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Campi Flegrei verso l’evacuazione, Musumeci ammette il piano

La lettera di un vulcanologo dell’Ingv che richiedeva l’evacuazione della zona dei Campi Flegrei comincia a fare riflettere il governo Meloni che, dopo le prime smentite e rassicurazioni, ora pensa ad un piano straordinario di messa in sicurezza dei cittadini con il rilascio delle abitazioni.

Al raduno interregionale della Protezione civile del Nord Italia, convocato nella sede di Regione Lombardia, c’è anche il Ministro Nello Musumeci e la notizia più importante riguarda la Campania. Nello specifico, la zona dei Campi Flegrei: “Stiamo pensando a un piano di evacuazione, tenuto conto del reticolo stradale di un’area di mezzo milione di abitanti fortemente antropizzata”, ha ammesso Musumeci.

L’attuale piano di evacuazione definito dalla Protezione Civile divide l’area dei Campi Flegrei in due zone a rischio. La zona rossa è quella più a rischio di essere interessata dalle colate piroclastiche, ossia flussi di materiale magmatico e gas ad altissime temperature. Ci abitano oggi circa 500 mila persone e comprende le località di Giuliano, Quarto, Marano (in parte), Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e le aree di Napoli Pianura, Bagnoli, Posillipo, Fuorigrotta, Chiaia, Soccavo, e in parte Vomero, Arenella, Chiaiano. La zona gialla, invece, è a rischio per la caduta di ceneri vulcaniche e qui ci abitano 800 mila persone distribuite in 24 quartieri di Napoli e in comuni limitrofi come Villaricca, Marano di Napoli, Calvizzano, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Casavatore.

Il fenomeno del bradisismo, le conseguenti scosse e gli sciami sismici che, nelle ultime settimane, hanno allarmato gli esperti, per Musumeci sono parte di “un’emergenza strutturale, perché il fenomeno del bradisismo dura ormai da troppo. Si lavora anche per capire di fronte a quale patrimonio edilizio ci troviamo, cioè il tasso di vulnerabilità del costruito e a una seria campagna di comunicazione e informazione, perché la popolazione deve avere la consapevolezza di vivere su un territorio a rischio. E, in caso di necessità, essere pronta ad adottare le necessarie iniziative. Gli interventi andavano fatti 30, 40 anni fa. Ma adesso è inutile piangere sul latte versato, dobbiamo metterci subito all’opera”. Un’azione che, conclude il ministro, prevede lo stanziamento di «decine e decine di milioni. Stiamo individuando le risorse necessarie e credo che in un paio di settimane un provvedimento di legge potrà essere varato».

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