale e la Calabria ma la politica non ha mai amato il filo ragionevole dell’ovvietà e queste vicenda percorrono spesso il binario del controsenso.

La realtà è che, al netto, di tanti discorsi romantici, il San Donato non arriva in Sicilia per giocare un ruolo di comprimario, sbarca semmai con l’ambizione e la volontà di diventare punto di riferimento nell’isola, andando ad occupare gradualmente quel terreno che ha visto sin qui protagonista il Bambino Gesù. Con tutti gli annessi e connessi strategici di questa progettualità.

A questo punto la mobilitazione in zona Cesarini riuscirà a ribaltare la situazione? Forse è anche possibile, perché in questa direzione un tentativo verrà fatto da più fronti e se poi l’interlocuzione avverrà sull’asse Roma-Palermo nulla si può escludere. Ma in questo momento lo scenario più probabile è quello della chiusura allo scadere della convenzione, il 31 luglio prossimo. E d’altronde qualcosa significa il fatto che la proroga ultima sia stata firmata – prima per 6 mesi e poi per un anno – dal dg dell’Asp, Bernardo Alagna, di sua iniziativa e assumendosi lui la responsabilità di far andare avanti il centro, senza che l’Assessorato alla Salute abbia dato risposta alla richiesta di parere. Di solito il silenzio è sinonimo di assenso, in quel caso è parso un silenzio assordante dal tono pilatesco, che si traduce in un sostanziale disimpegno su Taormina.

Se chiusura sarà, di certo gli unici a non avere colpe saranno i genitori, le famiglie dei bambini in cura al centro di Taormina, che questa situazione di precarietà sul filo del rasoio l’hanno vissuta, sapendo che poi, prima o dopo, la resa dei conti sarebbe arrivata e sollecitando per questo che bisognava prepararsi per tempo e muoversi in anticipo, non dopo che i buoi sono scappati dalla stalla. Tutto il resto ora è una sollevazione generale scandita da parole di circostanza che non fanno rima con il menefreghismo generale che c’è stato sin qui sul tema. E’ una crociata che, impostata così, non sposta la bilancia della vicenda e non basta a salvare il la Cardiochirurgia di Taormina e assomiglia anzi sempre di più ad una veglia funebre in cui tutti dicono le stesse cose. Peccato che l’arbitro stia per fischiare la fine della partita e siamo già nei minuti di recupero.

ARTICOLI CORRELATI

POTREBBE INTERESSARTI

SEGUICI SUI NOSTRI SOCIAL

35,880FansMi piace
14,200FollowerSegui
My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.