HomeAperturaBollette: "Rapina" all'italiana: così ci stangano e ci fregano

Bollette: “Rapina” all’italiana: così ci stangano e ci fregano

Finisce l’estate, ed eccolo, inesorabile, il momento della tensione e della grande paura per gli italiani. Negli ultimi due anni c’era stata la pandemia ma quella è un’emergenza senza precedenti che, indubbiamente, ha messo sul serio in ginocchio non solo il nostro Paese ma il mondo intero. E adesso che la gente prova a respirare e risalire la china, è la volta di un altro virus, ancora peggiore, il caro-bollette che in teoria fa rima con il caro-energia ma in realtà sembra la solita “rapina” all’italiana, dove la guerra diventa fonte di ispirazione per giustificare tutto e l’aumento del gas – e la contestuale assenza di un tetto – è la “mazzata” che finisce per legittimare qualsiasi rincaro. Ricordate la benzina che improvvisamente è schizzata a prezzi stellari? La storia si ripete e le proporzioni sono ancora più sfacciate e ben peggiori.

Il gas naturale TTF, benchmark del prezzo del metano nel Vecchio Continente, ha toccato sin qui un tragico record in rapporto al prezzo al megawattora, scontando la decisione di Gazprom di chiudere a più riprese il gasdotto Nord Stream 1. Il gas naturale vanta una performance positiva a un anno di oltre il 500%, notevolmente superiore rispetto al petrolio Brent, che è salito del 40% nei 12 mesi.

“Nel pieno della tempesta dell’energia, con i prezzi del petrolio e soprattutto del gas alle stelle – come giustamente evidenziato già lo scorso agosto da Simone Borghi in un approfondimento di Wall Street Italia -, le società leader in Italia però non se la cavano male. Anzi, a guardare i conti del primo semestre 2022, si può dire che abbiano fatto il pieno di utili. Cifre che potrebbero riaprire il dibattito sull’opportunità, discussa più volte nel governo, di un provvedimento sugli extraprofitti. Un provvedimento che sulla carta è facilitato dal fatto che sono tutte società a controllo pubblico, ma reso complicato dal fatto di essere aziende quotate in Borsa”.

Nel frattempo, insomma, i colossi italiani dell’energia si stanno lettaralmente facendo i “bagni”, aumentando alla grandissima i loro profitti. Prendiamo i conti del gruppo Enel. L’ex monopolista ha dichiarato per il primo semestre 2022 ricavi in aumento a 67.258 milioni di euro (+85,3% rispetto al pari periodo dello scorso anno). Il quasi raddoppio del fatturato, si legge nella nota, “è riconducibile a tutti i settori di business, principalmente per le maggiori quantità di energia elettrica e gas vendute a prezzi medi crescenti e per le maggiori quantità di energia elettrica prodotte”.

“Produttore, ma anche venditore di energia, maggior importatore di gas in Italia, anche per il gruppo Eni il primo semestre 2022 è stato un periodo più che positivo. L’ad Claudio Descalzi, insieme ai conti in cui l’utile netto rettificato è salito di oltre sei volte, a 7,08 miliardi di euro, rispetto al primo semestre 2021 (1,2 miliardi). I risultati, si legge nella nota, “sono stati favoriti da un contesto di rafforzamento delle commodity energetiche: il Brent è cresciuto da 65 dollari al barile nel primo semestre 2021 a 108 dollari al barile del semestre 2022 (+66%); i prezzi del gas in Europa sono quintuplicati””.

“Anche Edison, la più antica società europea nel settore dell’energia e attiva in Italia, ha chiuso il primo semestre 2022 con una marcata crescita dei ricavi di vendita in conseguenza della crescita dei prezzi dell’energia aggravato dalla guerra russo-ucraina e per l’incertezza sulla continuità di forniture di gas dalla Russia. I maggiori volumi di vendita di gas, pari a circa 2 miliardi di metri cubi, unitamente all’incremento dei prezzi (quotazione media di energia elettrica e gas più che quadruplicata nel semestre) hanno spinto i ricavi del Gruppo Edison a 13.222 milioni di euro (4.120 milioni di euro nello stesso periodo del 2021), di cui 10.331 milioni di euro dalla filiera attività gas (2.388 milioni di euro nel 2021) e 4.485 milioni di euro dalla filiera energia elettrica (2.006 milioni di euro nel 2021)”.

“Tra le utility che producono e vendono energia, la lombarda A2A (controllata dai comuni di Milano e Brescia) ha reso noto al mercato i conti al 30 giugno. La società ha dichiarato ricavi per 9,79 miliardi di euro, in aumento del 141,5% rispetto ai 4,05 miliardi ottenuti nello stesso arco di tempo dello scorso anno. Il management ha segnalato che l’aumento è principalmente dovuto all’incremento dei prezzi delle materie prime energetiche”.

“Infine sono stati approvati dai rispettivi cda i conti per il 2021 di Terna e Snam. Entrambe controllate da Cdp, gestiscono le due principali infrastrutture energetiche del paese. Terna, titolare della rete di trasmissione elettrica nazionale, ha avuto 398,1 milioni di utile (+4,1%) e ricavi per 1,33 miliardi (+5,9%). Mentre Snam, che distribuisce il gas lungo tutta la penisola, ha chiuso il semestre con un utile netto adjusted in crescita a 646 milioni (+1,7%) e ricavi pari a 1,6 miliardi (+9,7%)”.

Insomma il gas è un problema vero ma nel momento in cui si chiede agli italiani di riflettere sulle loro abitudini e gli si infligge un massacro senza precedenti con le bollette, non è possibile che le big company dell’energia facciano ricavi così clamorosi, guadagnando proprio sulle disgrazie delle famiglie e delle imprese.

Come evidenzia il Corriere della Sera, gli aumenti maggiori, negli ultimi mesi, si sono registrati sui beni energetici, ma anche sui beni alimentari lavorati e sui beni durevoli. Le famiglie sono così dovute correre ai ripari. Le contromisure riguardano le abitudini quotidiane di tantissime famiglie: non solo per gli acquisti che cambiano completamente rispetto al passato, ma anche per i consumi, che in tanti cercano di modificare.

La campagna elettorale sta finendo. Il nuovo governo faccia un provvedimento urgente e metta fine a questa sconcertante mattanza sulle bollette. Una “rapina” inaccettabile, che offende la dignità collettiva, mortifica e terrorizza milioni di persone, mettendo a rischio il futuro di famiglie e imprese massacrate dall’ennesima speculazione all’italiana.

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