HomeEditorialiA Taormina De Luca scende, l'opposizione gode e Amitrano avanza

A Taormina De Luca scende, l’opposizione gode e Amitrano avanza

Le Europee 2024 a Taormina vanno in archivio e la competizione per Bruxelles lascia in eredità tre temi in particolare: 1) il crollo di consensi di Cateno De Luca che ad un anno dalla sua trionfale elezione a sindaco è stato il più votato anche in questa tornata ma con un dato stavolta distante un paio di anni luce da quello del 2023; 2) l’opposizione che gode della debacle deluchiana e rifiata ma rimane divisa e senza una leadership alternativa; 3) l’astensionismo che galoppa, domina la scena e si prende il trono di primo partito a Taormina.

De Luca a Taormina ha ottenuto 1.115 voti validi sulla sua candidatura alle Europee, la sua compagine Libertà ha avuto 1267 voti di lista e 2503 preferenze complessive. Il 28 e 29 maggio 2023, alle Comunali, De Luca aveva ottenuto il 63,49% di consensi e 4019 voti, risultato plebiscitario con il quale i taorminesi gli hanno consegnato le chiavi della città. Dodici mesi dopo, la storia si ribalta e il mood ora è un altro. In una città che aveva il proprio sindaco candidato in corsa alle Europee, qualcosa vorrà pur dire se sono andati ai seggi soltanto il 38% degli aventi diritto al voto. La mobilitazione che ci si attende in questi casi da una comunità per dare una mano al primo cittadino non si è verificata. Così si è passati da un sindaco eletto a furor di popolo con 4 mila voti ad un sindaco (lo stesso) che ha ottenuto poco più di mille preferenze. Lo sforzo di Sud chiama Nord c’è stato, la partita De Luca l’ha giocata sino in fondo facendo campagna elettorale in lungo e in largo anche a dispetto dei problemi di salute. Ora sarà interessante capire e vedere se De Luca deciderà di dare corso all’avvertimento che aveva lanciato ai suoi alleati in caso di risultati deludenti: “Salterà qualche testa”. Sarà un repulisti o tutto si limiterà a qualche strigliata? Vale per Messina città (dove l’aspettativa era di 60 mila voti e ne sono arrivati 20 mila) e dovrebbe valere anche su Taormina, come nei ragionamenti complessivi sul risultato avuto da Libertà in Sicilia. I “colonnelli” dicono di aver sudato la maglia ma i risultati raccontano altro: stavolta basterà ripetere il mantra degli altri che sono sempre “brutti e cattivi” e dire che è colpa delle macumbe mediatiche e dei divanisti-astensionisti se il popolo deluchiano è passato in 20 mesi dall’impetuosa avanzata isolana del 25% all’indietro tutta del 7,6%?

Ora De Luca si concederà un periodo di riposo ed evidentemente dovrà essere anche il tempo delle riflessioni: al tramonto di giugno, giocoforza, tornerà a guidare il palazzo municipale, sapendo che da qui ai prossimi 3 anni non si prevedono altre campagne elettorali in Italia e a Taormina lui e la sua Amministrazione dovranno dare una sterzata. Per il primo cittadino non sarà semplice rimettersi in carreggiata nel suo rapporto già logorato con i taorminesi. Eppure dalle vicende di Taormina passeranno anche le sue speranze di tornare competitivo per le future Regionali in un quadro che si è complicato, sapendo che – come detto – l’exploit del 25% delle Regionali è diventato il 7,6% delle Europee e M5S e PD hanno superato Sud chiama Nord piazzandosi al 14,3% e 16%.

Le Europee altro non sono state che la cartina di tornasole di un anno in cui il sindaco a Taormina ha lasciato le chiavi e il volante ad altri. Le urne delle Europee hanno soltanto certificato l’umore della gente. Un sentimento di delusione che si respirava già da mesi e che era maturato nelle piazze, nelle strade e sui social network ma di cui non si sono accorti soltanto i “fedelissimi” di De Luca. Hanno raccontato al leader che tutto andava bene, con una visione da magico mondo che (mal)celava un’interpretazione piuttosto distopica della realtà. I fatti poi, come sempre accade, sono più ostinati delle chiacchiere.

Perde terreno De Luca, arriva di riflesso una frenata per l’Amministrazione taorminese e ovviamente si ringalluzziscono le forze di opposizione locale, che esultano e da domenica notte brindano e fanno i trenini, rivedono a ripetizione i risultati elettorali di Libertà e se li tengono stretti come fosse un feticcio orgasmico. Lo scontro con l’eterno nemico di Fiumedinisi è ripartito, fiato alle trombe e sono già iniziate pure le riunioni per organizzarsi e provare a disarcionare anzitempo la maggioranza in carica. I risultati incoraggiano le opposizioni anche perché nessuno sa quanta voglia avrà De Luca di fare il sindaco per altri 3 anni ma rimane un enorme problema di fondo che stride col godimento anti-cateniano post-Europee: se domani mattina si dovesse votare per le Comunali, si conterebbero 10-12 auto-candidati a sindaco (aridaglie, i soliti?) desiderosi di sfidare De Luca o chi per lui, tutti pretendenti al trono per fatto personale e tuttavia nessuno in grado di mettere gli altri d’accordo sul proprio nome.

A Taormina, insomma, “Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c’è certezza”. Al netto della futura “benedizione” cateniana che presto o tardi prenderà forma, ad oggi in maggioranza non c’è all’orizzonte un candidato forte per il dopo-De Luca. In verità, Cateno avrebbe già una forte e inconfessabile tentazione sul “papabile” e comunque la spinta travolgente di (S)Cateno del 2023 è stata un capitolo a parte. Allo stesso modo, sul fronte avverso, non c’è traccia di un candidato competitivo, un leader che sia capace di aggregare gli altri per un fronte unitario alternativo all’attuale governo della città. Cercasi figure carismatiche, al supermercato non ne vendono.

E allora ecco che, intanto, a Taormina avanza di gran carriera il partito dell’astensionismo. Sabato e domenica ha votato il 38% degli aventi diritto, il 62% è rimasto a casa. Alle Comunali 2023 l’affluenza era stata pari al 65,72%: 6452 cittadini che si erano recati alle urne contro i soli 3510 delle Europee. Si dirà: “Le Europee non interessano”, “Faceva troppo caldo”, “Anche la volta scorsa (nel 2019) c’era stato il 38% di votanti”, “Tanto alle Comunali poi è sempre una cosa diversa”. E c’è anche chi riconduce la questione ad altri fattori come la stangata dell’aumento delle tasse (che adesso, vedrete, scenderanno dopo la chiusura del dissesto). Tutto più o meno vero, ma guai a sottovalutare quel 62% e soprattutto il 27% che negli ultimi 12 mesi si è accodato al partito degli astensionisti. Il popolo del “Non voto” è animato da un pensiero abbastanza semplice da spiegare, che si può declinare senza raffinati francesismi: la gente si è rotta i maroni, non crede più nella politica e ha realizzato che, in fondo, la fortuna che salva Taormina è da sempre il pilota automatico regalato alla città dagli Dei. Per il resto cambiano gli attori protagonisti ma è una collezione interminabile di attori, mestieranti e comparse che puntualmente deludono. Gli astensionisti hanno visto come sono andate le cose da queste parti negli ultimi 20 anni e hanno visto pure il film dell’ultimo anno. Mentre i vari Garipoli, Longo e Turiano si rivoltano nella tomba, sotto il cielo di Taormina cambia tutto per non cambiare nulla. Muta l’ordine dei fattori ma il prodotto sinora rimane identico. I “Non Voto” si sono incamminati verso la via del distacco e del disinteresse, quasi una scelta atarassica, verso la trame paesane della cosa pubblica. Non è una cosa buona ma è un segnale che vale per tutti e di cui bisogna tenere conto. E’ un’onda lunga che monta e avanza. Ed è più o meno il paradigma tauromenita dell’assolo liberatorio di Pasquale Amitrano: “Sapete che vi dico? Adesso andate tutti a…..”.

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