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Caso Munnia, ora è bufera su Bartorilla: De Luca lo attacca (ma lo sapeva?)

TAORMINA – Avevamo promesso ai lettori di TN24 un altro colpo di scena nella vicenda dello scontro ormai in atto tra la Polizia locale di Taormina e i vertici dell’Amministrazione e allora eccoci col nuovo capitolo del telenovela. Forza alla banda, musica maestro nel teatrino taorminese di una vicenda dove in verità comincia ad esserci ben poco da ridere. Questa puntata come la vogliamo chiamare? La potremmo idealmente definire “La min***ata fatale del sussurratore?” o se preferite “Chi ha incastrato Cateno?”. Fate voi. La storia si fa sempre più spigolosa, al di là delle posizioni del vicecomandante Alessandro Munnia, ormai prossimo all’addio alla città, e del comandante Daniele Lo Presti, sul quale si stringe il cerchio e sale il pressing per spingerlo a fare pure lui la valigia.

RECAP. Riepilogo per i più distratti e per chi si collega da Phuket. Tutto parte da una lettera di Munnia al sindaco Cateno De Luca nella quale l’ispettore capo lamentava il mancato pagamento di 400 ore di lavoro straordinario e comunicava il suo recesso unilaterale dalla convenzione, in scadenza a maggio, tra Comune di Taormina e Zafferana Etnea. De Luca ha risposto con una durissima diretta social in cui silura Munnia, annuncia a sua volta lo scioglimento immediato dalla convenzione e annuncia un’indagine sul caso. L’impressione è che Munnia abbia prestato le ore in più di servizio nel quadro abbastanza cristallizzato di un organico della Polizia locale che sin qui (da tempo immemore) è una riedizione permanente di “Io, Mammeta e Tu“, con pochi reduci rimasti in servizio, e adesso qualche ausiliare a supporto a fare multe in giro per la città. A breve arriveranno altri 4 agenti ma siamo distanti qualche anno luce dall’esercito dei 30 di cui si parlava qualche mese fa. I servizi, insomma, bisognava pur garantirli. Avete presente il gran casino che c’è d’estate a Taormina? Mettiamoci i turni da coprire e le ferie (altrui) e il dado è tratto.

CONTRA LEGEM“. Chiaramente poi si vedrà se quelle ore fossero legittime o no, il punto non ci appassiona e non ci riguarda. Lo stabilirà chi di competenza. Ad ogni modo il sindaco ha rimarcato che “le 400 ore di straordinario sono contro le previsioni di legge e del contratto collettivo di lavoro”. Attenzione a questo passaggio.

SOLIDARIETA’. Non è un caso che su TN24 abbiamo voluto esprimere la nostra solidarietà a tre attori della vicenda e il quarto arriva oggi a seguire: in primis ai due professionisti, vittime di una sfuriata ingenerosa in una polemica in cui forse il sindaco ha scatenato tuoni e fulmini. Pensiero del lunedì mattina: è una contesa che si poteva affrontare, chiarire e risolvere de visu, in termini più distesi. Ma poi c’è lui, il sindaco De Luca, il nostro amico Cateno. Perché siamo solidali pure con lui? Intanto perché lo conosciamo da un’epoca lontana in cui alcuni erano ancora con lo zaino in spalla a scuola, altri dondolavano sugli alberi e altri ancora faticavano tra prati verdi e recupero di discariche. Cateno carica e sgasa nelle dirette, è adrenalina e orgasmo per lui la telecamera, viaggia di gran carriera verso la scalata alla presidenza della Regione, si sta mettendo in tasca furboni e fricchettoni della politica siciliana e si va affacciando sulla ribalta nazionale. Ma qui a Taormina rischia di finire in un “cul-de-sac”, ha asfaltato tutti alle elezioni e ha dato l’estrema unzione ad una classe politica che si era già chiusa da sola nella bara. Il difficile viene adesso, lo abbiamo sempre rimarcato che Taormina magari è piccola, elettoralmente non sposta nulla per chi ha bel altri traguardi politici da raggiungere, ma è un avamposto simbolico di immagine che da sempre fa una straordinaria gran cassa di risonanza. Nel bene o nel male.

DILEMMA CATENIANO. Il sindaco è l’implacabile “carnefice” mediatico del caso Munnia e fustigatore di Lo Presti, o per assurdo anche lui vittima, a sua volta, della confusione totale di qualche suo collaboratore che in uno slancio maldestro (l’ennesimo) di devozione ha allargato il campo di tutta questa vicenda e ha esposto il sindaco ad uno scivolone. Questa cosa va compresa e speriamo che il sindaco la chiarisca alla città.

LA SFURIATA. “Munnia mi chiede il pagamento di ore di straordinario in più che non si poteva fare. E chi l’ha autorizzato a fare questo lavoro straordinario? Ora lo verificheremo. In quale contratto collettivo di lavoro sta scritto che al lavoratore devono essere rimborsate le spese per raggiungere il luogo di lavoro da casa propria”. “A che titolo ha fatto 400 ore di straordinario che sono contro le previsioni di legge e del contratto collettivo di lavoro. A che titolo mi chiede il pagamento delle spese per raggiungere il luogo di lavoro. Il Comandante farà rapporto, glielo chiederò io, voglio sapere cosa sapeva Lo Presti e se è stato lui a consentire lavoro straordinario in violazione dei contratti collettivi di lavoro e di legge, se è stato lui ad avallare la richiesta di somme contro legge. Non si possono pagare rimborsi spesa da casa propria al luogo di lavoro. Non è consentito pure se c’è una convenzione fatta, perché la convenzione è in violazione di legge”.

“Convenzione in violazione di legge”, quindi? Ma si può sapere chi min***a l’ha fatta questa convenzione di Munnia? Vediamola questa delibera, qualcuno già l’avrà immaginato ma tant’è e andiamo ai fatti.

LA CONVENZIONE. “La delibera di Giunta n.175 del 25 maggio 2023 – avente ad oggetto “Convenzione tra i Comuni di Taormina e Zafferana Etnea per l’utilizzazione congiunta dell’unità di personale sig. Alessandro Munnia – ispettore capo della Polizia locale”, alla voce “Propone che la Giunta deliberi” ha due firmatari: uno è l’allora sindaco Mario Bolognari e l’altro è il dott. Giuseppe Bartorilla. Ieri segretario generale e responsabile dell’area amministrativa con Bolognari, oggi segretario generale e responsabile dell’area amministrativa con De Luca, nonché direttore generale facente funzioni – riconfermato – di Asm.

BARTORILLA. Conosciamo bene pure Bartorilla, da molto prima del sindaco e di tutti gli amministratori taorminesi (e non), è un professionista preparato, un ragazzo perbene che avrà fatto certamente quella convenzione nel pieno e totale rispetto della legge. Merita pure lui rispetto e fossimo in lui oggi saremmo incazzati, anche perché gli va dato atto che in questa fase si sta caricando sulle spalle tante responsabilità per “amore della patria”, forse pure troppe. Il paradosso, a questo punto, è che Bartorilla, dopo essersi conquistato la conferma a Taormina, ribaltando tutte le previsioni (compresa la nostra) quando tutti lo davano in uscita con l’avvento di De Luca, ora viene tirato nella mischia sul caso Munnia. Ma da chi? Dal sindaco o da chi ha imbeccato De Luca e non gli ha riferito chi era l’estensore dell’atto?

GALLINAIO BIS. Il “sussurratore” ha colpito ancora? Per intendersi e fare capire ai lettori, non è che si tratta dello stesso “sussurratore” che, secondo i soliti malpensanti, avrebbe segnalato a dicembre al sindaco il “gallinaio” a Porta Catania, un cantiere cioè transennato, a margine di un pranzo di Consiglio comunale, poi detonatore di un “cazziatone” pubblico di fine anno al Comandante Lo Presti? E’ pensabile che il “sussurratore”, nella foga di notiziare il sindaco sui fatti del palazzo municipale, e nell’ansia da prestazione di guadagnare punti nel “borsino della fiducia di Cateno” non sapesse o non si sia accorto che la convenzione da contestare era stata fatta e firmata dal segretario in carica?

L’ORA DELLA RESPONSABILITA’. De Luca, insomma, lo sapeva nella sua diretta social che quella convenzione sulla quale parla di atto “contro legge” l’ha preparata e firmata il (suo) segretario generale (e dg di Asm) oppure qualcuno lo ha indotto a contestare l’atto senza che il sindaco fosse a conoscenza che ad averlo predisposto era stato Bartorilla? Delle due l’una, la terza via non c’è. Il sindaco ha confermato Bartorilla nella piena convinzione che il professionista redige atti nel pieno rispetto della legge e di questo noi ne siamo certi. Si fida di lui e lo ha evidenziato pure ieri che il rapporto fiduciario viene prima di tutto. Se lo scenario, pertanto, è il secondo, allora per la gravità dell’avere indotto un sindaco ad esprimersi in quei termini su una convenzione firmata dal suo stesso segretario, è auspicabile che De Luca prenda adeguati provvedimenti con chi lo ha male informato sul tema e lo ha esposto a quella figura. E’ una questione di fiducia, come dice Cateno. O no? Prima ancora della rescissione a Munnia, il sindaco faccia un’altra mossa di buon senso e dia un segnale alla città. E’ quello che chiedono a De Luca tanti taorminesi, per assurdo pure quelli che non lo hanno votato. “Daglie Cateno“, come direbbero i Francescani di Porta Metronia: noi lo sappiamo che per te sta storia del cerchio magico, in fondo, è una putt***ta mediatica, non esiste, e nessuno è intoccabile.

SILENZIO E DISAGIO. Assessori e consiglieri sono bravi ragazzi e non troveranno mai lo slancio di coraggio per porre la questione, nel timore di essere fanculizzati dal primo cittadino, eppure anche loro vivono un certo inconfessabile disagio. Non glielo contesterà mai nemmeno un’opposizione che a Taormina non esiste ed è come lo spirito di Flint che aleggia sui reduci della ciurma di Manteca. Il problema non è Lo Presti, non è Munnia e neanche Bartorilla: non ci prendiamo in giro. Non è difficile rendersi conto che attorno a De Luca c’è altro che non va. I taorminesi se ne sono accorti da un pò. Un certo Camilleri, d’altronde, diceva che “Ci sono uomini di qualità che, messi in certi posti, risultano inadatti proprio per le loro qualità agli occhi della gente“. Può succedere.

IL PROBLEMA. Il sindaco si guardi attorno. E’ arrivato il momento di correggere il tiro, in cui rendersi conto che il problema del Comune di Taormina oggi non è la Polizia locale. Il sindaco decida in piena autonomia tutto quello che riterrà più opportuno sui suoi dipendenti, sono scelte che competono a lui. Ma il caso Munnia-Lo Presti è solo vento di tramontana, è la punta dell’iceberg. C’è da capire chi soffia su quel vento e sta portando folate di tempesta sul palazzo. Il sindaco fa bene a rivendicare che non si farà mai condizionare da nessuno, poi però c’è il committente: ed è la gente che ha scelto De Luca per un cambiamento, lo ha votato con il 65% dei consensi e si aspetta una sterzata. Senza deleghe in bianco a chi non è stato votato e non è stato scelto dai taorminesi.

DISASTRO E DISCONTINUITA’. Taormina è stata messa in ginocchio negli ultimi 30 anni e ci abbiamo messo la faccia prima e più di chiunque nell’evidenziarlo pubblicamente. Il Comune è stato portato al fallimento da una classe politica sulla cui pochezza non ci può essere remissione di peccato, nessun revisionismo. E’ un disastro sul quale chi governa oggi, in linea teorica, potrebbe danzare per i prossimi 10 anni, elencando l’eredità ricevuta. Ma, ad un certo punto arriva il momento in cui bisogna andare oltre, risalire quella china dimostrando discontinuità. E’ il modo migliore per lasciarsi alle spalle quella lunga stagione di disastri. “A quattara spanni“, invece, e monta un clima di malumore e confusione nelle dinamiche del palazzo, un sentimento di diffusa perplessità e delusione che si fa largo in città. Bisogna chiederselo e comprendere, non voltarsi dall’altra parte e fare finta di niente.

CERCHIO MAGICO. È ora che il sindaco metta mano al suo “cerchio magico”. E’ un uomo intelligente e lo ha dimostrato, tradimenti e voltafaccia spesso anche piuttosto ingrati di gente da lui inventata qualcosa dovrebbero avergli insegnato. Tutti sbagliamo, siamo umani, e anche Cateno dovrebbe ripensare la gestione di Taormina. Serve una serena e lucida riflessione, rivedere le cose che non vanno e decidere se sia opportuno che qualcuno faccia subito un passo indietro: per il bene della città, dell’Amministrazione ma prima ancora di un sindaco stesso, che non può accettare – o peggio non accorgersi – di trovarsi al confine che passa dall’acclamazione plebiscitaria del maggio 2023 alla delusione popolare dell’inverno 2024. In soli 8-9 mesi.

TRA LA GENTE. E se Cateno non ha percepito il sentimento che c’è a Taormina, faccia una passeggiata tra la gente. Stavolta senza la corte di devoti e sanculotti vari al seguito che, forse presi dall’euforia di Natale e Carnevale, gli raccontano Fantasylandia. Realizzerà il clima, toccherà con mano l’atmosfera, specie nelle periferie. Non le macumbe dei suoi oppositori della prima ora e al di là delle “malanove” per le bollette: bensì il malcontento complessivo dei suoi elettori della speranzosa primavera di un tempo che fu.

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