A che punto siamo sui tagli all’ospedale di Taormina. I sindaci dormono ancora o si danno una mossa?

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Nel dibattito sulla sanità rimane in primo piano la questione della Cardiochirurgia Pediatrica di Taormina e quanto pare il vaso di Pandora s’è rotto ed è venuta fuori la sorpresa che non è una sorpresa, e cioè che all’interno del piano sanitario deliberato il 24 settembre scorso dalla Giunta regionale c’era un report pasticciato – mettiamola così – e Taormina veniva “sodomizzata” a Palermo riducendola a Centro Spoke pur avendo, in realtà, il Ccpm numeri migliori del Civico, individuato come Centro Hub, ovvero struttura di riferimento in ambito siciliano.

Bene, ora si dovrebbe andare alla correzione di quel report e sarà interessante vedere se la Regione s’arrenderà ad un riconoscimento del Ccpm come primo centro nell’isola sulla Cardiochirurgia Pediatrica o se tirerà fuori qualche altra “magata” dal cilindro, anche tenendo conto dell’ulteriore declassamento che al momento prevede la “caramella” della sede fisica a Taormina e il “carbone” dell’accorpamento funzionale al “Papardo” di Messina.

Ma come detto già in precedenza, a Taormina non esiste solo il caso mediatico del Ccpm. In teoria e in pratica ci sarebbe pure la questione (nevralgica) di un intero ospedale, il San Vincenzo, che a suon di tagli ai posti letto rischia lo smantellamento. Quindi, se viene salvata la Cardiochirurgia Pediatrica ma poi attorno rimane il deserto dei tartari, anche un bambino di 2 anni capirebbe che lo spumante e i pasticcini poi bisogna metterseli in quel posto. Il momento determinante per entrare in gamba tesa sul piano sanitario e per pretenderne una rimodulazione complessiva è adesso. Paradossalmente la bufera sul Ccpm potrebbe rappresentare il “Cavallo di Troia” per mettere pressione sul resto della storia.

E allora a che punto siamo con i 20 posti letto sforbiciati sul San Vincenzo nel nuovo piano ospedaliero regionale? I 24 sindaci del Distretto Socio-Sanitario 32, da Taormina a tutto il resto del comprensorio, hanno realizzato che devono darsi una mossa o ancora dormono? Hanno intenzione di svegliarsi e farsi sentire nelle stanze di Palermo per andare a riprendersi quei 20 posti letto o sull’argomento attendono i “saldi” di fine contrattazione politica? Ricordiamoci che tra quei 20 posti letto a rischio c’è il Dipartimento Oncologico e non occorre fare un disegnino per sottolineare quanto sia importante la tutela dei servizi per i pazienti oncologici.

La Sicilia si conferma l’unico posto dove un piano sanitario diventa una fiction. Budget, circolari, interlocuzioni travagliate con Roma, conteggi, deroghe sì e poi no, sedute di commissione regionale, incontri e contro-confronti, e chi più ne ha più ne metta. Sceneggiate a non finire. Ogni attore recita il suo ruolo, dai protagonisti della prima linea alle comparse dell’ultima fila. Ci sono quelli che la sparano grossa, come nel 2016 quando venne inviato al Ministero un report “da camicia” in cui si voleva far capire che a Taormina un reparto non aveva uno straccio di paziente, 3 persone dimesse in un anno anziché in realtà 560. All’opposto, dall’altra parte del globo, ci sono quelli che riempiono la scena come i turisti per caso, come gli amministratori locali che portano in Consiglio comunale mozioni più o meno utili alla stregua dei rotoloni “regina”, rilasciano un paio di dichiarazioni alla patria (paesana), fanno il cartello “L’ospedale non si tocca” con un bel selfie, e hanno salvato l’ospedale. Poi ci sono pure quelli che brindano pubblicamente al miracolo e lo annunciano, urbi ed orbi, alla folla per poi prendersi 8 giorni una secchiata d’acqua polare in testa. E lì… mannaggia, per adesso non si può parlare, poi parleremo, sfogatevi e tarantelle ad oltranza.

La morale della favola è ogni volta che si parla di tagli alla sanità siciliana si abbatte la “maledizione divina” su Taormina e spariscono 100 posti letto in un paio d’anni, e adesso altri 20 e altri ancora se ne andranno la prossima volta. La cosa più semplice e scolastica sarebbe quella di far ballare i tavoli a Palermo e farsi valere come fanno poco più in là nella Tirrenica, dove non sono depositari di scienza infusa ma di certo sono più scaltri, meno plateali e si fanno valere. Ma qui ci sono equilibri, il coraggio non è per tutti e in certi casi è un interruttore. Oggi è guerra, domani volemose bene, i distretti sanitari vengono gestiti come il condominio della Zia Pina e ognuno pensa al proprio cortile. Intanto i reparti si smontano come i Lego e chi ci rimette è la povera gente che soffre, deve curarsi e viene dirottata in altri ospedali come fosse un pacco postale. E’ terra d’amuri, anzi no. E’ terra dei Gattopardi. Avanti sindaci, anche nella mediocrità politica può sempre esserci un lampo di gloria. L’occasione per dare un senso alla fascia è adesso. Altrimenti esistono i prati verdi e le campagne.